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Il mese della Memoria

Ricorre il 27 gennaio, la giornata per ricordare la Shoah

Ricorre il 27 gennaio, la giornata per ricordare la Shoah. Per tutto il mese in Italia e a Roma sono previste numerose iniziative per ricordare quanto accaduto in quegli anni terribili. Nel luglio 1942 Hitler voleva procedere allo sterminio di massa degli ebrei e chiedeva aiuto per realizzare il suo progetto al governo collaborazionista di Vichy, così tredicimila uomini, donne e bambini venivano prelevati dalle loro case e trasportati nel Vélodromo d’Hiver. Siamo negli anni del Terzo Reich nel quale il termine Olocausto è definito come sacrificio in cui ciò che si immola viene arso. Questo riferimento però è stato trovato in seguito inappropriato poiché viene paragonato un genocidio ad un'offerta a Dio, perciò è stato sostituito con il termine Shoah, disastro. Si stima che durante la Seconda guerra mondiale persero la vita sei milioni di ebrei. Le condizioni di degrado e distruzione dell'uomo, sono state riportate nel libro “Se questo è un uomo”, dello scrittore Primo Levi, deportato e sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz che venne liberato dall'Armata Rossa il 27 gennaio 1945.

Numerosi film, ultimo tra i quali “La chiave di Sara”, hanno affrontato il tema dello sterminio giudaico, come “Il Pianista”, “Schindler's List” e “La vita è bella”. Ognuno ha cercato di sensibilizzare le persone all'argomento, anche con parole forti e visioni crude, perché questo è l'unico modo per far comprendere in minima parte l'orrore che ha invaso i nostri paesi in quegli anni.

In questo mese per la Giornata della Memoria, a Roma ci sono varie iniziative presso: Casa della memoria e della storia in via San Francesco di Sales 5, Trastevere, Roma; Radio 3 - Ascolta: Uomini e lager Primo Levi | Piero Terracina; Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi in via Michelangelo Caetani 32, Roma; Museo storico della liberazione in via Tasso, 145.

“I lager sono i laboratori dove si sperimenta la trasformazione della natura umana. Finora la convinzione che tutto sia possibile sembra aver provato soltanto che tutto può essere distrutto. Ma nel loro sforzo di tradurla in pratica, i regimi totalitari hanno scoperto, senza saperlo, che ci sono crimini che gli uomini non possono né punire né perdonare. Quando l'impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile, che non poteva più essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'interesse egoistico, dell'avidità, dell'invidia, del risentimento; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carità sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire”.

Hannah Arendt (1906-1975)

Giulia Di Giovanni