Brian Wilson è una figura emblematica della musica del XX secolo, universalmente riconosciuto come un genio creativo, visionario e tormentato. Nato il 20 giugno 1942 a Hawthorne, California, Wilson è il fondatore, compositore principale e mente sonora dei Beach Boys, una delle band più influenti della storia del pop e del rock. Ma ridurre il suo contributo al semplice successo della band sarebbe un’ingiustizia: Wilson ha rivoluzionato il concetto stesso di produzione musicale, ponendo le basi per il pop moderno e sfidando i limiti della registrazione in studio.
Fin da giovane, Brian mostra un orecchio musicale fuori dal comune. Affascinato da armonie vocali complesse e influenzato da gruppi vocali come i Four Freshmen, dal jazz e dalla musica classica, Wilson inizia presto a scrivere canzoni. Insieme ai fratelli Carl e Dennis, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine, forma i Beach Boys nel 1961. Il loro primo singolo, “Surfin’”, ottiene un discreto successo, ma è solo l’inizio.
Con album come “Surfin’ U.S.A.” e “All Summer Long”, i Beach Boys dominano la scena americana grazie alle loro armonie soleggiate e ai testi che celebrano la gioventù californiana: surf, automobili e amori estivi. Ma mentre il pubblico si innamora di questo stile spensierato, Brian inizia a guardare oltre. Il suo interesse si sposta sulla sperimentazione sonora.
Il 1966 è l’anno della consacrazione artistica di Wilson, con l’uscita di “Pet Sounds”, considerato uno degli album più importanti e innovativi di sempre. Brian, che aveva già smesso di andare in tour per dedicarsi alla scrittura e alla produzione, si avvale di un gruppo di musicisti di studio d’élite, per dare vita alla sua visione sonora.
“Pet Sounds” è un album introspettivo, sofisticato, ricco di arrangiamenti orchestrali, strumenti inusuali e una complessità armonica senza precedenti nel pop. Brani come “God Only Knows”, “Wouldn’t It Be Nice” e “Caroline, No” mostrano un Brian Wilson capace di trasmettere emozioni profonde e struggenti, ben lontane dalle canzoni leggere dei primi Beach Boys. Paul McCartney dichiarerà più volte che “Pet Sounds” è il suo album preferito di tutti i tempi, e che ha ispirato “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles.
Dopo “Pet Sounds”, Wilson lavora a un progetto ancora più ambizioso: “Smile”, un’opera concettuale e sperimentale che avrebbe dovuto ridefinire il pop. Tuttavia, il progetto si arena. La pressione artistica, i conflitti con gli altri membri della band e soprattutto crescenti problemi personali lo portano allo sfinimento. Smile viene abbandonato nel 1967, alimentando la leggenda di un capolavoro incompiuto.
Negli anni successivi, Wilson si ritira a lungo dalle scene, vivendo tra fasi di isolamento e brevi ritorni musicali. La sua assenza pesa sulla qualità dei dischi dei Beach Boys, che pur continuando a pubblicare album non riescono più a raggiungere i vertici creativi di un tempo.
A partire dagli anni ’90 Brian Wilson torna lentamente alla musica. Nel 2004 pubblica finalmente “Brian Wilson Presents Smile”, una versione completa e rivisitata del progetto, accolta con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Da allora, ha continuato a esibirsi, scrivere e ricevere riconoscimenti per il suo contributo alla musica, considerato una delle menti più geniali del pop del Novecento.
La sua capacità di fondere melodia, armonia e innovazione tecnica ha influenzato generazioni di musicisti, da Paul McCartney a Thom Yorke, dai Flaming Lips a Lana Del Rey.
Il genio di Brian Wilson non risiede solo nelle sue canzoni immortali, ma nella sua visione: trasformare la musica pop in un’arte profonda, complessa e universale.