La storia incomincia nel 1920 quando lo Yoga arriva negli Stati Uniti, nella figura di Paramhansa Yogananda, il cui libro “Autobiografia di uno yogi” attirò l’attenzione di J. Donald Walters, poi Swami Kryananda, che volle incontrarlo di persona e ne divenne discepolo.
La missione di Yogananda includeva due punti chiave che influenzarono fortemente Swami Kryananda: “il cambiamento inizia da dentro di noi” e “il nostro ambiente influenza grandemente la nostra ricerca della felicità”. Yogananda ebbe la visione di luoghi dove le persone avrebbero messo in pratica questi principi e li chiamò “Colonie di Fratellanza Mondiale”. Nel 1968 Swami Kriyananda fondò la prima di queste comunità nei pressi di Nevada City in California, sulle colline della Sierra Nevada.
Gli insegnamenti sincretici di questo approccio enfatizzano l’importanza della meditazione, della gioia, dell’amore, della creatività. E’ un movimento di “ricercatori del Vero” che afferma la vita, fiducioso nella natura (e nella sua gioiosa celebrazione/contemplazione) e diretto a risvegliare nell’individuo progressivi stadi di consapevolezza.
La comunità Ananda in Europa è ad Assisi (prima si trovava sulle rive del lago di Como) ed ospita 120 residenti con una scuola di 23 alunni. Nei centri urbani si trovano più di 150 gruppi di meditazione, per chi non aderisce ai principi di Swami Kriyananda, ma non può lasciare la città.
Il più recente è in nuova Zelanda. In Italia ci sono 30 sedi di meditazione. Uno è anche a Roma (Largo della Gancia 5), la prima città italiana che ospita la proiezione del film “Finding Happiness” (dal 20 al 26 novembre al Cinema Barberini, con la possibilità domenica 23 di un happening speciale dalle 17 alle 18 per gli spettatori degli spettacoli delle 15 e delle 18) che racconta le comunità Ananda. Poi dal 27 novembre la pellicola sarà distribuita con la Bolero Film a Milano (Cinema Apollo) ed a Torino (al Greenwich Village). A febbraio la distribuzione riprenderà, interessando altre città italiane. Intanto, in contemporanea uscirà il dvd e a breve online sarà presente lo streaming ed il download della pellicola.
Il film “Finding Happiness”, per la regia di Ted Nicolau, prodotto da Roberto Bessi, è un viaggio nella prima comunità Ananda attraverso gli occhi della reporter Juliet (interpretata da Elisabeth Rohm, unica attrice della pellicola assieme a John M. Jackson che veste i panni del suo capo Jim, al timone della rivista Profiles; le altre persone che vediamo nel film sono reali residenti delle comunità; in più ad interpretare Yoganada è un suo discendente), inviata lì per un reportage ed il cui scetticismo e cinismo iniziale si piegheranno di fronte all’apertura totale e all’autenticità delle persone incontrate.
Juliet intitolerà il suo servizio “Le città della luce. La speranza del futuro. Ananda si propone come “alternativa positiva all’avidità”. La pratica dello Yoga e la ricerca della propria spiritualità, che non è religione, ne sono i punti chiave. Swami Kryananda ai perplessi a quanto pare rispondeva: “Pensa alla cosa più bella per te, quella è il tuo Dio”.
Fu lo stesso Swami Kryananda che, incontrato il cineasta Roberto Bessi a Roma in occasione dello Yoga Festival in Villa Pamphilj, insistette per questo film, che è riuscito a vedere montato pochi giorni prima di lasciare il corpo. E’ un film autentico, dal ritmo facile e coinvolgente, forse un po’ cerchiobottista ma comunque una parziale anomalia nell’universo dei documentari sugli Ashram o su simili movimenti. Inoltre “rivela” (o ci ricorda) tante cose che per molti sarebbero ovvie, che per altri non lo sono, che non hanno a che vedere con complesse cospirazioni ma con esperienze semplici e con storie di vita reali. Oscar Wilde diceva che le cose semplici sono l’ultimo rifugio delle persone complicate e c’è chi dice che queste forme di organizzazione sociale potrebbero essere “l’ultimo rifugio per l’umanità in futuro”.
Nel dubbio suggerisco a tutti di andarlo a vedere.
Massimo Lanzaro