Cinema

L’Uomo Ragno mai così “amazing”: al cinema

“Il Potere di Electro”, il secondo capitolo di Spider-Man

Diciamo la verità: il supereroe dall’aracno-potere non è mai stato così… amazing, nemmeno nel primo capitolo del reboot diretto da Marc Webb. A molti sembrava una forzatura quella di soppiantare la trilogia di Sam Raimi con Tobey Maguire. Beh, si sbagliavano. Se il primo “The Amazing Spider-Man” fungeva da transizione, questo secondo capitolo ha decisamente cambiato rotta.

L’amichevole Uomo Ragno di quartiere fischietta con nonchalance la canzoncina di Bublè mentre schernisce Rhino, un criminale russo che ha appena assaltato un camion carico di componenti radioattivi. Una delle prime sequenze de “Il Potere di Electro” vede coinvolte le trafficate strade di New York, tra pattuglie della polizia disintegrate, autobus fatti a pezzi e sparatorie da criminal movie.

Non lasciatevi ingannare però. Il film del regista Marc Webb non è un cinecomic fracassone e superficiale. Piuttosto è un “romanticomic” movie con digressioni sul passato dei genitori del protagonista, avvolto in un mistero che viene via via risolto. Al centro di tutto (oltre a Times Square) c’è una love story da novelli Romeo & Giulietta che vede protagonisti Peter Parker (Andrew Garfield) e Gwen Stacy (Emma Stone). Promesse da marinaio, incomprensioni e un amore vero (è proprio il caso di dirlo visti i protagonisti) ostacolato dai nemici di Spidey.

Già, perché come nel più classico degli spot per ammorbidente, i villains sono 3 al prezzo di 1 (come i fustini del bianco profumato). Detto di Rhino, impersonato da un roccioso Paul Giamatti, c’è da dire che il primo capitolo, pur incassando uno sproposito, era stato accolto tiepidamente proprio per la scelta dell’avversario di Spidey, lo scienziato Rhys Ifans che si trasformava in lucertolone (neanche fossimo al Jurassic Park) . E allora che ti combinano ai piani alti dei Marvel Studios? Semplice, arruolano Django. Si, perché il villain Electro, un super cattivo che fa scintille, blu come un puffo (o un Avatar se preferite), ma in grado di mutare colore a seconda dell’umore, ha le fattezze del premio Oscar Jamie Foxx.

La speranza è che Spider Man prenda gli steroidi, altrimenti saranno guai, visto che, come se non bastasse, ci si mette pure l’ex amico d’infanzia Harry Osborn (Dane DeHaan), che diviene il Green Goblin.

2 ore e 20 forse eccessive ma visivamente ed emotivamente efficaci, in grado di dosare sapientemente melò e action in un vortice di effetti speciali e 3d in cui non si rischia, però, mai l’indigestione.

 Emanuele Zambon