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GAME OF THRONES “The Children” RECAP

Emozionante il finale della quarta stagione

Drammatico ed emozionante, l’ultimo, potente episodio della meravigliosa quarta stagione di Game of Thrones è una delle ore più ricche di tensione che la HBO abbia mai saputo regalare, dove azione, sentimento e giochi di potere si intrecciano tra loro, creando un costante e fiume di pathos che sfocia infine, quasi inevitabilmente, in un mare colmo di morte.

Dopo i due bellissimi episodi che hanno preceduto questo “The Children”, difficilmente ci si poteva aspettare un finale così pieno di carisma e saturo di tutti gli elementi che hanno contribuito nel corso di questi primi quattro anni di programmazione al successo di questa serie TV; e invece ecco che D. Benioff e D.B Weiss ci servono su di un piatto d’argento, dulcis in fundo, uno degli episodi più entusiasmanti e nel complesso migliori dell’intera serie, superando per eleganza e contenuti anche “The Mountain and the Viper”, dove il vendicativo Oberyn Martell veniva ucciso da Gregor Clagane, punto fino ad oggi più alto di questa stagione.

Ma procediamo con ordine, e dato che il titolo della puntata si riferisce alla trascurata story-line di Brann Stark - che ricordiamo in viaggio alla ricerca del Corvo a tre occhi -, proprio il Nord sarà il punto di partenza di questo ultimo recap di fine stagione.

Come sempre, occhio agli spoiler!

Dopo un lungo e pericoloso viaggio, Brann, Jojen, Hodor e Meera giungono finalmente al grande albero dai petali violacei che appariva nelle visioni di Jojen, e che ora si staglia in tutta la sua maestosità e poesia davanti ai loro occhi ancora increduli. Eppure, nonostante il traguardo sia ormai a pochi passi, qualcosa sepolto sotto la neve cerca di fermarli: delle mani spuntano fuori dalla distesa bianca che separa Brann e compagni dalla meta, e pian piano iniziano a sbucare uno dopo l’altro degli scheletri armati intenzionati ad ucciderli.

Meera riesce a combatterli, mentre Jojen è a terra, Brann non può usare le gambe e Hodor è assaltato da tre di questi mostri. Una scena magnificamente resa in CGI che dona al pubblico cinque abbondanti minuti di pura azione e suspance, al termine della quale il povero Jojen non riesce purtroppo a sopravvivere, e finito per pietà dalla sorella, viene dato alle fiamme grazie ai poteri di una misteriosa bambina accorsa in loro aiuto. Quest’ultima conduce i sopravvissuti dentro ad un incavo sotto il grande albero, dove Brann scoprirà che la vera natura del corvo a tre occhi è in realtà il corpo di un di anziano uomo imprigionato tra le radici dell’albero. Purtroppo, per ora, non ci è ancora dato di sapere chi sia, cosa voglia e perché abbia condotto il giovane Stark fino al suo cospetto, ma ci lascia per quest’anno promettendo a Brann di donargli la capacità di volare.

Intanto alla barriera, Jon Snow varca il cancello del tunnel e si presenta al cospetto di Mance Ryder, con la seria intenzione di ucciderlo anche a costo di sacrificare la sua stessa vita. Ma Ryder è si un bruto di nome, ma non di fatto, e a differenza del bastardo di Ned Stark è pronto a proporre un accordo di pace in cambio di protezione dietro la barriera: i veri nemici sono gli Estranei, e l’inverno sta arrivando.

Mentre però, traditosi con uno sguardo, viene scoperto l’intento omicida di Jon, un esercito di uomini a cavallo accerchia l’accampamento bruto da nord e da sud, uccidendo la maggior parte degli uomini di Mance e catturando quest’ultimo. L’esercito in questione è di proprietà - dato che è pagato con i soldi prestati dalla Banca del Ferro di Braavos - di Stannis, finalmente giunto in soccorso dei Guardiani della Notte, con Davos e Melisandre al seguito.

La stagione si chiude per il povero Jon sì con un aiuto tanto atteso quanto inaspettato, ma anche con il definitivo addio alla sua amata Ygritte, portata da Snow “nel vero Nord” (sotto suggerimento dell’ormai prigioniero Tormund) e data alle fiamme.

Passiamo ora ad oriente, a Meereen per l’esattezza, dove Daenerys continua ancora il suo “apprendistato” da regina. Al suo cospetto continuano a presentarsi gli schiavi liberati, per chiedere aiuto o consiglio. Uno di questi, in lacrime, porta tra le braccia il cadavere bruciato della figlia, uccisa da Drogon, il nero e più grande drago in possesso di Daenerys.

Per l’intera stagione è stato mostrato il comportamento sempre più violento e incontrollabile di Drogon, e dopo questa ennesima dimostrazione della sua pericolosità, Daenerys, seppur con il cuore colmo di dolore, prende una delle più difficili decisioni sin dall’inizio della serie: incatena i due draghi rimasti - Drogon è scomparso - nelle catacombe di Meereen, e con l’urlo dei due cuccioli che sembrano chiedere “perché ci fai questo Madre?” si chiude anche per Daenerys questa stagione, in effetti povera di contenuti se paragonata alle precedenti, ma comunque interessante.

Forse la troppa staticità delle situazioni e l’evolversi lento della trama sono andati ad incidere un po’ troppo profondamente sulla riuscita della story-line della Madre dei Draghi, facendo calare un po’l’interesse dei fan. Rimane comunque su un buon livello, mantenendosi organica e ricca di sentimento, con una Emilia Clark sempre bellissima e brava nella parte.

Duro colpo, invece, quello che ci riservano Arya e il Mastino.

A poche miglia dalla Porta Insanguinata di Nido Dell’Aquila, il duo più strano di Game of Thrones incontra Brienne e Podrick, i quali, dopo aver visto il Mastino, capiscono di aver trovato la figlia di Catelyn. Ovviamente Brienne cerca di convincere Arya dei suoi buoni intenti, ma Clagane si intromette, accusandola di essere al soldo dei Lannister e di non essere in grado di proteggere la giovane Stark.

Tra Brienne e il Mastino scoppia un violentissimo duello, dove spade, pugni e sassi porteranno alla sconfitta del Mastino, che cadendo da una rupe riporterà ferite che lo lasceranno incapace quasi di muoversi e prossimo alla morte.

Allontanatisi Brienne e Pod per ricercare Arya che sembra scomparsa, la ragazzina si avvicina al corpo del compagno morente, che ormai pronto ad abbracciare il suo destino le chiede di ucciderlo, senza però venire accontentato e anzi lasciato morire in agonia senza neanche un addio.

Arya, ormai sola, giunge in un porto dove chiede al capitano di una nave lì attraccata un passaggio verso la Barriera, ma al rifiuto dell’uomo, che afferma venire dalla città libera di Braavos, Arya estrae la moneta di ferro donatagli tempo addietro da Jaqen H’ghar e pronuncia le parole “Valar Morghulis” (Tutti gli uomini devono morire).

Il Braavosiano, quasi in soggezione, concede ad Arya un passaggio ed una cabina.

L’immagine finale di questa quarta stagione vede la nave diretta verso Braavos, con aria che corre verso la prua per scrutare l’orizzonte.

Ed infine, ciò che sta più a cuore a tutti i fan della serie: cosa accadrà a Tyrion?

Ad Approdo del re c’è aria di cambiamenti: Cersei affronta Tywin rivelandogli di non essere assolutamente intenzionata a sposare Loras Tyrell e che tutte le voci sul su di lei e Jamie erano vere, che lei ha in sostanza un rapporto incestuoso con il fratello e che l’intera stirpe generata da lei e di cui Tywin va tanto fiero è in realtà un’orrenda menzogna raccontata per anni.

Liberatasi di questo peso, ormai noncurante delle voci, dei sussurri e di occhi indiscreti, Cersei si abbandona con decisione e completamente al peccato, raggiungendo Jamie, riaffermandogli tutto il suo amore e consumando un rapporto sessuale con quest’ultimo.

A questo punto, forse con secondi fini, forse davvero solo per amore del fratello, Jamie, aiutato da Varys - davvero un Ragno Tessitore -, libera Tyrion e lo saluta affettuosamente consapevole che sarà un addio. Eppure Tyrion è combattuto e ha qualcosa in mente, e anziché prendere direttamente la via della libertà, si reca negli appartamenti del Primo Cavaliere, suo padre, dove vede una donna distesa nel letto: è Shae, che svegliatasi cerca di uccidere il suo ex-amante, ma Tyrion, in preda alla rabbia, al dispiacere e a chissà quante altre difficili e crudeli emozioni, strangola la sua amante.

Questo è il primo omicidio commesso da Tyrion, ormai privato di qualsiasi cosa. Non ha più amore, compassione, ricchezze o alcun titolo, è solo ciò che gli veniva rinfacciato e che ha sempre saputo di essere: un Folletto vendicativo pieno di acume e intelligenza, e deciso di sfruttare la sua vera natura, imbraccia una balestra e sorprende Tywin in una latrina.

La scena presenta un faccia a faccia dalla dimensioni emotive epiche, forse più smorzato rispetto alla controparte cartacea, ma comunque eccellente.

Tywin, notando la determinazione del figlio, cerca di convincere Tyrion dell’assurdità del gesto che vuole commettere, affermando che non avrebbe mai permesso che un Lannister venisse giustiziato, che Tyrion è ed è sempre stato suo figlio, e che sì, lo voleva morto, ma la determinazione con la quale è riuscito sempre a sopravvivere e ad andare avanti ha fatto crescere nel cuore di Tywin un sentimento di ammirazione e affetto.

Ma qualcosa in Tyrion si è spezzato e tutto ciò che aveva o amava non c’è più. Ormai brama solo vendetta, e così, confessato l’omicidio di Shae, e dopo che Tywin da poca importanza all’accaduto definendola “solo una prostituta”, Tyrion scocca la prima freccia, colpendo al petto il padre.

Tywin cambia completamente volto, questa volta parlando in modo sincero e ripetendo ciò che ha sempre detto a Tyrion, e cioè che in realtà non lo ha mai considerato come suo figlio, dando così l’input finale al povero Tyrion, che ormai spiegate le ali della rivolta emotiva, con fermezza ammette: “Invece si, sono proprio tuo figlio”.

Freccia dritta al cuore di Tywin. Fine dell’uomo più potente dei Sette Regni. A questo punto non resta che terminare la fuga aiutato da Varys, il quale, capito quanto commesso da Tyrion, decide di unirsi al Folletto nella stiva di una nave in procinto di salpare da Approdo del Re. In fondo, come recitava la tag-line della stagione, “Tutti gli uomini devono morire”.

Al prossimo anno con il recap di Game of Thrones de Il Quorum.

Luca Ceccotti