Incuriositi dal libro "L'OSTERIA DEL PALCO - Storie gastromusicali di musicisti on the road" della giornalista musicale Francesca Amodio, abbiamo incontrato l'autrice per una lunga chiacchierata su questo progetto così interessante e particolare, che unisce la musica con la "buona tavola". Un insolito quanto riuscito abbinamento che proprio la giornalista ci racconta tra aneddoti e semplici spunti di riflessione:
- Ciao Francesca, da tanti anni ti occupi di musica. Parlaci di questa tua passione, e di come sei riuscita a farne anche il tuo lavoro come giornalista…
Fatico a descrivere il mio rapporto con la musica in quanto è sempre stato qualcosa di innato, che si sublima nel momento del concerto live. Quello è il tempo in cui riesco a disconnettermi dal presente e dal reale, a liberare la testa da ogni pensiero ma, al contempo, è anche l'intervallo in cui la musica mi insegna a decodificare il presente, il passato e, sovente, anche il futuro. Nella vita, non avrei potuto fare altro che scriverne.
- "L'Osteria del Palco", che bella idea, ci viene da dire! Unire musica e arte culinaria… Come è nato questo progetto editoriale così originale?
L'idea nasce da Giordano Sangiorgi del M.E.I., che lo scorso anno mi ha chiamato proponendomi questo progetto per festeggiare i venticinque anni del Meeting degli Indipendenti con un libro che narrasse, appunto, di un'angolazione più sui generis, mettendo in primo piano i musicisti indipendenti italiani, più qualche outsider, in primis come uomini e viaggiatori, e poi come musicisti. Io ho accettato immediatamente, trovando lo spunto molto originale ed interessante, e dopo mesi di ricerche ed interviste, ad ottobre del 2020 è nato il mio primo libro.
- 25 musicisti raccontano la loro idea di arte, di musica, di cibo e di viaggio. Quanto è importante un buon calice di vino per abbattere le distanze e poter interloquire senza filtri con gli artisti? E quali confidenze sei riuscita a carpire attraverso questo particolare format?
Senza dubbio la messa a tavola è il momento per eccellenza in cui cadono i ruoli e le sovrastrutture. Un buon piatto ed un buon vino risultano più che sufficienti per lasciarsi andare a racconti permeati da ricordi, impressioni, aneddoti e confessioni. Seppur profondamente diversi tra loro, tutti e venticinque i musicisti che ho intervistato hanno in comune il fatto di fare dell'ottima musica, di aver fatto la gavetta, di aver viaggiato tanto fisicamente ma anche con la mente, di aver vissuto molto prima dell'era dei social, dove l'apparenza prevale sulla sostanza. Mi fregio di dire che dai loro racconti viene fuori prima l'uomo, e poi il musicista.
- Raccontaci qualche aneddoto degli artisti intervistati che ti ha particolarmente colpito.
Mi ha molto divertito l'aneddoto raccontatomi dagli Zen Circus circa un loro rituale: ogni volta che si recano nel loro ristorante del cuore, lungo la via Emilia, durante i tour, non rinunciano mai alla loro "passeggiata digestiva" nel cimitero adiacente l'osteria, "rilassandosi" tra le tombe prima di suonare. Macabro e comico al contempo.
- Piccola curiosità, secondo te… Chi tra gli intervistati non ha dimestichezza con i fornelli e chi, invece, può ambire alla corona di Masterchef? Chi vive freneticamente accontentandosi di un cibo consumato in fretta, e chi ha il culto della tavola come luogo di relax e di ispirazione dove intrattenersi per comporre musica? Chi è più rock, e chi più riflessivo cantautore…?
Roberto Gatto è un grande cultore del cibo inteso come cultura gastronomica. Non è semplicemente uno che si limita ad eseguire bene una ricetta, ma ne conosce la storia e le origini. È fra quelli che più hanno colto il senso di questo libro, che mette in risalto le analogie tra la musica e la gastronomia come esperienze, entrambe, fortemente connotate da un valore antropologico. Devo dire che nessuno dei musicisti intervistati ama mangiare in fretta, anzi, molti di loro mi hanno raccontato di aver rinunciato da anni ai pasti frugali in Autogrill per concedersi dei pasti più sostanziosi nelle osterie, anche a costo di puntare la sveglia ore prima rispetto alla tabella di marcia del tour. Fra quelli più legati al posto "ristorante" ci sono Riccardo Sinigallia, che ne ha gestito per anni uno in Grecia all'interno del quale allestì le prove di un suo tour, ed Enzo Moretto degli A Toys Orchestra, che lavorato a lungo nel ristorante campano di famiglia prima di trasferirsi a Bologna. Entrambi hanno dichiarato che l'esperienza di lavoro nel campo gastronomico e della ristorazione ha influenzato molto, e positivamente, la loro carriera di musicisti. Per quanto riguarda un cantautore rock direi senza dubbio Omar Pedrini, autore della prefazione del libro, per il riflessivo invece direi Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione.
- Il successo del libro ha consentito la realizzazione di una trasmissione televisiva in onda sul Digitale Terrestre. Una bella soddisfazione… Vuoi parlarci di questa avventura, che ti vede protagonista per la seconda stagione su AMICI TV?
"L'Osteria del Palco in Tv", il format televisivo conclusosi da poco, è stato il regalo più bello che mi ha fatto questo libro, che sicuramente si prestava ad una trasposizione televisiva, viste le tematiche affrontate e alla coralità del testo, ma di sicuro non avrei mai pensato di ricevere così presto la proposta di una effettiva realizzazione in tv. Il mio grazie più grande in questo caso va al mio regista Maurizio Rossi, che dopo aver letto il libro ne ha fortemente voluto il format televisivo e mi ha travolto con il suo entusiasmo. In quelle chiacchierate con i musicisti e con gli addetti del settore, ho metaforicamente ricreato le tavolate intorno a del buon cibo che all'epoca della trasmissione non si potevano ancora fare e che ancora oggi sono delimitate da restrizioni, il tutto senza alcun copione, parlando semplicemente di musica e delle prospettive musicali per il futuro sia con i diretti interessati, ossia i musicisti, ma anche con chi li segue dietro le quinte. È stata un'esperienza formativa e divertentissima, che riprenderà dopo la pausa estiva.
- Grazie Francesca, ma il tuo rapporto con la tavola? Non puoi lasciarci senza prima averci raccontato la tua esperienza con la musica ed il buon cibo…
L'ironia nell'aver scritto questo libro, come è ormai risaputo, sta nel fatto che, pur avendo abbinato ciascun musicista ad un piatto e, talvolta, anche ad un vino, io personalmente sono totalmente astemia e altrettanto totalmente incapace ai fornelli. In compenso, però, sono una buona forchetta e amante sconsiderata della buona tavola, nonché viaggiatrice incallita. La curiosità verso l'aspetto culinario di ogni terra che visito mi ha dato, nel tempo, gli strumenti per poter parlare di "gastronomia musicale" ed in questo testo l'ho fatto in maniera ironica, scanzonata e seria al contempo.