CULTURA Letteratura

Norwegian Wood – Tokio Blues

Murakami non racconta fiabe e anche questa non lo è, i suoi personaggi sono costretti ad imparare che la dipendenza emotiva non è l’amore in sé

TITOLO ORIGINALE: NORUWEI NO MORI
AUTORE : HARUKI MURAKAMI
ANNO: 1987
CASA EDITRICE: EINAUDI
TRADUZIONE: GIORGIO AMITRANO

“I once had a girl / or should I say, she once had me” così iniziano i versi di Norwegian Wood, canzone dei Beatles che ispira il titolo del romanzo. Parole che potrebbero riassumere in breve la trama del romanzo di Murakami.

E’ con questa musica che Toru Watanabe, ormai trentasettenne, a bordo di un 747 diretto ad Amburgo, si lascia trasportare nei ricordi, fino agli anni ’60. Tempi in cui, giovane studente universitario, si trasferisce nella grande Tokyo dove rincontra la bella, ma mentalmente disturbata Naoko.

Lei è la ex ragazza del suo migliore amico Kizuki, morto suicida ai tempi del liceo, quando i tre erano inseparabili amici. Naoko lo attrae in maniera irresistibile e il protagonista a poco a poco scopre di esserne innamorato da sempre, e di averlo sempre negato a se stesso per l’affetto nei confronti di Kizuki. La ama e la idealizza, fino a renderla quasi una figura divina nel suo immaginario di ragazzo.

Negli stessi giorni conosce Midori, sua compagna di corso, figura vitale ed eccentrica in netto contrasto con quella di Naoko; anche lei ha sofferto, la sua esistenza è tutt’altro che semplice, ma è piena di vita e di voglia di vivere. Il giovane Watanabe si ritrova così, stretto tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte, tra l’amore vero e quello ideale, ad interrogarsi su chi scegliere tra le due ragazze. Domanda che rimane in sospeso fino alla fine del racconto ed alla quale non c’è risposta. Lo stesso autore, in una nota, si augura che il lettore finito il libro, smetta di porsi il problema. Tutto è e deve rimanere in sospeso.

Se questa fosse una storia d’amore, Toru avrebbe al suo fianco un’altra donna, il suo cuore ricorderebbe solo con affetto gli amori del suo passato, ma così non è. Watanabe , nell’essere ostinatamente legato alla sua morale personale, cresce e diventa adulto senza soluzioni né assoluzioni, ma rimane solo con i suoi ricordi (e forse le sue colpe), e una canzone che non potrà mai dimenticare.

Murakami non racconta fiabe e anche questa non lo è, i suoi personaggi sono costretti ad imparare che la dipendenza emotiva non è l’amore in sé, ma un groviglio di sentimenti tra i quali forse è mischiato anche l’amore; scacco matto alla pop culture che cerca di inculcare il concetto nelle menti dei giovani lettori creando in loro false illusioni.

Considerato da sempre un libro da relegare alla sezione young adult, in realtà Norwegian Wood rende a pieno il proprio messaggio soltanto a quei lettori con qualche storia alle spalle e con un po’ di saggezza in più. Solo loro riescono a coglierne le vere ed essenziali sfumature che lo rendono delicato e allo stesso tempo brutale.

Francesca Romana Piccioni