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Song ‘e Napule, il nuovo film dei Manetti Bros.

Una spassosissima commedia thriller presentata in anteprima alla mostra del cinema di Roma

I Manetti Bros. hanno diretto più di cento videoclip, per cantanti come Piotta, Alex Britti, Mietta, Mariella Nava, Max Pezzali, e per gruppi come i Flaminio Maphia, gli Assalti Frontali, C.U.B.A. Cabbal, Misero Spettacolo e i Tiromancino.

Debuttano nella regia nel 1995 con Consegna a domicilio, episodio del film DeGenerazione. Nel 1997 dirigono un piccolo film prodotto dalla Rai, Torino Boys, che narra delle avventure di un gruppo di nigeriani. Il film vince il Premio speciale della giuria al Torino Film Festival e lancia i due fratelli come registi emergenti.

Nel 2000 girano Zora la vampira, interpretato tra gli altri da Carlo Verdone. Nel 2005 un piccolo film thriller, Piano 17. Nel 2011 portano alla Mostra del cinema di Venezia nella sezione Controcampo Italiano il film L’arrivo di Wang.

Torniamo al presente ed al titolo.

Song in inglese significa “canzone”. In napoletano (song-songo) vuol dire “sono”. Tra queste due parole si dipana la spassosissima commedia thriller che tiene incollati alla poltrona col suo ritmo, le trovate originali, gli slanci di umanità e le improbabili, surreali catarsi.

La trama: Paco è un pianista raffinato e disoccupato. La mamma trova una raccomandazione per farlo entrare nella polizia, ma la sua totale inettitudine lo relega in un deposito giudiziario. Un giorno arriva il commissario Cammarota, un mastino dell’anticrimine sulle tracce di un pericoloso killer della camorra, detto O’ Fantasma perché nessuno conosce il suo vero volto (un vero keisersoze napoletano). Al commissario serve un pianista poliziotto che dovrà infiltrarsi nel gruppo di Lollo Love, un noto cantante neomelodico che allieterà il matrimonio di Antonietta Stornaienco, figlia del boss di Somma Vesuviana. Molto probabilmente O’ Fantasma sarà presente al matrimonio. A Paco non poteva capitare di peggio: si ritroverà a rischiare la vita in prima linea ed a suonare una musica che apparentemente “non è la sua”.

Menzione speciale per Carlo Buccirosso e per Sergej Vasil’evič Rachmaninov.

Credo sia piaciuto a tutti tutti tutti in sala. Questo è il tipo di favola postmoderna che sfascia il cuore, incalza i muscoli zigomatici e accarezza con nerbo la staffa, l’incudine e il martello. Non si poteva volere di più.

Massimo Lanzaro