Storia

ENRICO VIII, un caso clinico dietro il Re Tudor

Gli squilibri mentali e la trasformazione del Re furono dovuti a dei traumi riportati alla testa, simili a quelli subiti dai giocatori di Football Americano

Enrico VIII non ha sicuramente mai giocato nell’NFL, tuttavia una ricerca pubblicata da uno staff di Neurologi della Yale Medical School e apparsa sul Journal Of Clinic Neuroscience, afferma che gli squilibri mentali e la trasformazione del Re in uno spietato tiranno siano dovuti a dei traumi riportati alla testa, simili a quelli subiti dai giocatori di Football Americano.

Il capo ricercatore Arash Salardini ha rilasciato una nota sul sito dell’Università: “E' interessante pensare che la storia europea potrebbe essere cambiata per sempre a causa di un colpo alla testa”.

Le note storiche sul sovrano descrivono Enrico come un ragazzo “allegro e spensierato”; dopo le sue numerose cadute dovute alla pratica di molto sport, il Re avrebbe cominciato a soffrire di molti disturbi quali: amnesie, insonnia, sociopatia e manie di controllo.

Tutti i dati, anche clinici vengono da un’attività molto accurata svolta da Salardini, Qaiser e Fazle Hakim Saijad.

Molti sono gli esempi di infortuni avuti: nel 1536 il monarca a causa di un colpo rimase incosciente per oltre 2 ore.

Tutti questi traumi avrebbero portato, secondo i ricercatori, delle lesioni cerebrali al Re; dal 1531 le emicranie per lui si fecero costantemente più forti.

Gli scatti di rabbia sono probabilmente dovuti da amnesie subcorticali causate dalle continue contusioni.

Anche per la sua fama di donnaiolo ci furono gravi contraccolpi, già nel secondo matrimonio con Anna Bolena sono attestati problemi come deficit dell’ormone della crescita e ipogonadismo.

È la prima volta in cui viene effettuata una ricerca clinico/ storica su Enrico VIII ma i risvolti sugli studi di questa tipologia di traumi possono essere importanti per la medicina sportiva, già negli ultimi anni molte federazioni di vari sport come il football hanno preso importanti precauzioni per evitare agli atleti traumi del genere.

Gianluigi Marsibilio