Un caso lungo 17 anni. Un serial killer che semina il terrore nella Louisiana, sconfinata terra selvaggia bagnata dal celebre Mississippi. Notti insonni seguendo un indizio o una pista che spesso si risolvono in un buco nell’acqua e che dilatano la risoluzione dell’enigma ad una durata di oltre tre lustri.
Accade nella serie tv targata HBO “True Detective”, trasmessa a partire da Gennaio 2014 negli States e in arrivo in autunno in Italia su Sky Atlantic. Se per caso avete preso impegni, disdite tutto. Almeno a giudicare dalle recensioni entusiasmanti della critica americana che lodano la sceneggiatura di Nic Pizzolato e la regia acuta di Cary Fukunaga.
Seguendo la moda del momento anche questo serial pesca guest star hollywoodiane. I nomi sono da prima pagina: Matthew McConaughey, ex volto da commedia sentimentale e fresco premio Oscar, e Woody Harrelson (che ha impressionato il sottoscritto in “Out of The Furnace”, ancora non distribuito in Italia, a fianco di Christian Bale).
I due prestano il volto agli agenti della squadra omicidi Rust Cohle (McConaughey) e Marty Hart (Harrelson), costretti, nonostante i caratteri opposti, a fare coppia fissa per seguire il caso del mostro della Louisiana.
“True Detective” riscrive il noir americano, delineando durante le otto puntate della prima stagione, un arco temporale che va dal 1995 al 2012. E lo fa con uno stile personalissimo, volutamente asimmetrico e introspettivo che , letteralmente, rapisce (del resto siamo in tema). Raffinati e a dirla tutta un po’ claustrofobici i rimandi a cult del genere come “Seven”, il sottovalutato “Zodiac”(film di rilancio per il futuro Iron Man, Downey Jr.) e l’angosciante “Il Silenzio degli Innocenti”.
C’è già chi parla di serie cult, chi elogia il piano sequenza di sei minuti della quarta puntata. Fatto sta che l’attesa cresce e settembre appare così lontano per i fan dei serial.
L’attesa può essere logorante, come un’indagine appunto.
Emanuele Zambon