Storia

Cosa è stata la rivoluzione francese?

Il 1789 rimane un momento ricco di significati e, pur contestualizzandolo alle dinamiche politico-sociali di quel periodo storico, la rivoluzione porterà sempre con sé valori quali libertà, uguaglianza e giustizia sociale

1789. Probabilmente una delle date più importanti e conosciute degli ultimi due secoli. La base su cui è nata la moderna concezione politico-istituzionale e in nome della quale hanno agito, inspirandosi, movimenti e popoli europei e non. Cadeva, con la rivoluzione francese, la concezione di monarchia per diritto divino e si proclamava la nazione come unica fonte di sovranità. L’evento che ha reso importante e senza precedenti la rivoluzione è stato senza dubbio la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino; essa prendeva spunto dagli studi e delle teorie lockiane e roussoiane e alla più vicina e moderna costituzione elaborata dagli Stati Uniti una quindicina di anni prima, ma ciò che la rendeva unica era il carattere di solennità e universalità dei diritti, naturali e sacri, applicati agli uomini di tutti i paesi e di tutte le epoche.

Ma che tipo di rivoluzione è stata? Davvero in quel famoso 9 luglio, proclamazione dell’assemblea nazionale costituente, il mondo ha cambiato volto? Vovelle parlava di evento istantaneo e di lunga durata. La rivoluzione è durata dieci anni da quel 1789 e non si può analizzare il fenomeno nel suo punto culminante se non lo si analizza nel lungo periodo e nelle sue cause. Lungo questi due secoli, storici e intellettuali si sono confrontati analizzando le fonti e ricercando i motivi di questo avvenimento; chi seguendo la direttrice classica-marxista e chi, riesaminando le tesi di quest’ultimi, elaborando una teoria revisionista-neo liberale.

Andiamo con ordine.

Grazie ai primi la rivoluzione è passata alla storia come rivoluzione borghese, rottura con il passato, radicale trasformazione. L’anciem régime ha subito un crollo verticale delle istituzioni politico-economiche, la monarchia ha perso il potere a favore della classe borghese emergente, determinando la fine del feudalesimo e della rendita fondiaria e permettendo la nascita del capitalismo moderno. L’aristocrazia, chiusa nei propri privilegi, era stata sconfitta dalla “lotta di classe” guidata dai borghesi e poi sostenuta e radicalizzata dalle masse sanculotte e contadine.

Sull’altro versante, gli storici anglosassoni ribaltavano questa analisi affermando non l’esistenza di una società divisa in classi, bensì di una società di ordini. La voglia e la tenacia nel combattere il sistema dell’antico regime era un sentimento comune in ogni ordine. Il sistema di privilegi e cariche, ad appannaggio esclusivo dei primi due ordini, andava riformato, ed i maggiori promotori erano gli stessi nobili e membri del clero. Cobban, il maggior esponente di questa tesi, affermava come la rivoluzione fosse stata politica e giuridica, non economica. Il punto focale era stato il cambio della classe dirigente al potere, razionalizzando le strutture e riformando il sistema sotto la spinta delle certezze innovative dell’Illuminismo.

La diatriba storiografica si è spostata successivamente intorno ai due momenti più importanti di quel decennio: il 1789, il grande evento, la caduta del sistema centralizzato monarchico a favore della decentralizzazione amministrativa assicurata dalla sovranità popolare, e il 1793, in cui le masse diventano protagoniste e fanno da anticamera al Terrore robespierriano.

Influenzato dal periodo della guerra fredda il dibattito si è cristallizzato su posizioni rigide. La visione marxista elevava il 1793 a data conclusiva del processo, sostenendo come l’entrata in scena delle masse popolari abbia permesso di giungere all’uguaglianza sociale, facendo trionfare il modello roussoiano di libertà collettiva. I revisionisti affermavano, invece, come quell’evento fosse stato un momento di degenerazione, che aveva fatto slittare la rivoluzione allontanandola dalle prime vere conquiste dell’89; quell’anno si poteva celebrare la vittoria della libertà sull’uguaglianza che storicizzava la visione politica di Montesquieu , garantendo la libertà dell’individuo e limitando il potere statale.

La questione intorno all’analisi della società francese divide ancora gli storici; nonostante ciò il 1789 rimane un momento ricco di significati e, pur contestualizzandolo alle dinamiche politico-sociali di quel periodo storico, la rivoluzione porterà sempre con sé valori quali libertà, uguaglianza e giustizia sociale.

Fabrizio Roscini