Nel nostro immaginario l'uomo di Neanderthal è generalmente rappresentato come una versione "scimmiesca" di noi "Sapiens", capace di comunicare attraverso una voce (più che altro grugniti) dal tono greve e basso.
Ma ora una ricerca svolta tra Stati Uniti, Inghilterra, Australia e Francia ribalta questa nostra vecchia credenza.
Da scoperte fossili, infatti, emerge che l'osso ioide (un piccolo osso a forma di ferro di cavallo che si trova nella gola e che sostiene la radice della lingua) unito alla particolare composizione scheletrica del Neanderthal avrebbe consentito l'emissione di suoni molto più acuti, più simili alle emissioni sonore di un soprano.
Questo è stato sospettato fin dalla scoperta del 1989 di uno ioide di Neanderthal che assomiglia a quello di un uomo moderno. Ma ora, tramite la modellazione al computer si è dimostrato che questo osso consentiva ai nostri antenati di comunicare e "parlare" in un modo molto simile a come facciamo noi.
Un team internazionale di ricercatori ha analizzato l'osso della gola del Neanderthal utilizzando l'immagine radiografica in 3D e la modellazione meccanica. Questo modello ha permesso al gruppo di vedere come si comportava lo ioide in relazione alle altre ossa circostanti. Stephen Wroe, della University of New England, Armidale, NSW, Australia, ha dichiarato: "Possiamo dire che questo è un passo in avanti molto significativo: mostra che lo ioide non solo assomiglia a quello degli umani moderni, ma è stato usato con una funzione molto similare".
In conclusione il Neanderthal, era probabilmente in grado di comunicare verbalmente in maniera più complessa di quanto immaginavamo e la sua voce era più simile a quella di un soprano, che non a quella di un greve animale.