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Videogame e realtà virtuale: una lunga storia

La liaison amorosa tra videogiochi e realtà virtuale ha, come tutte le storie romantiche, incontrato alti e bassi nella sua lunga vita. Le aspettative fin dall’inizio sono state tante, alimentate di certo dall’immaginario cinematografico che a partire da film più o meno riusciti ha contribuito a immergere lo spettatore in universi alternativi fatti di bit e cavi coassiali. Come non ricordare a questo proposito il Tagliaerbe diretto da un visionario Brett Leonard. Oppure i vari Tron che hanno alimentato le nostre fantasie sulle prossime introduzioni nel campo della realtà virtuale.

Ma tornando alla realtà, quella vera, dove sviluppatori e ricercatori devono confrontarsi con i limiti imposti dallo sviluppo tecnologico attuale, possiamo partire da un quasi misconosciuto Nintendo Virtual Boy che ha inaugurato l’epoca delle console virtuali nell’ormai lontano 1995. L'azienda nipponica introdusse sul mercato un preistorico visore 3D che grazie a un sistema basato sul fenomeno della stereoscopia dava un’impressione piuttosto vaga della tridimensionalità di quello che vedevamo. Non fu un successo, ma anzi un flop che però non ha impedito alla Nintendo di centrare colpi clamorosi come Pokemon Go che pur non trattandosi di VR ha aperto la strada, nel mondo dei videogame, all’altrettanto affascinante settore dei giochi per realtà aumentata.

Oggi la relazione amorosa tra videogame e realtà virtuale è diventata, come in ogni storia che si rispetta dove i colpi di scena sono sempre in agguato una sfida a tre: Oculus Rift, HTC Vive e Playstation VR. Sono questi i tre protagonisti assoluti del mercato virtuale dedicato ai videogame.

Eppure non sono i soli ad aver sviluppato sistemi basati sulla realtà virtuale nel campo dei giochi. Ad aver abbracciato in un’ottica di rinnovamento e potenziamento della loro offerta ludica, ci sono anche le software house del gaming. Realtà ormai affermate nel settore hanno rinnovato la loro offerta per distinguersi sul mercato grazie agli innovativi strumenti della realtà virtuale. Ecco allora che possiamo assistere a partite di calcio virtuali, tennis virtuale e tanti altri sport con un'impressione di realismo che eguaglia in una certa misura quella dei tornei e della partite reali.

Perché i giochi sviluppati per la realtà virtuale mirano proprio a questo, a dare un'impressione sempre più accentuata di realismo, eppure proprio questo aspetto sembra essere uno dei limiti intrinsechi degli attuali dispositivi di realtà virtuale.

I primi i tentativi i questo senso, con i visori sviluppati da Oculus e Valve producevano effetti collaterali come la nausea, perlomeno in alcuni giochi d’azione, visto che mentre il nostro cervello aveva la sensazione di muoversi nello spazio, il corpo era inchiodato alla poltrona. I successivi visori VR e gli sviluppatori di giochi in particolare, hanno superato in parte il problema grazie a un miglioramento tecnologico e a nuove dinamiche di gaming. Il teletrasporto all’interno di un gioco ad esempio, permette di spostarsi istantaneamente da un punto all’altro dello spazio sopperendo in tal modo al problema senza danneggiare troppo la storia. Dall’altro lato i nuovi visori VR stand alone su cui Oculus e HTC stanno puntando sopperiscono alla limitazione di mobilità facendo a meno delle ingombranti console e dei fastidiosissimi cavi di collegamento.

Si tratta ovviamente di esperimenti, visto che nel campo attuale della realtà virtuale sembrano non esserci regole precise da seguire, sia in fatto di dispositivi che di meccaniche di gioco. Nella puntata di Joypad che fa il punto sulla realtà virtuale Matteo Bordone, Francesco Fossetti e Alessandro Zampini si interrogano proprio su questi aspetti.

Il successo clamoroso di titoli come Resident Evil 7, estremamente avvincente per realtà virtuale non è però gioco esclusivo per VR, visto che è disponibile anche in versione tradizionale. L’elemento essenziale nella lunga storia tra videogame e realtà virtuale è il fatto che giochi pensati appositamente per essere giocati in VR non sono stati ancora creati e le meccaniche di gioco, così come la narrazione interna ai videogame attualmente presenti sul mercato risponde ancora alle logiche tradizionali.

Certo un titolo come The Last of Us per PS VR ha segnato un’importante punto di svolta, sviluppando un’idea nuova di narrazione interattiva. Stesso discorso per un titolo come Lone Echo creato dal team di Ready at Dawn ed esclusiva dei dispositivi Oculus Rift. L'immersività del gioco segna un passo avanti nel campo dei videogame in VR. Si tratta infatti di una stupefacente avventura a gravità zero che propone un approccio nuovo ed estremamente seducente a tutti gli appassionati di realtà virtuale.

La storia non è ancora finita, come avrete capito, visto che il mondo della VR sta muovendo proprio adesso i suoi primi significativi passi e il futuro è ancora tutto da scrivere.