Il film è ambientato in un futuro lontano, o in un luogo della mente, in cui l’uomo, dopo tanto dolore e sofferenza, è riuscito a costruire un mondo di armonia e perfezione intorno a sé. Una sorta di Città del Sole come, a suo tempo, pensò il filosofo Tommaso Campanella. Ogni cosa è al posto giusto. Ogni individuo ha un compito ben preciso. Si direbbe un paradiso! Infatti, tutti i membri di questa Comunità svolgono una professione che è affidata in una Cerimonia annuale e presieduta dal Consiglio degli Anziani. Nessuno è escluso. Per Jonas (Brenton Thwaites), uno dei ragazzi della Comunità, è arrivato proprio quel giorno speciale. Lui è destinato a essere il custode della memoria, un compito piuttosto difficile e pericoloso. Sarà il Capo Anziano (Meryl Streep) che comunicherà al prescelto le sue doti e affiderà l’addestramento del giovane all’anziano Donatore, interpretato dal Premio Oscar Jeef Bridges.
Uno dei pregi di questo film è la capacità di instillare inaspettatamente riflessioni acute. A mano a mano che la trama si dipana, si riconoscono –pescando nella nostra memoria collettiva- elementi appartenenti ai sistemi governativi totalitari e dittatoriali (ahinoi!) di non lontana reminiscenza.
I membri di questa Comunità sono tutti uguali e hanno tutti le stesse cose come in un “sistema comunistico”; i bimbi nati non conformi alle qualità fisiche richieste dalle norme comunitarie, sono mandati “dolcemente” al creatore. Ciò succedeva nella metà del secolo scorso con le razze negli estremismi destroidi.
Vedere una mescolanza di atteggiamenti appartenenti a ideologie opposte, produce nello spettatore una sorta di “urlo munchiano” e di rifiuto per tutto ciò, che in nome di qualsiasi ideologia, blocca il fluire di quell’equilibrio instabile e prezioso della vita.
Interessanti sono i richiami biblici: in principio fu una mela nel Giardino dell’Eden a portare l’uomo sul lungo percorso della conoscenza; anche qui, una mela aiuterà il giovane nella sua iniziazione di essere umano.
Il regista Phillip Noyce (Il collezionista di ossa, Giochi di potere, La Generazione rubata, L’Americano tranquillo…) riesce a raccontare verità, non facili da digerire, con leggerezza e linearità attraverso il percorso interiore di un ragazzo che ha la fortuna di “accorgersi”.
La vision di Noyce dona al film un tocco umano pur non tralasciando l’azione; un mix giusto e sapiente per la riuscita e un buon lavoro.
The Giver è tratto da uno dei romanzi, più letti e censurati del mondo, scritto da Lois Lowry. In alcune scuole americane è stato vietato perché accusato di trattare in modo esplicito temi ancora poco affrontati: la sessualità, l’eutanasia e l’infanticidio.
Quante mele ancora da sgranocchiare!
Fortunata Grillo