Uno degli eventi più attesi dell'edizione appena trascorsa della fiera romana della piccola e media editoria Più libri più liberi, è stato senza dubbio l'incontro con Andrea Camilleri e la presentazione del suo ultimo romanzo Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano.
In una sala Diamante gremita di lettori, addetti stampa e curiosi, che dopo ore di fila e attesa hanno dovuto "battibeccare" con gli addetti alla sicurezza per entrare e assistere, lo scrittore siciliano ha presentato la sua ultima fatica rispondendo alle vivaci e pungenti domande di Chiara Valerio.
Un incontro entusiasmante e un Andrea Camilleri divertente, irriverente, dinamico, ma a tratti anche profondamente riflessivo che hanno davvero giustificato la calca e fatto serenamente accettare il clima da rissa che hanno preceduto l'ingresso del padre di Montalbano.
La prima domanda posta dalla scrittrice scaurese è stata "A che età è nato Montalbano e a che età nascono i personaggi dei romanzi?" l'autore ha replicato che il suo Montalbano "dovrebbe, secondo l'università di Cagliari, essere nato nel 1950 e facendo un po' di conti, dovrebbe essere nato a 44 anni essendo stato partorito nel 1994", ha però aggiunto - dopo uno scherzoso excursus sul diario scritto da un personaggio realmente appena nato - che i personaggi nascono quando gli scrittori li partoriscono e non c'è una regola fissa.
In seguito sono stati affrontati i temi della giustizia e della legge e il loro rapporto sia con Camilleri, sia con Montalbano , cui "non interessa il colpevole, ma la verità o almeno una verità plausibile. Non è il modo giusto di agire ma Montalbano è fatto così". Per quanto riguarda la questione del movente, Camilleri è convinto che in qualsiasi azione umana "c'è sempre un movente, magari cambia in corso d'opera, ma c'è. Il delitto gratuito, senza movente, non esiste." Anche un folle che uccide qualcuno per strada "ha un movente: quello di soddisfare il suo istinto in quel momento."
In seguito è stato chiesto se, durante la scrittura dei romanzi di Montalbano, venga prima il come o il perché di un reato e Camilleri ha risposto descrivendo il processo che porta alla nascita dei suoi libri: "I romanzi di Montalbano nascono, nel 99% dei casi, da un fatto di cronaca nera da me letto e memorizzato, magari anche vent'anni fa, poi arricchitosi di dettagli inventati". Camilleri infatti sostiene di essere "privo di fantasia nell'inventare delle vicende ex novo" e che sono pochi i suoi romanzi inventati del tutto: in quel caso il romanzo "nasce da un'immagine fortissima, quasi cinematografica, che mi ha particolarmente colpito".
In seguito si è parlato del divertimento che comporta la scrittura, dell'infanzia "piena di cose" di Camilleri e della memoria delle cose che, nei romanzi gialli, come nella vita reale "svolge un ruolo fondamentale nella soluzione dei problemi del presente ed è importante andare ad annusare".
L'ultima domanda posta da Chiara Valerio è stata: "È sempre meglio conoscere più cose possibili?" e, dopo aver risposto "A seconda, di alcune cose si preferirebbe sapere il più possibile, mentre di altre il meno possibile, come le grandissime fetenzie del nostro paese", Camilleri ha effettuato una riflessione sul senso di fallimento che prova, a quasi 90 anni, pensando al futuro del nostro paese: "La mia gioventù, considerando che avevo 18 anni nel 1943, è coincisa con un momento di grande rinascita delle speranze italiane. Invece adesso, che sono alla fine della mia vita, mi trovo di fronte a questi enormi interrogativi che riguardano l'avvenire dei miei nipoti e del nostro paese. La mia generazione non ha capito quando battere i pugni sul tavolo ed è responsabile di una cosa gravissima: non aver assicurato un futuro ai propri nipoti. Sarebbe doveroso un risveglio e soprattutto abbandonarsi meno al corso delle cose."
Cinzia Colantoni