Psicologia e Sociologia

L’effetto gregge… seguire sempre la massa

L’istinto innato che ci porta a seguire la massa e a conformare le nostre opinioni a quelle prevalenti in società

Immaginatevi soli, all'interno dell'aeroporto internazionale di una qualsiasi grande città del mondo, appena varcata la porta che separa l'area deputata al ritiro dei bagagli dalla zona degli arrivi; ad attendervi non c'è nessuno, voi siete provati dal viaggio e disorientati dalle indicazioni scritte in una lingua che - anche qualora conosciuta - non è la vostra, dalla folla e dalle luci: dove andate? Quale criterio adottate per decidere in quale direzione dirigervi?

Molto probabilmente, vi lascerete guidare dall'istinto e seguirete la strada intrapresa dal gruppo più nutrito di persone. Sarete, cioè, vittime inconsapevoli dell'“effetto gregge”, l'istinto innato che ci porta a seguire la massa e a conformare le nostre opinioni a quelle prevalenti in società.

La sua esistenza è stata recentemente confermata da uno studio italo-tedesco, condotto dall'Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone, atto a valutare l'esattezza delle previsioni realizzate con i modelli matematici per il controllo delle folle che sfruttano proprio la tendenza degli uomini a uniformarsi.

A due gruppi di 40 persone è stato domandato di uscire da un'aula e di recarsi in una destinazione sconosciuta a tutti ad eccezione di una persona all'interno di un gruppo e di cinque persone all'interno dell'altro: dopo alcuni momenti di titubanza iniziale, durante i quali alcuni individui si sono diretti verso i Dipartimenti loro più familiari, l'intera compagine si è accodata agli “infiltrati”, ovvero alle persone che avevano l'aria di sapere esattamente dove si dovesse andare, raggiungendo rapidamente la destinazione finale.

Attraverso tale esperimento è stato possibile dimostrare che nelle situazioni di dubbio e d' incertezza gli esseri umani (e non solo quelli animali) tendono a comportarsi come un gregge (da cui la denominazione effetto gregge dell'istinto gregario), ovvero come un grande gruppo di “agenti” che seguono regole elementari e le cui condotte individuali sono influenzate da quelle degli agenti più vicini. In altre parole, quando non si è certi di cosa sia meglio fare, si è spinti ad agire nella stessa maniera in cui ha agito chi ci è più prossimo.

L'effetto gregge è tanto più probabile quanto più è forte la convinzione individuale di ciascun singolo che il proprio comportamento, seppur omologato, sia il frutto di una libera scelta individuale. “L'unione fa la forza”, insomma, ma a patto che si sia convinti che quella di aggregarsi sia una scelta autodeterminata in assoluta libertà.

Agire come pecore presenta dei vantaggi? Assolutamente sì.

Per quanto riguarda l'aspetto sociale l'istinto gregario, quando correttamente “sfruttato”, consente una migliore gestione delle masse in situazioni di emergenza e di forte afflusso (è sufficiente inserire all'interno dei grandi gruppi dei leader nascosti che sappiano esattamente come comportarsi per far sì che tutti li seguano); per quanto concerne, invece, l'aspetto psicologico individuale, a fare come fan tutti non si sbaglia mai poiché, nel caso in cui le cose dovessero andar bene, si penserà di essere stati intelligenti a uniformarsi (autonomamente, s'intende) e nel caso in cui le cose andassero male, ci si consolerà pensando che non si è stati i soli ad aver sbagliato.

L'idea che la tendenza a uniformarsi alla massa sia segno di passività, mancanza di personalità e soggezione è, dunque, perlomeno in parte, errata: le persone seguono i capibranco non tanto perchè non siano in grado di ragionare con la loro testa e di prendere della decisioni che vadano contro corrente, ma perchè ne ricavano dei vantaggi individuali (fosse anche solo l'infantile sensazione di non essere responsabili delle scelte poste in essere).

Pecore sì, insomma, ma con criterio.

Dalila Giglio