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“The Carousel”: la magia della giostra raccontata da Emanuele Scataglini

“The Carousel” è un videoclip di Emanuele Scataglini dedicato al mondo dei giostrai, dove viene raccontata la “magia della giostra”, con anche un punto di vista sulla vita quotidiana degli artisti nomadi. Un argomento certamente interessante, che affonda le proprie radici nella Storia. Il mestiere del giostraio è, infatti, molto antico. Deriva, probabilmente, dalle prime macchine di divertimento inventate nel 1700, e se vogliamo l’occhio al passato, una volta i bambini aspettavano con ansia l’arrivo della giostra nel proprio paese o nella propria città.

THE CAROUSEL

 

Altresì, oggi che esistono i giochi online, questa magia si è purtroppo persa… però quasi tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto un giro sulla giostra quando eravamo bambini. Perché tecnologia o meno, questo è ancora oggi un divertimento popolare, e per Scataglini la giostra rappresenta “la meraviglia che si rinnova”, anche se è diventata un’esperienza lontana dai centri delle città e fa ora parte del grande business del divertimento, perdendo così di “spontaneità”.

Racconta l’autore: “Quando ti svegli da bambino e ti accorgi che è arrivata la giostra non puoi trattenere la felicità. Una felicità che puoi condividere con i tuoi compagni di gioco, ma che riconosci come breve, caduca. Un giorno, infatti, ti sveglierai e la giostra sarà andata via.

È un momento di felicità raggiunta, che per dirla alla Montale, fa camminare su fil di lama e non può essere trattenuta… ma potrà un domani rinnovarsi”.

Per questo, secondo Scataglini, la giostra ci rimanda ad un’altra forma di “meraviglia”, quella generata dall’arte. Perché l’artista, creando stupore e bellezza attraverso le sue opere, crea un qualcosa di straordinario che si rinnova nel tempo.

Nel video sono presenti diversi attori: in primis Valentina Giacalone (modella e performer), Barbara Rosenberg (scrittrice), Max Parazzini (artista e performer) e Danile Cuccovillo (fotografo).

Racconta di THE CAROUSEL Valentina Giacalone:

“Partecipare a THE CAROUSEL è stata un’esperienza davvero unica ed indimenticabile, che porterò sempre con me.

Mi sono divertita moltissimo, ma soprattutto ho avuto il privilegio di lavorare con persone straordinarie, capaci di trasformare ogni momento in qualcosa di speciale.

Girare il video all’interno di un teatro è stato particolarmente toccante, perché fin da bambina ho amato profondamente il mondo del teatro. Essere in quel luogo mi ha regalato un’emozione indescrivibile, come se stessi realizzando un piccolo sogno e tornando indietro nel tempo a quel momento in cui, da piccola, il teatro rappresentava un rifugio, un luogo in cui tutto era possibile.

Rivivere quella magia mi ha dato forza e ispirazione, rendendo questa esperienza non solo creativa ma anche profondamente personale.

Desidero ringraziare di cuore Emanuele per avermi coinvolta in questo splendido progetto, permettendomi di esprimermi e di crescere in un contesto così stimolante e ricco di significato”.

Ci parla di THE CAROUSEL anche Barbara Rosenberg:

– Barbara, cosa può dirci in merito al suo ruolo in questo videoclip?

“Sono contenta perché ho potuto recitare in un ruolo a me caro, quello della maga, una figura archetipica e da sempre legata alla letteratura e alla fiaba. Letteratura di cui mi nutro con voracità e a cui io stessa partecipo attraverso miei testi poetici e racconti, che ho avuto il piacere di pubblicare. Alla figura della maga ho, infatti, dedicato una poesia, intitolata Grimilde, che fa parte della mia ultima raccolta poetica Cenerentola è partita, edita da Nulladie”.

THE GATE

 

Oltre a THE CAROUSEL, Emanuele Scataglini ha pubblicato in contemporanea un ulteriore videoclip: THE GATE,  di cui lo stesso autore ci parla:

“Confini illusori e confini reali, questo è il tema di THE GATE.

Ho pensato di porre di fronte a Valentina un ostacolo invitandola a superarlo con forza e decisione. Mi sono reso conto che il risultato era davvero buono. Questo video ha avuto un ottimo riscontro anche sui social. Quando penso ai confini tra nazioni e Stati mi chiedo sempre come siano stati tracciati. Ci sono confini naturali, fiumi montagne e confini disegnati sulla mappa. Credo che sarebbe importante pensare al nostro mondo come unico e non come una realtà divisa. In realtà i confini sono sempre aperti, sono luoghi di permeabilità condivisa, l’isolamento assoluto è impossibile oltre che dannoso. L’esperienza del muro di Berlino avrebbe dovuto insegnare qualcosa ai governanti di oggi, fili spinati e trincee finiscono per essere dannosi per chi li crea”.

– Secondo lei l’uomo è destinato alla propria “singolarità” o necessita dell’altro per sopravvivere?

“Molto spesso noi ci concentriamo sul singolo e non sul gruppo, il singolo da solo non può sopravvivere, necessita dell’interazione, del mutuo appoggio, come diceva Pëtr Alekseevič Kropotkin.

Secondo l’anarchico russo, la relazione tra gli individui della specie umana, utile anche alla sopravvivenza del singolo, è la collaborazione, per sopravvivere di fronte alle grandi difficoltà che la natura ci pone di fronte è necessario sempre confrontarsi con l’altro, entrare in una relazione costruttiva. Kropotkin era contrario sia al regime degli zar, sia alla deriva autoritaria del partito comunista; cercava di comprendere come fosse possibile una comunità di uomini senza un potere centrale di tipo dittatoriale. Aveva studiato a lungo la Rivoluzione francese e visto come spesso i temini più significativi per il progresso umano diventano proprio strumento di oppressione, ad esempio, osservava come il concetto di uguaglianza fosse il termine usato per giustificare la dittatura dei giacobini, egli temeva che anche socialismo sarebbe diventato un termine chiave per la presa di potere autoritaria contro il popolo. Oggi questo termine è democrazia: viene utilizzato dall’occidente per giustificare tutte le sue azioni di guerra, ma la guerra non porta mai ad una ricostruzione sociale, bensì alla creazione di nuove differenze.

Oggi il capitalismo ci insegna la cultura del singolo e la risposta che viene data ai problemi di distribuzione di risorse e ricchezza non è un cambiamento dello scenario politico economico verso una maggiore collaborazione, ma una lotta contro il diverso, l’emigrato, povero naturalmente perché a quello ricco non si critica nulla”.

– Ma il rapporto con l’altro è un rapporto complesso… Cosa ne pensa?

“Riflettendo dal punto di vista della vita di ogni singolo, ci accorgiamo che l’uomo è un essere ‘confinato’ in quanto formato da cellule che sono delimitate dalle membrane. Il rapporto con l’esterno è complesso, quando nasciamo, come diceva Heidegger, ci troviamo gettati in un mondo di cui nulla sappiamo e, dalla pace e tranquillità della vita nel ventre materno, siamo catapultati in una realtà differente dove il cibo che ci veniva dato automaticamente dal cordone ombelicale deve essere richiesto attraverso strategie biologiche codificate nei secoli. Nasce così subito il rapporto complesso con l’altro, colui che ci nutre, colui che ci ama, colui a cui noi trasferiamo il nostro patrimonio genetico e la nostra esperienza. Noi non siamo completi, non conosciamo pienamente i nostri pensieri inconsci e nemmeno lo stato dei nostri organi interni ed è normale che non possiamo conoscere pienamente chi si pone di fronte a noi. Lévinas riteneva che fosse il volto dell’altro a rivelarci l’importanza dell’alterità, occorre passare dal principio dell’Io a quello dell’altro. L’Altro, è il limite che ci interroga continuamente; solo incontrando l’altro noi conosciamo il senso della nostra esistenza. Il mio mondo esiste nel momento in cui posso condividerlo con l’altro, isolarsi è impossibile, confinare e confinarsi un errore”.

– Qual è il collegamento di tutto ciò con THE GATE?

“Nel mio video, Valentina lotta e strappa una tela, si libera dei propri limiti, ma anche del dolore che gli altri possono provocarle.”

Racconta, poi, Valentina Giacalone:

“Il tema della libertà rappresentato in THE GATE mi tocca nel profondo, perché ho vissuto sulla mia pelle cosa significa sentirsi imprigionata e senza via d’uscita, in quanto sono stata in passato vittima di bullismo. Quando, nel video, mi libero dalla rete, è stato un momento estremamente emozionante, perché mi sono sentita come se stessi davvero rompendo quelle catene invisibili che per anni mi hanno tenuta bloccata.

È stato un gesto simbolico di rinascita e di riscatto personale, come trasformare una ferita in qualcosa di positivo, in grado di dare forza e speranza”.