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Elena Torre e La Maledizione del Nome [RECENSIONE LIBRO]

Piove sulla darsena di Viareggio mentre il Commissario Biagini saluta un amico per l’ultima volta.
Anche a Città del Capo piove e Derek è pronto, il disegno immaginato per lui da così tanto tempo ha raggiunto la fase finale e gli adepti di Erik Rein sono in trepidazione: il momento è giunto.

La Porta Ermetica di Roma è muta spettatrice di un insolito ritrovamento, un uomo penzola nella stessa posizione dell’Appeso dei tarocchi.

Di chi si tratta? Perché è stato legato a testa in giù e soprattutto, da chi?

Quale sarà il ruolo di Eleonore Glenn nella sorte del fratello e come farà la giovane Sòfia ad affrontare infine suo padre?

Michelle Valmont riuscirà a mantenere lo sguardo disincantato e l’ironia sagace?

Dopo “Il Segreto dei Custodi della Fede” e “Seguendo Antiche Rotte” usciti per Cairo Editore la scrittrice viareggina Elena Torre torna a tessere le trame di un thriller storico esoterico che trascina il lettore tra le spire di un passato che non ha mai smesso di dialogare con il presente e costruire un ponte per il futuro. Tra enigmi e misteri, tentativi ed errori, passioni e segreti nascosti in bella vista ci si trova d’improvviso incapaci di interrompere la lettura, travolti da un ritmo che incalza e aumenta d’intensità, la pioggia dell’inizio si trasforma in tempesta dalle conseguenze imprevedibili.

L’autrice cela con sapienza in tutti i suoi romanzi chiavi che aprono a piani di lettura di differente profondità e indizi che spingono all’approfondimento di simboli di una sapienza ermetica che siamo sempre meno in grado di codificare.

“I simboli sono ovunque” ci racconta “ma abbiamo perduto la capacità di leggerli, sono una lingua universale che ha attraversato il tempo e ha parlato ad uomini e donne di ogni epoca ma oggi facciamo più fatica, è come se avessimo perso quell’alfabeto. Non li notiamo neanche più, eppure sono sulle facciate degli edifici, nelle navate delle chiese e sugli altari, nei dipinti e nell’arte ma anche in icone e immagini che consideriamo moderne. Come la @, che nell’Antica Grecia indicava un’anfora…”.

Elena Torre è una narratrice trasversale, come ama definirsi, scrive storie per bambini ma anche saggi, romanzi eterei e visionari ma anche avventure mozzafiato, scrive inoltre per il teatro e per il cinema.

“Ho sempre immaginato la scrittura come un liquido, che prende la forma del recipiente” sottolinea “i generi e le classificazioni servono per gli scaffali delle librerie e biblioteche, non per i lettori”.

E a proposito di generi, i personaggi femminili anche in quest’ultimo romanzo assumono un ruolo di grande rilievo, sono complessi nel senso più vero del termine, forza e fragilità diventano per loro energia inarrestabile, crescono, cambiano, evolvono, in un ciclo eterno come l’infinito, per tornare ai simboli, o all’uroboro che poi è lo stesso.

Dopo una lunga attesa “La Maledizione del Nome” è finalmente in libreria e in qualunque scaffale si trovi vale la pena leggerlo, come thriller e romanzo d’avventura o, volendo dedicargli del tempo, qualcosa di più.