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Il Vino e i Sogni, il quinto video del progetto musicale Belle Époque

Quinto appuntamento questa settimana con Belle Époque, ed il nuovo video estratto dal nuovo progetto musicale e visivo di Emanuele Scataglini: parliamo in questo caso di Il Vino e i Sogni.

LA TRAMA

Emanuele Scataglini ha immaginato di essere un cittadino di Parigi, Messieur Arnould Vanvitell: una sera entra all’Unicorne, un locale di Montmartre e si innamora della ballerina Sophie; assiste allo spettacolo del Grande Rastelli, vede le opere dei grandi, si perde nel vino e nel gioco. La Ville Lumiere lo consuma e al contempo lo fa sentire vivo.

ALCUNE DOMANDE AI PROTAGONISTI:

EMANUELE SCATAGLINI:

- Emanuele parlaci di questo brano,  come si inserisce nel progetto Belle Époque?
Questo brano è quello più vicino alla poetica di Baudelaire soprattutto di quella sezione dei Fiori del male dedicata agli ubriachi. La canzone, infatti confronta il mondo dei sogni, l'onirico con la fuga dalla realtà causata dall'alcool. Si tratta, come nell'autore francese, di una trasposizione simbolica, poetica; una fuga dal concreto per entrare in un universo di possibilità  creative.

Rispetto ad altri autori famosi, come Capossela o Guccini, io non racconto la vita nelle osterie o nelle balere e nemmeno realmente quella degli ubriachi, quello che mi interessa è mettere l'accento sul confronto tra vita sognata, desiderata e vita reale.

Un altro elemento presente nella canzone è rappresentato dal rapporto di amore e odio per Parigi che stimola i sogni, ma allo stesso tempo reprime e schiaccia il singolo. Anche questo si trova nelle opere di Baudelaire e rappresenta il conflitto contemporaneo tra l'uomo e la metropoli.

Musicalmente poi trovo molto incisivo il dialogo tra  la melodia vocale e la frase in assolo del violino: sono frasi diverse ma complementari. Mitia Maccaferri interpreta questo brano con una grande maturità. Lui è un giovane artista con una sensibilità innata per la canzone.

Per ciò che concerne il video mi sono affidato alla performance di Gabriele Reboni, un grande interprete. Avevo visto questo suo numero di clownerie in uno spettacolo dal vivo; è perfetto per il brano: non ripete il testo, ma lo completa lo commenta. Anche nella sua azione vi è  dualità come nella canzone, vecchio giovane, personaggio reale ed immaginario.

GABRIELE REBONI:

- Gabriele puoi parlarci della tua performance nel video?
La performance che accompagna questa canzone lega insieme tre elementi fondamentali e significativi del mio percorso artistico: la maschera più piccola del mondo, Philippe il mio pupazzo nonché compagno di avventure e il sogno.

Il mio incontro con questo tipo di clown nasce ormai 10 anni fa in accademia, ed è stato amore a prima vista, questa maschera, la più piccola al mondo ti costringe a eliminare tutte quelle sovrastrutture che si sviluppano nel tempo chiedendoti di appellarti alla tua infanzia, con tutte le paure che si potevano avere ma soprattutto ti chiede di riscoprire lo stupore nel vivere la realtà.

Uno stupore semplice che nasce da te e che in qualche modo vuoi condividere con chi ti guarda. E inoltre la maschera del clown ti impone di non “fare” ma di “essere”, che è un tema meraviglioso su cui non mi dilungo.

Philippe è anche lui un altro incontro meraviglioso, l'ho costruito tempo addietro sotto la guida di Natacha Belova, e dargli vita è veramente una magia inaspettata e strana che si vive in prima persona ma che osservi anche negli occhi stupiti di chi in quel momento ti guarda. Condividi con lui parte del tuo corpo ed è essere due cose distinte mentre allo stesso tempo ne sei una sola è molto particolare. A livello emotivo significa tanto perché porta con sé il ricordo dei miei due nonni nella loro capacità di essere presenti, sempre, nello stare a qualsiasi gioco anche quello di mettersi un naso rosso per strappare un sorriso, soprattutto quando si accorgevano che le cose non andavano bene.

E infine il sogno che è per me il luogo della creazione dove tutto può accadere basta saperlo immaginare. Ecco questa breve performance non è altro che l'improvvisazione che nasce da tre cose che ritengo essenziali per me come attore.

HANNO PARTECIPATO AL PROGETTO

Gabriella Favaro, Simona Daniele, Mitia Maccaferri, Renato Spadari, Marta Pistocchi, Stefano Sergeant, Valentina Sgarbossa, Barbara Rosenberg, Andrea Brunetto, Erica Meucci, Andrea Ferrari, Alice Brizzi, Gabriele Reboni.