NEWS

Intervista ad Emanuele Scataglini, compositore di SURREAL WORLD

E' uscito in questi giorni SURREAL WORLD, un'opera profonda e complessa di Emanuele Scataglini, autore di spessore tra i maggiori rappresentanti della "musica colta" italiana. Compositore di jingle e colonne sonore per importanti brand della moda, che riesce a spaziare tra diversi generi della comunicazione: musica, poesia e teatro.

Un personaggio eclettico che vi invitiamo ad ascoltare in questa interessante intervista che ci ha voluto rilasciare.

- Buongiorno Emanuele, abbiamo notato che il suo curriculum artistico è ricco di tante collaborazioni su diversi fronti... Ce ne parli.

Le collaborazioni per me sono state molto importanti, mi hanno aiutato a crescere. Ho lavorato a lungo con il brand Marni realizzando oltre venti colonne sonore per i loro video. E’ stato un lavoro complesso perché il team di Consuelo Castiglioni mi chiedeva di creare musica basata sulle differenti correnti artistiche. Ho scritto musica in stile Debussy, dei brevi quartetti d’archi, musica elettronica, frammenti di pezzi atonali, musica rock... tantissimi generi. Ero molto apprezzato nel mio lavoro e mi hanno chiesto di fare la colonna sonora di un’installazione che Consuelo Castiglioni aveva realizzato con Matteo Thun per il chiostro della Statale di Milano. Mi sono divertito molto, oltre che a comporre e registrare musica, realizzando delle soundscape ispirate alla loro sartoria con i rumori delle macchine e delle forbici.

Poi sono venute altre collaborazioni, l’installazione sonora per  “Vestirsi da uomo” al  Pitti di Firenze creata con l’artista Angelo Flaccavento,  alcuni video per il brand Margiela. Senza dimenticare il mio ruolo di Sound designer per alcuni eventi nei negozi di Just Cavalli e Ballantyne. Per queste mie attività ho avuto una menzione dal presidente della Camera della moda. Ora lavoro spesso con Moleskine.

Oltre a queste collaborazioni ho lavorato con alcuni danzatori. Ho un bellissimo ricordo della trilogia “La prima mela sull’albero” realizzata con Scarlett Mattka. Abbiamo fatto una serie di spettacoli tra Dresda, Milano, Brescia. Ricordo una risposta molto calda del pubblico al Festival “Le Vie del teatro” ad Abbiategrasso.

Adesso lavoro con Viola Gasparotti, una danzatrice con cui stiamo creando una performance basata su un brano del disco Surreal World  “Night Time”. Sarà una cosa molto suggestiva la presenteremo a luglio e vorrei che fosse l’inizio di un progetto più ampio per trasformare il disco in uno spettacolo dal vivo.

- Dalla più melodica Flying Vibes, alla più vivace e ritmica Rain Drops... passando dalla musica classica all'elettronica. Cosa rappresenta per lei SURREAL WORLD?

E’ un disco a cui ho lavorato con impegno, ho arrangiato e scritto tutte le parti e suonato diversi strumenti. E’ stato un disco complesso in quanto ho voluto cimentarmi con diversi generi musicali, pur mantenendo un filo conduttore. Ritengo interessante infatti comporre con forme e stili differenti. Pensando alla storia della musica, la considero una cosa naturale. La Suite Barocca era composta da diverse danze. La Sonata, che era il punto di riferimento dal periodo classico al romanticismo, dava al compositore la capacità di esprimersi nei movimenti.  E anche nella musica attuale mi piace ascoltare artisti capaci di creare sonorità diverse al di là dei generi precostituiti.  Mi ricordo i bellissimi dischi di Mike Oldfield e il lavoro realizzato recentemente da John Metcalfe, per non parlare della fantasia di un artista poliedrico come John Cale.

- Ascoltando la sua musica viene subito da pensare al cinema. SURREAL WORLD potrebbe rappresentare la colonna sonora di una pellicola? E se sì... di quale film?

Nella mia vita il cinema è sempre stato presente, pensi che i miei genitori mi portavano ogni domenica a vedere un film. C’è un brano “Veiled Eroticism” che è ispirato ad una fotografia di Man Ray ma è anche un omaggio ai bellissimi valzer cinematografici di Truffaut, uno dei miei registi preferiti. Ho spesso una fantasia; quella di dimenticarmi un giorno dei suoi film e di rivederli come fosse la prima volta. Ma tornando al disco, ritengo che diversi brani possano essere usati per delle colonne sonore anche in film e telefilm contemporanei. Mi viene in mente “Black Mirror”; mi piace lo stile esistenzial tecnologico della serie. Credo che la mia musica, che coniuga l’elemento elettronico con quello acustico, possa essere usata per diverse pellicole.

- Sicuramente nella sua musica c'è tanto studio dietro, si sente. Può dirci quali sono le sue fonti di ispirazione? Ci sono autori ai quali si richiama mentre compone?

Ritengo che gli autori che più ti piacciano siano quelli da cui bisogna prendere distanza per non venirne assorbiti: può essere utile partire da musiche che non ci attraggono, interiorizzarle e trasformarle in qualcosa di personale. Ascoltando di tutto mi viene difficile avere un solo punto di riferimento. Amo molto la musica creata dagli autori che il critico Rosen chiama la “generazione romantica”, ma ascolto anche musica rock, post rock, etnica, i song writers italiani e stranieri senza fare distinzione tra i generi, ma cercando la qualità. A volte può catturami un certo stile e mi cimento nel realizzarlo. Ho amato molto la musica di Kurt Weil ad esempio e ho scritto qualche canzone in stile anni trenta per lo spettacole teatrale Pa’ Am Achat (c’era una volta) una pièce sulla cultura ebraica. Non posso dire di ispirarmi ad un unico modello.

- La sua musica è a tratti struggente, quasi un richiamo continuo ad "un addio", a qualcosa che sfugge, a qualcosa che dobbiamo perdere... Cosa ne pensa?

Penso che lei abbia colpito nel segno. Ha presente quella bellissima poesia di Montale che dice “ma nulla ripaga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case”?

La musica trasmette emozioni, commuove, esalta, genera euforia, ma nel suo profondo deve essere poetica. Il tema della nostalgia e della perdita di qualcosa che ci era caro è certamente presente in Surreal World, non in tutti i miei lavori, ma in molti sì, in questo sicuramente.

M.T.