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Camille Claudel, il quarto video del progetto musicale Belle Époque

Quarto appuntamento questa settimana con Belle Époque, ed il nuovo video estratto dal nuovo progetto musicale e visivo di Emanuele Scataglini: parliamo in questo caso di Camille Claudel.

LA TRAMA

Emanuele Scataglini ha immaginato di essere un cittadino di Parigi, Messieur Arnould Vanvitell: una sera entra all’Unicorne, un locale di Montmartre e si innamora della ballerina Sophie; assiste allo spettacolo del Grande Rastelli, vede le opere dei grandi, si perde nel vino e nel gioco. La Ville Lumiere lo consuma e al contempo lo fa sentire vivo.

ALCUNE DOMANDE AI PROTAGONISTI:

EMANUELE SCATAGLINI:

- Emanuele come è nata questa canzone?
La parte musicale è nata molto tempo fa, chitarra e voce  ma non trovavo un testo adatto fino a che non sono venuto a conoscenza della vita e dell'opera di Camille Claudel. Fu un'artista eccezionale, donna passionale, creativa richiusa in un manicomio perché anche nella rivoluzionaria Belle Époque, le donne dovevano ad un certo punto della loro vita  mettere su famiglia e comportarsi secondo le regole sociali. Le opere della Claudel sono incredibili per forza e dinamicità. purtroppo non ha potuto creare molto visto che per ben trent'anni  è stata internata in un manicomio. Camille ad un certo punto della sua vita mostrò sicuramente degli squilibri  ma se fosse stata un uomo tutto questo sarebbe stato tollerato. Non credo che Modigliani, Picasso, Baudelaire avessero una vita che rientrasse nei canoni borghesi.

- La canzone è cantata magistralmente da Simona Daniele. Perché hai scelto lei come interprete?
All'inizio volevo cantarla io, ma trovavo molte difficoltà, la mia è più una voce recitata che una voce melodica. Flavio Scotolati che ha curato il mixaggio mi ha detto: "Ci vuole una voce che ne esalti la melodia e poi c'è il violino che hai scritto che fa un bellissimo controcanto e si perderebbe". Così ho pensato che Simona fosse l'artista giusta. Lei la interpreta magistralmente.

- Del video cosa puoi raccontarci?
Per il video ci si è messa in mezzo la pandemia, abbiamo dovuto girare le scene in momenti diversi su due set. Simona è molto espressiva ma occorrevano delle riprese per aggiungere qualcosa. Per questo ho pensato che Barbara Rosenberg potesse rendere la clip più teatrale.

SIMONA DANIELE:

- Quando ti sei approcciata a questo brano conoscevi già il personaggio di Camille Claudel o per te era una nuova scoperta? Cosa ti ha più colpito del personaggio?
Non conoscevo Camille Claudel prima di quest’esperienza.

Per affrontare il brano a lei dedicato mi sono quindi documentata sulla sua storia, in gran parte drammatica, che è stata per me un’affascinante scoperta. Sono rimasta profondamente colpita dalla bellezza delle sue sculture, cariche di emozioni. Un’esistenza, la sua, vissuta costantemente all’ombra del fratello, poiché donna, fatto questo che mi fa molto riflettere su una condizione che in molti casi permane ancora oggi.

BARBARA ROSENBERG:

- Barbara tu reciti la parte di Camille come controscena nel video. A quale parte del testo ti sei ispirata?
Ho sempre amato moltissimo la canzone Camille Claudel, così come il personaggio della scultrice cui è ispirata. La delicatezza violenta della sua vita, della sua arte, della sua follia… l’amore per Rodin, l’esperienza del manicomio, dove è stata rinchiusa tanti anni, perché considerata una donna troppo emotiva. Nel testo, Emanuele (ndr Scataglini) usa l’espressione “un valzer di follia”, credo che renda bene il contrasto tra l’armonia della danza e il disordine della follia, tra la leggerezza del ballo e la pesantezza della malattia di Camille.

Per rappresentare il personaggio dell’artista nel video mi sono ispirata proprio a quell’espressione e a quel contrasto. E’ stata una bella sfida. Emanuele, come regista, ha preferito sdoppiare il personaggio della cantante, da quello di Camille; io e Simona siamo perciò entrambe in scena, a momenti alterni ed è stato importante trovare un equilibrio tra le mie azioni teatrali e la sua presenza di interprete, che canta con una voce e una espressione intensa.

Io ed Emanuele abbiamo pensato (e discusso) a lungo anche sul modo di interpretare la follia di Camille.  All’inizio lui preferiva un’interpretazione più classica e disperata della follia, più forte; invece, io volevo rendere il “mal di vivere” dell’artista, il suo disagio esistenziale, piuttosto che una pazzia manifesta. La valigia stretta nelle mani, come di chi si trova sempre in viaggio, ma non sa verso dove è molte altre scene  rappresentano l’inquietudine silenziosa di Camille, come il suo avanzare scalza con le scarpe in mano. Lei cammina in punta dei piedi per non dare fastidio.

Alla fine questa scelta ha soddisfatto anche Emanuele. Restava poi la “questione” della maschera africana. In questo e in altri video di Belle Époque compare, infatti, una maschera africana di legno, originale dello Zimbabwe. I pittori della Belle Époque, come Picasso e Modigliani, si ispirarono molto alle maschere e all’Africa, perciò anche noi ci siamo serviti di questa maschera come omaggio ai grandi dell’arte.

Emanuele ha pensato di far indossare questa maschera anche al personaggio di Camille Claudel; scelta che all’inizio non mi convinceva molto; invece, poi, indossandola in scena, sentivo che grazie ad essa provavo la sensazione di inquietudine, che mi ha aiutato nell’interpretazione del personaggio e ha dato spessore al girato, dando alla rappresentazione un po' di straniamento che per un attimo allontana lo spettatore dal personaggio e lo fa riflettere.

HANNO PARTECIPATO AL PROGETTO

Gabriella Favaro, Simona Daniele, Mitia Maccaferri, Renato Spadari, Marta Pistocchi, Stefano Sergeant, Valentina Sgarbossa, Barbara Rosenberg, Andrea Brunetto, Erica Meucci, Andrea Ferrari, Alice Brizzi, Gabriele Reboni.