Musica

Un anno a tutto rock

Qual è il miglior album del 2013?

Il 2013 è stato un anno davvero speciale per gli amanti del rock. Decine e decine di album hanno arricchito questi trecentosessantacinque giorni e non è per nulla semplice decretare quale sia stato il migliore ritrovandosi fra le mani mostri sacri che ritornano dopo anni di assenza, artisti emergenti e band di nicchia... Ma perché non provarci? Di nomi noti al grande pubblico che nel 2013 hanno pubblicato un disco di inediti ne troviamo a iosa: gli attesissimi Pearl Jam e Depeche Mode su tutti. Poi Ligabue, Marlene Kuntz, Elisa, Killers, il ritorno dei Nine Inch Nails e Franz Ferdinand giusto per citarne alcuni.

Per ognuno varrebbe la pena spendere due parole ma restringiamo un po' il campo. Ad esempio partiamo da chi è tornato sulle scene dopo aver segnato un'epoca nel passato come Deep Purple (Now What?!), Black Sabbath (13) e David Bowie (The Next Day). Dei primi due che cosa si potrebbe dire se non che il tempo sembra non essere mai trascorso. Ai "ragazzotti" inglesi certo non si deve insegnare nulla. Il Duca Bianco, invece, si ripresenta dopo dieci anni senza risparmiarsi minimamente sfoderando ancora la verve dei giorni migliori. I Pixies, apripista dell'alternative rock d'oltreoceano negli anni Ottanta, finalmente hanno deciso di rimettere piede in uno studio di registrazione dopo anni e anni di soli concerti. L'album ancora non c'è, esiste solo un Ep con qualche traccia ma è già qualcosa, anche se la storica bassista Kim Deal non ha preso parte al progetto. Discorso più o meno simile vale per My Bloody Valentine, band mainstream dello shoegaze mondiale, tornata dopo oltre due decadi con m. b. v. riuscendo a rispolverare in un attimo i fasti dei primi anni Novanta.

Tra le conferme liete troviamo l'anglo-italiana Anna Calvi con One Breathe, ottimo per legittimare le positive critiche riscosse con l'esordio di due anni fa sulle sue notevoli doti artistiche. Anche gli Arctic Monkeys, che non fanno più tanto notizia, hanno detto la loro quest'anno grazie al disco AM.

Seppur in contesti molto più di nicchia i Sigur Rós si confermano ancora una volta la miglior band mondiale del panorama post rock, anche se con Kveikur si è avvertito un certo cambio di rotta rispetto al passato. Stavolta le atmosfere oniriche create dagli islandesi giocano di più con il ritmo mantenendo, tuttavia, quel "caos" incantato che rappresenta l'essenza dei Sigur Rós. Stesso successo, ma con un differente stile musicale, hanno raccolto gli americani Yeah Yeah Yeahs sfornando Mosquito, un album dal tipico sound sporco ma raffinato degli YYYs grazie alla maestria di Karen O. I Black Angels, invece, avevano già fatto capire di che pasta fossero fatti e con Indigo Meadow lo hanno rimarcato, ancora più psichedelici che mai.

Tra le novità ecco spuntare il primo lavoro degli Atoms For Peace, il super gruppo formato da Thom Yorke, Flea, Nigel Godrich, Mauro Refosco e Joey Waronker. Amok è un esordio positivo, d'altronde Yorke non si lascia pregare quando c'è da far coesistere rock ed elettronica. Mentre i quattro giovani londinesi dei Palma Violets  con l'album 180 e, soprattutto, con il singolo “Best of Friends” hanno fatto centro al primo colpo sulla scena indipendente.

Dalla mischia è rimasto fuori ancora qualcuno e tra questi sarebbe un peccato non menzionare Loud Like Love dei Placebo. Ricalcando un po' l'atmosfera di Sleeping With Ghosts, il nuovo lavoro LLL spiega perfettamente perché in quattro anni di silenzio si sia avvertita eccome la mancanza di Brian Molko e soci. Al termine di questa lunga abbuffata non rimane altro da fare che sancire quello che, secondo noi, è il miglior album del 2013: Reflektor degli Arcade Fire. Probabilmente i canadesi sono una delle "best band" degli ultimi dieci anni. Funeral del 2004 rappresenta uno di quegli esordi memorabili. Forse al primo impatto con Reflektor verrebbe da chiedersi "ma dove sono finiti gli Arcade Fire?". Basta solo un altro ascolto, poi, per esclamare "ma dove sono arrivati!". L'appetito vien mangiando si sa. Speriamo che anche il 2014 ci lasci a pancia piena.

Jacopo Paoletti