Ognuno di noi ha una ragione per la quale vivere: i giapponesi la chiamano Ikigai e vedono in essa la via per l'autorealizzazione e la felicità.
L'ikigai è in pratica l'antica filosofia giapponese del saper vivere, che molti nipponici adottano anche al giorno d'oggi e che racchiude in sé il segreto per raggiungere la felicità.
Non a caso anche la nostra frenetica cultura occidentale, ha iniziato ad avvicinarsi a questa filosofia improntata su ritmi di vita molto più lenti.
Ma cos'è l'Ikigai nello specifico?
Ikigai - Ogni mattina ci svegliamo -ognuno con i suoi tempi-, apriamo gli occhi, magari indugiamo un attimo nel letto prima di alzarci, e ci tiriamo su, dando inizio a una nuova giornata che non sappiamo cosa ci riserverà.
Facciamo tutto automaticamente, senza pensare al perché lo stiamo facendo. Già, ma perché lo facciamo?
Perché ogni sacrosanto giorno, salute permettendo, ci leviamo?
La risposta è semplice: perché abbiamo un ikigai, e cioè un motivo per cui svegliarci al mattino, una ragione per cui essere al mondo.
Il concetto di ikigai, come si può facilmente intuire dal termine (che letteralmente significa "vita" - "realizzazione di ciò che si aspetta e spera per"), è proprio della cultura giapponese, ma il suo valore è universale: ciascuno di noi, infatti, ha, o perlomeno dovrebbe avere, almeno un valido motivo per cui vivere.
Determinare quale sia il proprio, tuttavia, non è così semplice come può sembrare a primo impatto; l'individuazione di ciò che rende l'esistenza degna di essere vissuta, richiede, infatti, una ricerca interiore -che spesso si rivela lunga e travagliata- che non sempre risulta proficua.
Per sentirsi ikigai e, dunque, raggiungere la condizione di benessere soggettivo e autorealizzazione, occorrono la voglia e la capacità di mettersi in gioco e di affrontare un percorso di conoscenza di sé che può risultare anche faticoso e accidentato.
La nozione di ikigai ricomprende, in realtà, al suo interno, quattro aspetti dell'esistenza, che constano in ciò che si ama fare, in ciò che si viene pagati per fare, in ciò di cui si necessita e in ciò di cui il mondo ha bisogno (passione, missione, professione, vocazione).
Se, ad esempio, si nutre la passione per la fotografia e se ne padroneggia l'arte, e tale passione costituisce la propria professione, allora ci si sentirà, con buona probabilità, ikigai, poiché ci si troverà nella felice e fortunata condizione di fare un lavoro che si ama e che presenta un'utilità sociale, oltre che individuale.
Tutto, potenzialmente, può essere un valido motivo per cui vivere: un lavoro, una persona, un hobby, un'inclinazione, una passione: perché diventi un vero ikigai, però, è necessario che si consideri tale ragione preziosa sia per la propria vita che per quella altrui, cosicché il benessere individuale e quello collettivo coincidano.
"Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha".
Dalila Giglio | Foto: Pixabay (Licence CCO)