Urban

Lo sviluppo urbano può ridurre le disuguaglianze sociali?

Il progresso urbano ed economico non è coerente e punteggi alti, nell’indice di sviluppo umano, non bastano a garantire l’equità della distribuzione delle risorse a tutti i cittadini.

Studiare come un centro urbano produca ricchezza e riduca la soglia della povertà è una sfida prioritaria per i ricercatori: per questo Christa Brelsford dell’Università di Santa Fe, assieme al suo team, ha pubblicato su PNAS un articolo sui meccanismi che generano un miglioramento nelle condizioni di vite e di crescita economica nelle città.

È stata trovata dagli studiosi una correlazione fra urbanizzazione elevata e sviluppo umano: i fattori analizzati comprendono le condizioni di salute, dell’educazione e l’accesso a servizi di base (elettricità , acqua ecc).

Oltre a considerare l’impatto ambientale, c’è da osservare come lo sviluppo socioeconomico crei un divario tra poveri e ricchi, con un grande gap su diversi livelli riguardo a dei servizi base. Una rapida urbanizzazione ha creato un’estrema povertà umana: lo sviluppo socioeconomico infatti non riesce a rimanere al passo con la crescita urbanistica, creando un profondo divario tra le persone estremamente povere che non hanno alcun servizio di base e quelle che sono le persone appartenenti a classi più agiate.

Per misurare questo effetto è stato utilizzato un l’indice di sviluppo umano (HDI), che dal 1990 ha come obiettivo quello di verificare lo standard complessivo di fattori che influenzano la vita umana e la sua qualità nelle città e nelle nazioni. I dati sono stati raccolti dalle città più urbanizzate del Brasile e del Sud Africa e sono stati analizzati in due principali modalità: in prima battuta è stata osservata la relazione tra l’agglomerato urbano e l’alta produzione economica e il miglioramento delle condizioni di vita, successivamente è stata studiata la sostenibilità e l’eterogeneità dello sviluppo.

I risultati riportati riferiscono che una persona su sei vive in condizione di assoluta povertà e non possiede i servizi basilari: i problemi più ricorrenti sono legati all’acqua nel 36 % dei casi , alle abitazioni nel 21 % , alla sanità 13% , ai territori occupati 13,7% , all’elettricità 6%.

Il passo avanti dei ricercatori è stato compiuto quando si è passato ad un’analisi quartiere per quartiere, che ha evidenziato come ricchi e poveri siano rispettivamente “segregati” in zone diverse, e anche se alcune disuguaglianze sono probabilmente inevitabili oggi possiamo sostenere, grazie ai dati, modelli che portino ad una equalizzazione dell’accesso alle risorse.

Fabrizio Varvella