Non è mai facile crescere.
È come un'arrampicata libera durante la quale si deve calcolare ogni minima variabile, perché se si sbaglia appoggio, si frana. E così, un piede dopo l'altro, con attenzione, si sale, nell'Everest della nostra esistenza, guadagnando sempre più distacco da ciò che eravamo per raggiungere ciò che diventeremo. E alle nostre spalle, sotto di noi, pezzi del nostro passato e del nostro cuore si legano a doppia corda per raggiungerci, perché ciò che è stato non ci abbandona mai realmente, ma ci concede solo un piccolo vantaggio.
Arrivato al suo quinto libro, Zerocalcare regala ai lettori la sua opera più completa e profonda, dove l'anima "procedurale" del blog e il cuore pulsante d'autore originale si incontrano in un tripudio di saggezza ed emozioni, dove anche l'ironia tipica del fumettista romano, sempre presente e fondamentale, non riesce a scalfire quell'aura imperturbabile di malinconia e ricordi legata alla sua famiglia, qui nucleo imprescindibile della storia.
Zerocalcare mette letteralmente un pezzo importante di sé in "Dimentica il mio nome", così come ha fatto in passato ne "La profezia dell'armadillo", affrontando temi come il rapporto nonno-nipote, l'adolescenza ribelle e la crescita in modo sempre intelligentemente emozionale e viscerale.
È un autore ormai davvero completo, capace di raggiungere interiormente vaste fette di pubblico raccontando anche solamente di una mattinata in fila alle poste, e con questa sua ultima, sorprendente storia, giunge infine alla sua personale maturità artistica, che lo affianca meritatamente a superbi narratori come il grande Gipi.
Sempre suddivisa in capitoli, ognuno con il proprio titolo e tema portante, la storia di "Dimentica il mio nome" non si discosta mai dalla strada che Zerocalcare ha deciso di fargli intraprendere, partendo da un evento principale che ha colpito l'autore nel profondo ed espandendolo lungo tutto il corso delle 236 pagine dell'opera, romanzando esperienze e pensieri personali legati più che mai alla sua intera vita.
Dalla fanciullezza fino ai trent'anni, il fumettista diverte ed appassiona i lettori, inserendo, come da collaudato e funzionale copione, anche elementi fantastici misti a caricature di famosi personaggi appartenenti alla cultura pop anni '80, '90 e contemporanea, senza mai abusarne e anzi amalgamandoli perfettamente alla story-line orizzontale del libro, rigorosamente con tavole in bianco e nero rese vivaci dal predominante color arancione, il cui solitario uso ricorda graphic novel importanti come Sin City, e completa anche quella che è la crescita visiva dell'artista.
Calcare è astuto, perché sa dove e quando colpire, dove e quando alzare o ad abbassare i toni, e la cosa che più sorprende di lui è che tutto questo lo fa con un'innata semplicità, quasi fosse cosa di tutti i giorni arrivare così in profondità nell'animo dei lettori, cosa invece sempre più difficile e rara.
Pagina dopo pagina, "Dimentica il mio nome" si imprimerà con prepotenza nella mente e nel cuore di chiunque avrà il piacere di leggerlo ed ammirarlo, perché Zerocalcare è prima di tutto un ragazzo che guardandoci negli occhi, mediante la potenza del suo inchiostro, ci chiede di seguirlo nel suo mondo così fantastico, popolato da armadilli parlanti e demoni nazisti, ma mai così reale.
Ci sprona, a volte anche inconsapevolmente, tramite un racconto quasi di formazione, a non commettere quelli che potrebbero definirsi i suoi "sbagli".
Ci invita a riflettere sul nostro comportamento.
Luca Ceccotti