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L’iperrealismo di Robin Eley

Opere minuziose che si stenta a credere di trovarsi di fronte ad un quadro

Ho provato ad esplorare la percezione dell’isolamento nel mondo moderno: il telo di plastica è il simbolo.

Robin Eley

 

“Non ci posso credere, non può essere vero! Queste sono fotografie, non quadri!”, ho pensato la prima volta che ho osservato le opere di Robin Eley, giovane artista iperrealista di origine Londinese, trapiantato in Australia, considerato nel suo genere un maestro.

Eley dipinge le proprie opere con la tecnica ad olio su materiali quali la tela di lino ed il legno, riuscendo a ricreare perfettamente l'illusione della realtà, in maniera tanto precisa e dettagliata che al primo colpo d'occhio sembra di trovarsi di fronte a delle riproduzioni fotografiche; e alcuni quadri sono così aderenti al vero, che anche guardandoli a fondo, più volte, si stenta a credere di trovarsi di fronte ad un "semplice" dipinto.

La perizia tecnica è incredibile: ogni luce, ogni ombra sui corpi raffigurati ed ogni sfaccettatura dei materiali (alluminio e plastica) sono elementi riprodotti in maniera perfetta, per non parlare poi delle trasparenze dei cellofan che avvolgono le figure.

In teoria replicare questo tipo di riflessi è cosa quasi impossibile ma Eley c'è riuscito con una perizia senza eguali: impiegando tra le due e le dieci settimane in media per portare a termine i propri lavori, esposti con successo in una recente mostra alla Hill Smith Gallery di Adelaide, in Australia; con collezionisti giunti da tutto il mondo per ammirare ed acquistare le sue opere.

Matthew Baley

ROBIN ELEY MOSTRA LA SUA INCREDIBILE TECNICA: