Psicologia e Sociologia

Ah, ces Ritals! L’eterno rapporto di odio-amore tra Italia e Francia

Dalle rivalità storiche, fino alla testata di Zidane, alla guerra del vino, alle più recenti schermaglie, tra due popoli vicini e “cugini”…

Berlino, 9 Luglio 2006. Al ‘5 minuto del secondo tempo supplementare, il fuoriclasse francese di origini algerine Zinedine Zidane (considerato il più grande calciatore europeo degli ultimi trent’anni) sferra un testata vigorosa al petto del difensore azzurro Marco Materazzi che crolla a terra in meno di un secondo. Il quarto uomo avverte l’arbitro del “fattaccio” e con il supporto discusso della prova-video, il transalpino viene espulso, macchiando e non poco (considerato che si trattava della sua ultima partita) una carriera straordinaria.

Dopo quasi 1 anno, si vennero a sapere le “paroline” davvero poco raffinate di Materazzi verso l’avversario, frasi, come dirà lo stesso calciatore italiano, generate da un atteggiamento arrogante e spocchioso di Zidane (mentre lo stava marcando il francese avrebbe detto all’ex interista “Se vuoi la mia maglia, te la do a fine partita”). Quell’evento, nonostante si trattasse solo di uno sport, stravolse l’Esagono. Furono “convocati” esperti di labiale che inizialmente tirarono fuori il solito insulto razzista (che in realtà non ci fu mai stato come ribadì anche Zidane). Un avvocato francese si batté perché la partita si rigiocasse in quanto la prova video era da considerarsi non valida.

A parte la finale thrilling di quel Mondiale, (alla pari almeno di quella dell’Europeo del 2000, quando a quattro minuti dalla fine, Wiltord pareggiò la rete di Delvecchio, con Trezeguet che ci diede il ko definitivo privandoci di un titolo che sembrava già conquistato), una certa “ossessione” francese per la Penisola esiste almeno dalla fine del 1500 (senza tirare in ballo la guerre tra Galli e Romani), quando i vari imperatori francesi (da Carlo VIII a Francesco I) desiderosi di impossessarsi di una gran fetta dell'Italia Settentrionale intesserono alleanze con i Papi della dinastia dé Medici.

Quindi, alleati nella Prima Guerra Mondiale ma avversari dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini agli inizi della Seconda, con la soddisfazione di aver sconfitto l’esercito francese; soddisfazione molto piccola, in realtà, in quanto la resistenza d'oltralpe era già stata notevolmente indebolita dall’inarrestabile avanzata tedesca.

Celebre fu, poi, la disfida di Barletta, nel 1503 durante la Battaglia di Cerignola, avvenuta tra Andria e Corato quando 13 cavalieri italiani e altrettanti francesi si affrontarono con la vittoria finale dei primi.

Tuttavia, non possiamo dimenticarci anche delle volte in cui i “cugini” ci aiutarono in modo determinante, come nella battaglia di Magenta del 4 Giugno del 1859, quando alleati dei Piemontesi sconfissero l’esercito austriaco (superiore come numero ma in declino da tempo). Avvenimento cruciale questo, in quanto portò ad una affermazione del Piemonte in un’Italia ancora divisa; affermazione che risulterà essere l'elemento chiave per l’unificazione (discussa e sofferta) del Paese due anni dopo.

E a proposito di Storia, è curioso sottolineare il fatto che in Francia sono presenti più di 4 milioni di cittadini con cognomi di origine italiana secondo uno studio dell’Università della Sorbona. Una presenza che ebbe origine nel Rinascimento e che culminò in un vero e proprio esodo di massa verso il paese d'oltralpe soprattutto dopo l’unificazione del 1861 avvenuta anche attraverso una “piemontizzazione”, forzata e in molti casi violenta soprattutto nel Sud.

Altri picchi di emigrazione, ma di intensità minore rispetto a quello di fine ‘800-inizi ‘900, si ebbero con la presa del potere da parte del Fascismo, e con la conseguente fuga di molti intellettuali di sinistra, quindi successivamente a seguito della sconfitta dell’Italia nel secondo conflitto mondiale e nel dopoguerra sino al boom economico degli anni ’60. Tuttavia, in breve tempo, a causa anche del fenomeno che per decenni fu continuo e corposo, nacque tra la popolazione francese un atteggiamento razzista e di intolleranza verso gli Italiani.

I nostri connazionali venivano definiti nei paesi francofoni “Ritals”, un termine dispregiativo appartenente all’argot (linguaggio slang), derivante dalla difficoltà di pronunciare la “r” alla francese. Molti di loro subirono numerosi episodi di violenza, alcuni dei quali degenerati nel sangue, di cui il più grave è la cosiddetta mattanza di Aigues-Mortens; un accadimento avvenuto nel 1893, quando la popolazione locale assalì i nostri lavoratori in quanto impiegati maggiormente per via di salari più bassi. Nella rappresaglia morirono 50 italiani.

La storia francese è stata sempre caratterizzata da personaggi di origine italiana che hanno rivestito un ruolo di primo piano. Basti pensare al cardinale Mazzarino, originario di Pescina, il quale divenne il ministro più influente (e discusso) sotto il regno di Luigi XIV oppure il simbolo per eccellenza della Grandeur francese (insieme al “Re Sole” Luigi XIV) ossia Napoleone Bonaparte, Corso, ma con avi provenienti dalla Toscana. In qualunque settore della vita francese, dall’economia, alla politica, passando per le arti, musica e cinema, si possono trovare facilmente cognomi italiani.

Ma la rivalità tra i due paesi ha riguardato anche aspetti culinari. Meglio una dieta mediterranea, ricca di sapori e colori e giustamente abbondante oppure quella più selettiva e “raffinata” (come dicono loro), elegante e di conseguenza più centellinata appartenente ai cugini? Mah, entrambi i paesi sostengono ovviamente i loro piatti ma i francesi considerano la nostra offerta forse ancora troppo “popolare” e di massa e (assolutamente in maniera errata e superficiale) legata al duo pasta-pizza, non conoscendo o non volendo approfondire la ricchezza e la varietà tipica dei nostri piatti. Mentre noi giudichiamo, altrettanto in maniera frettolosa la loro cucina criticando l’uso eccessivo di creme e contorni.

Ovviamente il vino è stato oggetto della grande competizione tra i due paesi, con sorpassi continui l’uno sull’altro, ma negli ultimi anni sembra consolidata la nostra superiorità soprattutto negli Stati Uniti. E poi c’è il cinema, con la rivalità tra Cannes e Venezia, con la competizione che riguarda più Oscar vinti per un paese non di lingua inglese (13 o 14 secondo alcune statistiche per l’Italia, 12 per la Francia).

Ma perché i Francesi non tollerano avere, in qualunque campo, una posizione di inferiorità nei confronti degli Italiani? Beh, perché ci vedono ancora con gli stessi stereotipi (molti fondati) utilizzati verso gli emigranti italiani del secolo scorso. Attaccabrighe, tendenti all’inganno e al broglio, chiacchieroni e indolenti. Con queste caratteristiche, risulta quasi impossibile per i “cugini” vederci primeggiare in qualche campo (pochi per la verità), ma soprattutto primeggiare su di loro.

E noi, cosa ci dà sui nervi quando si tratta di Francia?

Su tutto, la loro arroganza di voler essere sempre i migliori di tutti, anche quando sfacciatamente non lo sono. Ma in fondo ci ammiriamo e siamo attratti gli uni dagli altri.

Apprezziamo (con un po’ di invidia) il loro Welfare, tra i più avanzati d’Europa con il sostegno massiccio alla famiglia, e non solo in merito di una minore e più attenta tassazione. Ma anche agevolazioni per bambini che fanno sport, ingressi gratuiti in palestre e piscine sino a una certa età, infrastrutture nettamente superiori alle nostre, salari da sempre più elevati, una stabilità politica che da noi è sempre assente almeno sino ad ora e siamo affascinati dalla lingua francese emessa dalle labbra di una donna. Ma c’è anche qualcosa di noi che i francesi amano. Sono attratti dalla nostra creatività e dal nostro modo (unico) di vivere la quotidianità. Certo, niente a confronto di ciò che invidiamo noi ma non siamo e non saremo mai un popolo totalmente “indifferente” ai loro occhi e viceversa.

Luca Prete