Comics Design INTERVISTE

Ale Giorgini si racconta tra illustrazioni, film e design.

Innanzi tutto grazie per avermi prestato un po del tuo tempo, so che sei molto impegnato in più fronti e che tra i tanti c’è anche il tuo progetto Illustri, parlaci di questo concorso e dellassociazione.

Associazione Illustri nasce sull’onda del grande riscontro della mostra da cui prende il nome che nel 2013 ha raccolto per la prima volta i lavori di 11 fra i migliori illustratori italiani: 160 opere esposte nella straordinaria cornice della Basilica Palladiana di Vicenza che in poco più di 20 giorni sono state viste da oltre 25 mila visitatori arrivati da tutta Italia. Un segnale, quello, che ci ha dato la spinta per far diventare quella mostra un festival biennale e per raccogliere lo straordinario patrimonio umano coinvolto nei nostri progetti, in un’associazione culturale aperta a tutti, professionisti e non. Il festival ha una specifica mostra dal titolo Saranno Illustri, un’esposizione che intende puntare i riflettori su giovanissimi talenti, quelli che ci piace pensare diventeranno i protagonisti dell’illustrazione italiana. Abbiamo deciso di affiancare alle scelte che ogni edizione vengono fatte dal nostro consiglio artistico, anche un concorso aperto ai giovani dai 18 ai 35 anni. I due vincitori entreranno di diritto nella selezione degli undici che esporranno le loro opere nell’edizione del 2017 del Festival. Partecipare è piuttosto semplice e tutte le informazioni si trovano sul nostro sito: illustrifestival.com

Altra bella novità è la tua lampada di design MOBI, dicci qualcosa di lei.

Mobi è un progetto nato in collaborazione con lo studio di design BrogliatoTraverso di Vicenza. Ci siamo conosciuti non molto tempo fa, credo proprio fra i corridoi di una delle mostre di Illustri Festival. Sono rimasti affascinati dal mondo dell’illustrazione e mi hanno chiesto di provare a pensare ad un oggetto di uso comune, una lampada da comodino. Ma di farlo come se fosse un’illustrazione, realizzando cioè qualcosa che raccontasse una storia. E quale migliore storia se non una favola visto che dal comodino quella lampada avrebbe dovuto dare la buonanotte. Da lì è nata l’idea di Mobi, una balena che, una volta accesa, lascia scorgere il piccolo ospite che la abita. Mi sono divertito molto a immaginarla, disegnarla e a lavorare fianco a fianco ad Alberto e Federico dello studio BrogliatoTraverso per riuscire a dare forma ai miei disegni su carta. La lampada è stata poi prodotta da Myyour, azienda padovana che ha creduto nel progetto e lo ha concretizzato.

Ho letto da qualche parte che dal punto di vista accademico non hai avuto vita facile, linsufficienza in arte alle scuole medie e la scuola per geometri poi Come si fa ad indirizzare bene se stessi, come alla fine hai fato te da autodidatta, nonostante un destino apparentemente sfigato?

Probabilmente quell’insufficienza è stata la cosa migliore che potesse succedermi: mi ha costretto a crearmi il mio personale percorso. Ho sempre voluto fare quello che faccio oggi e quindi credo che sia la passione il vero segreto. Se vuoi con tutto te stesso raggiungere un obiettivo, i sacrifici non pesano e il tempo passato a sudare per costruire qualcosa trascorre con più facilità.

Il tuo stile è stato definito ( da gente che sicuramente ne capisce più di me) geometric retrò style, ti ritrovi in questa definizione della tua arte?

Sì, assolutamente. Perchè incarna le due caratteristiche essenziali: una forte influenza rispetto a letture e visioni retrò della mia infanzia e un’approccio “geometrico” e rigoroso nel tradurle, sicuramente dovuto al percorso di studi che ho seguito e cioè l’istituto per geometri e dalla mia prima lunga esperienza di lavoro (15 anni come graphic designer). Il mio segno non nasce a tavolino, non è stato frutto di calcoli. Ma con il senno di poi mi ci rivedo: la spensierata e a tratti folle estetica vintage dei cartoni animati degli anni 60-70, tradotta da un occhio che per molto tempo è stato abituato a scomporre il mondo in planimetrie o griglie grafiche.

Indagando un po mi sono resa conto che sei apprezzatissimo e giustamente molto quotato allestero, ma meno valorizzato in Italia, è solo una mia impressione? O essere giovani ed innovativi in Italia non è così difficile come sembra?

Come molti miei colleghi ho dovuto passare per il battesimo oltreoceano, prima di riuscire a ritagliarmi uno spazio nel mercato anche qui in Italia. Qui facciamo sempre fatica a scommettere sul nuovo e a dare un’opportunità a chi non ha ancora un curriculum “certificato”. Siamo il Paese del “richiediamo minimo 2 anni di esperienza”. E quell’esperienza molto spesso la si fa all’estero, perchè fuori dai nostri confini è più facile trovare chi è in grado di non lasciarsi spaventare dal futuro. Per me è stato così: solo dopo essere stato “sdoganato” da qualche collaborazione prestigiosa sono riuscito ad avere credibilità anche qui in Italia.

Da appassionata cinefila ti ho scoperto, circa 5 anni fa, grazie alle tue illustrazioni di film culto. Come è nata lidea? E come riesci a catturare lessenza di un film e dei suoi personaggi rendendo riconoscibili le tue opere al primo colpo docchio?

Sono appassionato di cinema e mentre studiavo e perfezionavo il segno grafico con cui oggi lavoro, mi è sembrato naturale unire le due cose: approfondire il mio nuovo approccio stilistico realizzando qualcosa di concreto, come un poster cinematografico o la veduta di una città. Cose che poi ho fatto realmente e sono diventate, pur essendo progetti personali nati nella mia “cameretta”, il megafono che ha innescato un tam tam mediatico attorno al mio lavoro.

Qual è un film che non hai ancora illustrato e che ti piacerebbe realizzare?

Ho una lunga lista di film che sono in attesa. Ma il tempo a disposizione è sempre meno, perchè rispetto a qualche anno fa i progetti su cui sono impegnato sono davvero molti. In quella lista ci sono alcuni dei miei film preferiti dei quali prima o poi realizzerò il poster: Beetlejuice, Monsters & Co, Hollywood Party se devo citarne alcuni. Ma se devo dirla tutta, mi piacerebbe che un giorno mi venisse commissionata una vera locandina di un film.

Parliamo un po’ di musica, ti capita mai di ascoltarla mentre crei? In caso, cosa ti piace ascoltare?

Sì, la musica accompagna buona parte della mia giornata. La spengo solo quando devo scrivere o concentrarmi su un’idea: allora preferisco il silenzio. Ma nel resto della giornata posso ascoltare di tutto. Spotify da questo punto di vista è il mio strumento preferito: a seconda del momento della giornata, del mio umore, delle condizioni meteorologiche o anche del tipo di progetto su cui sto lavorando, decido il tipo di musica da ascoltare. Non ho davvero un genere che prediligo: mi capita di passare ore a curare dettagli delle mie immagini ascoltando musica classica o di lavorare alla realizzazione di sketch a matita con l’elettronica, posso colorare un’illustrazione con Ten dei Pearl Jam in sottofondo o con un Blue Notes di Miles Davis. Ascoltare solo un genere mi annoierebbe da morire.

Se avessi la possibilità di collaborare ad un progetto con qualcuno dei tuoi colleghi illustratori, con chi ti piacerebbe poter lavorare?

Ho avuto la fortuna di lavorare insieme a tanti, tantissimi colleghi nel corso degli anni. Disegnatori che hanno influenzato il mio lavoro e che oggi sono diventati amici. Da questo punto di vista mi ritengo davvero molto, molto fortunato. Ho già dei progetti che svilupperò nei prossimi mesi che vedranno coinvolti altri disegnatori. Ma per esperienza, ho sempre trovato molto stimolante collaborare con chi non fa il mio lavoro: un punto di vista completamente esterno al mio settore può diventare davvero fonte di autocritica e - di conseguenza - crescita.

Oltre ai film spero ti appassioni anche la letteratura, perché mi occupo proprio di una rubrica di questo genere, se fossi il personaggio di un libro chi saresti?

Sono molto legato al Barone Rampante di Italo Calvino. Quindi ti rispondo che mi piacerebbe essere Cosimo, il protagonista del libro.

Francesca Romana Piccioni