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Diego Rivera: Arte e Rivoluzione

Pittore, uomo politico, rivoluzionario e intellettuale. Scelse il popolo perché avvertiva la necessità di celebrare la sua patria: la storia, la bellezza, le tradizioni, i sogni di uomini e donne in lotta

L’essere umano da sempre ha bisogno di esprimersi in qualche modo. Attraverso lo sport, con la musica, la scrittura oppure con l’arte. Sono migliaia le cose che un uomo può fare per dare voce a ciò che lo scuote nel profondo, per smuovere il proprio animo e placare quell’esigenza primitiva. Diego Rivera scelse il popolo come sua musa e le pareti dei palazzi come superfici in grado di contenere la sua monumentale esplosione artistica. Grazie alla sua arte, al modo in cui riuscì a mostrare quello che scalpitava dentro se stesso, Rivera diventò il fondatore della moderna pittura messicana.

Nacque nel 1886 a Guanajuato in Messico con il nome di Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez. A dieci anni iniziò a prendere lezioni a Città del Messico e conobbe il noto paesaggista José María Velasco. Tra il 1905 e il 1907 prese due borse di studio che gli permisero di recarsi in Europa per studiare la pittura antica e in Italia, a Padova, si innamorò degli affreschi di Giotto. Fu l’inizio di un percorso che convinse sempre di più Rivera a nutrire la sua vocazione, quella di pittore murale.

Scelse il popolo perché avvertiva la necessità di celebrare la sua patria: la storia, la bellezza, le tradizioni, i sogni di uomini e donne in lotta. La passione del pittore per la politica lo spinse a dipingere la sua gente ritraendo spesso scene della Rivoluzione messicana d’inizio secolo e non risparmiando gli attacchi alla chiesa e al clero. Gli affreschi, realizzati con totale dedizione, sono caratterizzati da uno stile descrittivo semplificato e colori vivi, tratti sicuri e severi che vanno a formare gruppi compatti di forme e volume.

Dopo il suo rientro in Messico negli anni Venti, Rivera si iscrisse al Partito Comunista Messicano e mosso dalla viva atmosfera rivoluzionaria non concepì più un’arte che non avesse un’ispirazione politico-sociale. Riuscendo a dar voce ai problemi e ai bisogni contemporanei della collettività, Rivera divenne consapevole del valore dell’opera artistica come testimonianza della coscienza nazionale messicana. La sua arte inseparabile dagli scossoni rivoluzionari dell’epoca divenne così anche un’efficace mezzo di propaganda politica.

Le emozioni storiche che toccarono la sensibilità di Diego sono tutte lì, nei suoi affreschi e nelle sue tele, mostrando l’uomo al potere circondato dal pubblico. È un uomo però che in quei colori ha la capacità e la possibilità di dare una svolta positiva alla sua vita, per il bene dell’umanità.

Tra gli affreschi più significativi ci sono quelli del Palazzo nazionale a Città del Messico e quelli della scuola nazionale d’agricoltura a Chicago. Realizzò numerose opere negli Stati Uniti ma le sue tematiche comuniste provocarono non poche polemiche. Il murale del Rockfeller Center di New York, edificio simbolo del capitalismo, venne prima coperto e poi distrutto in seguito alle critiche dovute alla presenza del ritratto di Lenin.

Pittore, uomo politico, rivoluzionario e intellettuale. Visse la sua esistenza incollato ai ponteggi dei suoi murales, mangiando e dormendoci sopra, raccontando con estrema devozione le vicende dei suoi peones, il vero amore della sua vita. Il moderno e l’antico si coniugano nella grandiosità di quelle pareti, chilometri e chilometri di pittura esprimono il vero io di un artista che rimarrà per l’eternità nella memoria della sua gente.

Diego Rivera morì nel 1957, tre anni dopo la scomparsa della moglie Frida Kahlo, altra intramontabile icona dell’arte messicana.

Giulia Giarola