Storia

Gli artisti più antichi erano donne?

Recenti studi dell’archeologo Dean Snow confermerebbero tale ipotesi

Un recente studio sulle pitture rupestri di età preistorica compresa tra i 40000 e i 12000 anni fa ribalta l’opinione corrente riguardo gli artisti più antichi del mondo. Sembrerebbe infatti che i primi artisti, pittori e incisori del Paleolitico Superiore, non furono uomini cacciatori come ha sempre tramandato la letteratura scientifica, bensì donne che partecipavano in prima persona anche alle attività venatorie dell’epoca.

L’autore dello studio i cui risultati sono stati resi pubblici alla fine del 2013 è l'archeologo Dean Snow, docente della Pennsylvania State University. Egli ha effettuato le sue analisiapprofondendo il lavoro di John Manning, un biologo britannico che aveva scoperto che la lunghezza delle dita stabilisce una distinzione tra uomini e donne. L’anulare è più corto dell'indice nelle mani di una donna mentre nell’uomo l’anulare è più lungo. A partire da questo postulato, Snow ha studiato una delle aree con più pitture rupestri al mondo, quella tra la Francia Sudoccidentale e la Penisola Iberica Settentrionale.

In queste pitture tra gli elementi ricorrenti vi sono i celebri contorni di mani realizzati con la tecnica a stencil. L’archeologo ha isolato un campione di 32 calchi e li ha analizzati attraverso un algoritmo di sua concezione capace di stabilire se la mano appartenesse ad un uomo o a una donna con un margine di accuratezza del 60%. Un indice di precisione non certo sufficiente a sostenere una rivoluzione copernicana, ma la fortuna ha soccorso Snow, perché venti milioni di anni fa le differenze fisiche tra uomo e donna erano molto più marcate rispetto a quelle di oggi. Ad ogni modo le analisi hanno permesso di determinare che 24 delle 32 mani, ovvero il 75%, appartenevano a donne.

Alcuni studiosi però rimangono scettici. Qualche anno fa, il biologo evoluzionista R. Dale Guthrie aveva condotto uno studio simile su alcune impronte di mano del Paleolitico. Il suo lavoro, basato principalmente sulle differenze nella larghezza del palmo e del pollice, faceva supporre che la maggior parte delle impronte appartenessero a degli adolescenti.

Altri studiosi ritengono, invece, che la ricerca sia interessante e si avvalga di prove convincenti.

Tuttavia, tutti sono concordi sul fatto che il nuovo lavoro sollevi più domande che risposte. Perché le donne avrebbero dovuto dedicarsi all’arte? Crearono solo impronte di mani o furono autrici anche del resto dei dipinti?

Questo tipo di analisi può essere applicata anche nel caso di artisti neandertaliani? Tutte queste questioni restano in ogni caso aperte.

Cinzia Colantoni