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I Robot di GO NAGAI, ormai classici

All’epoca, li accusarono di essere diseducativi, violenti, pericolosi per la psiche dei più giovani, ma oggi sono diventati dei classici, capaci di appassionare ancora chi è cresciuto con quel tipo di immaginario rimasto nel cuore, ma anche di essere interessanti e innovativi.

I cartoni animati giapponesi hanno aperto la strada ad un mondo di storie provenienti da una cultura altra, lontana ma non ostile verso l’Occidente: in particolare i robot di Go Nagai, esseri mistici che combattono contro le forze del male di imperi alieni o di antiche civiltà riemerse dal passato hanno saputo rileggere archetipi occidentali e orientali, a cominciare dalla lotta tra il bene e il male.

Mazinga Z Infinity, presentato alla Festa del cinema di Roma e poi uscito nelle sale cinematografiche, racconta il seguito di cosa avviene ad un eroe dieci anni dopo aver combattuto contro il male e aver vinto. Purtroppo il povero Koji, ora valente scienziato, si trova a dover combattere di nuovo con Mazinga Z contro il dottor Hell e gli altri nemici redivivi, con l’aiuto di Tetsuya, ora prossimo a diventare papà. Mazinga Z Infinity non è, come qualcuno ha detto, un’esaltazione dei valori tradizionali e di destra, ma una riflessione su come fare i conti con il passato, su quanto di quello che si è stati deve rimanere dentro ognuno, su quanto si può cambiare e su come certi problemi tornino. E a raccontare questo ci riesce molto meglio Go Nagai appunto con Mazinga Z Infinity che non l’ultimo film di It che, rinunciando ad una storia costruita sui flash back, ha perso proprio il tema cruciale al centro della vicenda.

La prossima primavera saranno quarant’anni dall’arrivo di Goldrake in Italia e per prepararsi a questo importante appuntamento l’editore La Torre propone il monumentale saggio di Massimo Nicora C’era una volta Goldrake. Nelle oltre seicento pagine l’autore, che ha già raccontato i primi robot giapponesi prima di quelli di Go Nagai, esamina tutti gli aspetti relativi ad un anime che riprese archetipi della fantascienza occidentale, soprattutto quella legata alle invasioni aliene, arricchendola di tematiche quasi da dramma shakesperiano, grazie anche all’apporto delle animazioni di Shingo Araki, autore degli episodi più belli e tragici della saga.

Il libro ricorda anche il grande successo di Goldrake tra Italia e Francia, le polemiche sulla violenza reale o presunta, i difensori di una storia che alla fine riproponeva il tema dell’eroe declinato solo in maniera un po’ diversa, tra cui spiccarono nomi come quelli di Oreste del Buono, Gianni Rodari e Franco Cardini.

Allora, tra le altre critiche che furono mosse agli anime robottici ci fu quella che erano una moda passeggera, incapace di appassionare e rimanere davvero: niente di più falso, negli anni l’interesse per cartoni animati e fumetti giapponesi è cresciuto, è nata un’industria editoriale con varie traduzioni per tutti i gusti, ci sono stati e continuano ad esserci studi critici, sono nati eventi, mostre e convegni in tema, oltre che un fandom organizzato alle fiere e non solo.

L’unico campo in cui gli anime latitano è la televisione, che a meno di non avere Sky con il canale Man-Ga risultano spariti da una programmazione che non guarda più ai ragazzi come negli anni Settanta ma a pensionati e casalinghe con reality, soap, telenovelas e repliche di film non eccelsi visti mille volte. Ma lì si apre un altro capitolo, in ogni caso si può dire che in altri fronti, alla fine hanno vinto i robottoni di Go Nagai, o meglio gli appassionati che da questi sono stati ispirati.

Elena Romanello