Ecologia

Non solo gomme: il lato oscuro dei chewing gum

I chewing gum, dopo i mozziconi di sigaretta, costituiscono il secondo rifiuto più diffuso al mondo

Uno tsunami rosa: così Andrew Nisker mette in scena l’invasione del pianeta ad opera delle gomme da masticare - dette altrimenti, a seconda della regione di provenienza, cicles, cingomme, ciunghe, cicche e via dicendo - nel suo documentario The Dark Side of the Chew, presentato nel corso dell’ultima edizione del Festival Cinemambiente di Torino lo scorso ottobre.

La pellicola, didascalica ma dilettevole, racconta la storia (inaspettatamente antichissima) di questo anomalo eppure amatissimo prodotto dolciario, mettendone in scena il lato oscuro (il dark side, per l’appunto), ovvero il significativo impatto che il medesimo ha sull’ambiente.

Anche se si può stentare ad immaginarlo, i chewing gum, dopo i mozziconi di sigaretta, costituiscono il secondo rifiuto più diffuso al mondo: ogni anno ne vengono consumate circa 25.000 tonnellate, delle quali una buona parte finisce sulle strade o nelle acque.

Nonostante la sempre crescente attenzione alla questione ambientale, infatti, la maggioranza degli abitanti del pianeta non sembra essersi resa conto di quanto l’incivile consuetudine di gettare le gomme da masticare a terra contribuisca al degrado delle strade (le innumerevoli macchie scure che campeggiano sulle medesime altro non sono che chewing gum) per ripulire le quali, a causa dell’elevato costo dell’operazione di rimozione, ogni anno vengono spese - soprattutto nei paesi dove il consumo di gomme da masticare è maggiore - somme ingenti.

Non tutti sanno, forse, che quelle che mastichiamo non sono gomme naturali bensì polimeri sintetici derivati dal petrolio, plastica in altre parole, che in quanto tali, non sono biodegradabili.

Eccolo, il lato oscuro dei chewing gum, ciò che rende gli apparentemente innocui confetti dai mille sapori che quasi tutti noi sembriamo non potere fare a meno di masticare, un prodotto altamente inquinante e particolarmente sgradito alla Terra.

Per dare una mano al pianeta basterebbe, in realtà, appellarsi al proprio senso civico e ricordarsi di gettare le gomme da masticare negli appositi contenitori o, volendo essere più drastici, interromperne definitivamente il consumo; entrambe le soluzioni risultano, tuttavia, difficilmente praticabili, seppure per ragioni totalmente differenti.

Se l’abitudine di gettare le gomme dove capita è riconducibile a una coscienza ambientale ancora poco sviluppata, quella di masticare è legata al piacere intrinsecamente connaturato a tale attività. Gli uomini hanno sempre tratto godimento dalla masticazione, come dimostrano i pezzi di gomma rinvenuti in Finlandia nel 2007 e risalenti all’epoca neolitica, quando i nostri avi estraevano gomme dagli alberi di betulla: come hanno messo in luce diversi studi, masticare allenta la tensione, produce una sensazione di benessere psicofisico e riduce temporaneamente la sensazione di fame. Difficile farne a meno.

Come fare, quindi, a continuare a masticare senza inquinare?

Una soluzione potrebbe arrivare dal chicle, la gomma naturale estratta dalla pianta americana Manilkara chicle che dopo essere stata utilizzata per anni dalla Wringley Company per produrre le sue celebri gomme da masticare, è stata sostituita da quella sintetica, assai meno costosa. Un prodotto che, oltre ad essere naturale al 100 % e dunque privo di rischi per la salute, è biologico, biodegradabile e solidale.

Un toccasana per il corpo e per la Terra della quale, sarebbe bene averlo sempre a mente, in fondo siamo solo ospiti.

Dalila Giglio