INTERVISTE Musica

Intervista a Lo Stato Sociale

L’Italia peggiore in tour

Lo Stato Sociale è un gruppo musicale elettro-pop nichilista nato, nel 2009 a Bologna, dall'idea di tre Dj di “Radio Città Fujiko”: Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti.

Nel 2011 la formazione si amplia con l’ingresso di Enrico Roberto e Francesco Draicchio e nel 2012 esce il loro primo album, “Turisti della Democrazia”.

Mentre “L’Italia Peggiore“, in distribuzione attualmente, è il secondo disco del gruppo.

Arriviamo dunque a Roma, dove Alberto e Lodo sono seduti davanti a me mangiando un kebab a pochi passi del centro storico. Ci facciamo una camminata e ne approfittiamo per una breve chiacchierata...

- Ragazzi, come nasce 'Lo Stato Sociale'? 

Lodo: Ci siamo trovati a casa di Albi (Alberto Cazzola, ndr.) e di getto abbiamo arrangiato una decina di canzoni. All’inizio non ci prendevamo sul serio, ma organizzavamo delle feste, e abbiamo iniziato a cantare lì. In seguito la cosa ha preso una piega diversa, ci siamo accorti che alla gente piaceva ascoltare quello che avevamo da dire.

Alberto: Scriviamo tanto. Siamo dei grafomani, ci inviamo via mail testi che buttiamo giù, poi succede qualunque cosa… Senti il desiderio di esprime in musica quello che hai scritto. Lodo, imposta con la chitarra la traccia musicale, poi assieme limiamo il tutto. La cosa prende la forma di un caos totale, così Matteo della “Canniccia Dischi” rifinisce ulteriormente le cose; mette ordine e abbiamo, finalmente, una canzone.

- Vi sentite in qualche modo influenzati dagli Skiantos? O dagli Area?

Alberto: La nostra è la pura essenza degli anni 90. Siamo in effetti influenzati da entrambi… ma con uno sguardo distaccato, tra l’ironico e l’incazzato. Siamo lo specchio della nostra generazione e se devo pensare a chi vorrei assomigliare penso a Corrado Guzzanti, al suo modo geniale e leggero di mostrare cose orrende dell’Italia.

- Parliamo del disco. Partiamo dal primo ed irriverente estratto “C’eravamo tanto sbagliati”. Nel testo leggo:

«A chi le ha viste tutte e deve raccontartele assolutamente.
A chi vuole scherzare su tutti e si prende sempre sul serio.
A chi è per la democrazia del televoto e la rivoluzione del digitale.
La libertà di pagare a rate e tutti i tuoi piccoli diritti da schiavo.
A chi te lo dice da regista, musicista, attore artista.
Te lo dice e intanto se lo dice da solo.
A chi non sta né a destra né a sinistra.
Che se fosse su una strada finirebbe investito»...

Lodo: C’è l’ho con gli ipocriti! In realtà è un'autocritica. Io faccio il tifo per i perdenti e quando le cose si mettono male, o mi rendo conto di non essere nel giusto, mi faccio un esame di coscienza. Spesso ti accorgi che chi ti dà consigli (sbagliati) è colui che non li segue. E comunque sì… è un testo nichilista e graffiante. Noi almeno non ci prendiamo sul serio.

- Parliamo del singolo “Questo è un Grande Paese”. Il video è stato per oltre una settimana tra i clip più popolari su YouTube superando le 200.000 visualizzazioni in meno di 10 giorni. Oggi staziona oltre gli 800.000...

Alberto: Abbiamo incontrato Tommaso Zanello (in arte il Piotta) ed è subito nata una collaborazione. Parlando gli abbiamo raccontato cosa volevamo fare, ed è immediatamente entrato in empatia con noi, in un attimo. E' stata una simbiosi naturale e ci siamo divertiti a realizzare un pezzo fantastico.

- “Senza macchine che vadano a fuoco” propone un testo più serio?

Lodo: Sì, io ero a Roma il 14 dicembre quando ci sono stati gli scontri e una camionetta della polizia andava a fuoco. Ho cercato di dare un’immagine di quella sensazione, un’idea di quel momento.

Il testo dice: «Sbirri al telefono che brindano alla morte delle zecche. Bottegai piangono nei calici delle loro tasche, ma anche tu eri ubriaca quando mi dicevi quella volta: Se non la posso ballare allora no, non è la rivolta».

Tuttavia, non si tratta di un manifesto politico. Noi non creiamo Manifesti. Noi non riusciamo a capire cosa ci stia succedendo attorno. Siamo arrabbiati e offesi, ma non vogliamo fare alcun Manifesto.

- Peccato che non sia presente Albi... Ma chiudiamo parlando un po’ di “Forse Più Tardi un Mango Adesso”...

Alberto: Beh, Albi è fatto cosi... Era a Bali e scriveva sulla spiaggia… qualcuno gli ha chiesto se voleva un ananas e lui gli ha detto di no... così l’ha scritto. È un testo che affronta il problema del precariato, dal suo punto di vista.

In conclusione, 'Lo Stato Sociale' si presenta come un gruppo con la giusta dose di nichilismo, che non può comunque essere considerato punk. Sono giovani e sembrano divertirsi con dei testi spregiudicati ed ironici. Non manca mai la sequela di luoghi comuni e di nonsense, quanto il punto di vista del misero venditore di mango, delle shampiste e dei tronisti.

Li aspettiamo nuovamente a Roma tra qualche giorno per il loro tour...

Daniele De Sanctis