È stata Virginia Woolf in Un a stanza tutta per sé al Teatro Campania Festival; è stata Fedra al teatro Olimpico di Vicenza e adesso Marianella Bargilli sta incantando il pubblico con una tournée che la vede come protagonista femminile di Uno, nessuno e centomila in cui interpreta sia Dida, moglie del protagonista sia la folle Annarosa.
- Tanti personaggi, tutti importanti e diversi tra loro, cosa hai dato loro e cosa hanno dato a te?
Ogni volta che si affronta un personaggio in teatro si porta qualcosa dietro come crescita sia attoriale che umana, si affrontano autori importanti come Woolf, Racine, Pirandello che esplorano la mente umana, Pirandello in maniera particolare, che portano risvolti emotivi e umani, di snodi di vita che ti fanno riflettere. I personaggi ti caricano di emozioni, che ti trascini dietro per un po' di tempo che poi metabolizzi e diventano cose tue quindi incredibile questo meraviglioso mondo di interpretare per essere qualcun altro che poi in qualche modo diventi tu.
Credo di aver dato la mia disciplina, la mia voglia di scoprire e soprattutto una cosa che faccio sempre quando mi avvicino ad un nuovo lavoro è di ripartire da zero come se scrivessi di nuovo su una pagina bianca con un'esperienza alle spalle certo, ma la sensazione di costruire con grande umiltà il percorso che il personaggio richiede senza la presunzione di saperlo fare, spesso purtroppo accade che un attore già navigato, che ha avuto altre esperienze e che ha fatto tanto teatro possa mettere della presunzione, un errore nel quale non bisogna cadere. Il personaggio va incontrato per la prima volta.
- Dopo tanti anni sui palchi di tutta Italia, tanti spettacoli, cosa provi prima di entrare in scena?
Tutti i debutti hanno la caratteristica delle prime volte, non c'è niente da fare si debutta e si dice "possibile che ancora sto così" – sorride- è inevitabile si debutta con la paura come se fosse la prima volta che si va in scena. Provo una sensazione bellissima tutte le volte che vado in scena e più vado avanti e più mi accade. Mi piace perché sono più consapevole della bellezza, soprattutto adesso dopo una pandemia di quanto siamo fortunati a fare questo mestiere e quanta responsabilità abbiamo nell'essere lì in quel momento per regalare veramente, per trasmettere, emozioni ad altri esseri umani. Questa sensazione mi si è accentuata dopo la pandemia forse perché siamo stati troppo tempo davanti a uno schermo, davanti ai telefonini, ma tornare a recitare su un palco, incontrare un pubblico è stata una vera e propria poesia.
- Chi sono i compagni di viaggio di questa nuova esperienza?
Il protagonista maschile è Pippo Pattavina, che non ha bisogno di presentazioni, attore decano del teatro siciliano, uomo di grande esperienza e professionalità.
Gli altri sono tutti attori della scuola siciliana. Gli attori del sud sono "pieni di terra infuocata" che trasmettono in scena, uno è Rosario Minardi con il quale ho fatto Una stanza tutta per sé quest'estate, gli altri due Gianpaolo Romania e Mario Opinato. Tutti uomini, sono l'unica donna e questo mi diverte perché io so stare con gli uomini, mi divertono, entra in azione "lo scugnizzo" che è in me.
- Finalmente una lunga tournée con molte date in Sicilia dove avrai a che fare con un pubblico abituato ad andare a teatro…
Pubblico esigente sì quello siciliano, che sa di teatro, abituato a vederlo, la Sicilia è piena di teatri meravigliosi sia al chiuso che all'aperto tra quelli all'italiana e quelli di pietra, un posto magico. Non vedo l'ora di tornare a Roma al mio amato Quirino, che abbiamo in gestione dal 2009 per cui sono felicissima di tornare come padrona di casa, ma anche come attrice nella nostra capitale un teatro storico che compie 150 anni per cui felicissima, ma anche di tornare a Brescia, mentre non ho mai recitato a Ferrara quindi sono molto felice di farlo, a Vicenza che all'Olimpico ha ospitato Fedra ritorno volentieri questa volta al Sociale, è una bella tournée tanti teatri e tanta voglia di lavorare.