Cinema ENTERTAINMENT

Cannibalismo, sessualità e videoarte

Nelle sale italiane dal 28 agosto Under the skin, diretto da Jonathan Glazer

Rispetto alla produzione di significati simbolici, possono essere schematicamente distinte tre classi di film:

- Alcuni deliberatamente richiedono una interpretazione che non potrebbe limitarsi al senso letterale;

- altri invece (i confini sono comunque lontani dall’essere netti) pur costruendo un mondo plausibile si distaccano dall’estetica pienamente realista con più o meno ampie deroghe alla verosimiglianza;

- infine ci sono opere che si offrono ad una apprensione semplice e letterale.

Under the skin, diretto da Jonathan Glazer e basato sul romanzo Sotto la pelle di Michel Faber non solo tende ostinatamente a sfuggire a questa classificazione, ma, tanto per complicare ulteriormente le cose deborda verso il formalismo visivo e il rigore dell'arte programmata. Ricordiamo che Glazer è un regista di videoclip e ha fatto i video dei Radiohead, dei Massive Attack e dei Blur.

Diciamo che da quello che ho sentito in giro esistono almeno tre scuole di pensiero:

- Questo film è un tributo al corpo di Scarlett Johansson e nulla più. “Her” di Spike Jonze era analogamente un tributo alla sua voce e non ci resta che aspettare “Lucy” di Luc Besson per completare la trilogia. Punto.

- La pellicola è una noiosa e ripetitiva, estenuante perdita di tempo. Punto.

- Glazer è un genio (seguono invece qui tentativi di spiegazioni varie ed enormi spoilers!).

Tra le varie suggestioni quella su cui mi vorrei soffermare è il significato del cannibalismo alieno, che nella storia ricorda simbolicamente quello psicopatologico (di solito agito da persone devianti, spesso in forma seriale. La matrice è in genere sessuale e relazionale. I soggetti, incapaci di rapportarsi con il sesso desiderato, uccidono e divorano le parti desiderate compiendo spesso atti sessuali sul cadavere).

In termini psicoanalitici mangiare un proprio simile significa possederlo affettivamente. La dinamica è riconducibile alla fase sadico-orale, in cui il bimbo conosce il mondo attraverso la bocca e ricerca appagamento nel seno.

Ed è proprio questo che Laura è all’inizio: una bambina che “nasce” da un essere alieno, prendendo il corpo di una giovane e attraente ragazza (sua madre in un certo senso) e inizia a girare attraverso la Scozia, attirando e seducendo vari uomini incontrati per strada. La sua naturale inabilità relazionale dischiude l’incorporazione dell’altro come unica possibilità di possesso affettivo.

Pian piano però i sentimenti di ostilità (aveva lasciato morire un bambino e ucciso un uomo inerme) e paura cedono il passo ad una forma di “crescita”.

Lacan parlava dello stadio dello specchio: tra i sei e i diciotto mesi il bambino, in braccio alla madre, davanti allo specchio reagisce quando la sua immagine gli si rivela come propria. L'investimento dell'io del bambino si attua prima ancora che sul proprio corpo, percepito come frammentato, sull'immagine completa dello specchio, sull'altro riflesso. Questa è la prima identificazione, immaginaria, e sembra che nella scena dello specchio Glazer rimandi esattamente a questo concetto. Ed è, infatti, proprio a questo punto di “crescita” che Laura incomincia a sperimentare “cose umane”: il cibo, alcune emozioni, un nuovo tipo di relazionarsi.

Ma un pericoloso cannibale, umano e di sesso maschile è in agguato e le impedirà di continuare il suo percorso di “maturazione”.

Il violentatore ricorre alla reificazione per poter commettere i suoi crimini, in pratica cerca di eliminare dalle persone le loro caratteristiche umane per poterle considerare come degli oggetti, in questo modo non gli è difficile commettere i sui crimini e si sente libero dai sensi di colpa. In questo caso esprimere possesso e poi potere nel distruggere l’oggetto del desiderio (in quanto alieno ormai in tutti i sensi) diventa più facile.

Il cannibalismo psicopatologico è molto vicino al cannibalismo e alla violenza sessuale, una pratica che si può osservare in alcune specie animali dove, durante o dopo la copula, viene divorato il partner, ma chiama in causa la dimensione simbolica: traslando insomma in ambito umano, Glazer ci mostra bambini poco cresciuti che vivono come formiche fornicatrici e occasionalmente si mangiano a vicenda.

Massimo Lanzaro