Delirante e visionario come un film di Federico Fellini (tra l’altro, la citazione è esplicita). È il nuovo film di Marco Risi “Tre Tocchi”, presentato nella sezione Gala della nona edizione del Festival del film di Roma. La pellicola mostra una galleria di aspiranti attori, interpretati da aspiranti attori: Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto e Gilles Rocca. Nel film tutti sono alle prese con la preparazione dello stesso provino. Tutti fanno parte di una squadra di calcio, l’italiana attori (della quale faceva parte negli anni Settanta anche Pier Paolo Pasolini) allenata da Giacomino con la sua regola dei “tre tocchi”: visione, concentrazione e velocità, vissuta come in una sorta di triade richiamata anche nella formula religiosa del “Padre nostro” (che torna continuamente, facendo parte del testo del provino). I sei sembrano fare spogliatoio, ma dietro si celano umanità in continua permanente sfida. La più grande di tutte è essere se stessi inseguendo un sogno che sembra proibito per i più.
A circondarli è un mondo variopinto di vecchie e nuove glorie nella quotidianità e nell’arte, interpretato da attori che davvero ce l’hanno fatta: Luca Argentero, Gianfranco Gallo, Matteo Branciamore, Marco Giallini, Francesca Inaudi, Valentina Lodovini (che abbiamo già ammirato al Festival nei film “Buoni a nulla” e “I milionari”, qui è splendida in un’apparizione alla Marylin Monroe), Maurizio Mattioli, Sebastiano Somma (nella parte di se stesso), Claudio Santamaria, Ida Di Benedetto e Paolo Sorrentino. Così come è successo per “La grande bellezza”, anche qui c’è una raccolta di grandi attori. E come in “Ginger e Fred” di Fellini assistiamo alla chiusura del sipario di vecchie/finte glorie, qui siamo chiamati ad essere spettatori del lancio di nuove/finte glorie. Lo spettacolo com’è rappresentato in questo film mostra il suo sguardo più deteriore, tra aspirazioni più o meno convinte. Lo sguardo del regista? Mette a nudo, anche in senso letterale, le smagliature della vita. Prodotto da Marco Risi e Andrea Iervolino, “Tre tocchi” arriverà al cinema il 13 novembre distribuito da Ambi Pictures.
LA STORIA – Nel film si intrecciano sei vite. Storie di attori, o meglio, storie di uomini, con tutte le loro passioni e frustrazioni, gioie e delusioni, successi e fallimenti. Vite profondamente diverse ma accomunate da due grandi passioni: il calcio e il lavoro. Ed è tra un allenamento e un provino che le loro vite continuamente si sfiorano e si incrociano, ci svelano la loro misera esistenza, fatta ogni tanto anche di successi e momenti di gloria, ma sicuramente mai di vera, assoluta, felicità. Gilles è un giovane attore di soap, bello e amato dalle ragazzine, spavaldo all’apparenza, ma così insicuro e debole che finisce nel tunnel della cocaina e si circonda di brutte frequentazioni. Vincenzo passa le sue giornate ad accudire il padre in ospedale, è sempre cupo e silenzioso, si mantiene cantando in un ristorante, nonostante il suo talento e la sua bellezza statuaria. Vive una rabbia così forte e una frustrazione tale che lo portano a sfogarsi nel sesso e nella violenza fisica. Leandro, il più grande del gruppo, torna nella sua Napoli, con una consapevolezza e determinazione diversa da quella in cui la aveva lasciata molti anni prima. Decide di chiudere i conti con un passato ingombrante ed oscuro e, sotto le mentite spoglie di Jennifer, il trans che interpreta a teatro, ci regala la sua rinascita rimettendo in discussione la propria intera esistenza.
Anche Max torna spesso nella sua terra, la Basilicata, ogni volta che sente di perdere il senso della realtà e vuole riprendersi da una delusione. Si era illuso infatti di poter fare una vera carriera, ma si ritrova ad un doloroso bivio se cedere o no alla proposta di sposarsi con la figlia di un ricco albergatore. Antonio fa teatro, grazie anche alla donna che lo mantiene e che ha trent’anni più di lui, ma è coraggioso, si è rimesso in discussione, ha studiato, ha rischiato, e ha vinto. Affronta il provino che gli permetterà di fare il protagonista della sua vita, contro chi non credeva in lui, contro chi non lo considerava all’altezza, anche contro se stesso. Chi invece non vincerà mai è Emiliano. Lui si è arreso alle sue insicurezze, ha perso la determinazione e la voglia di farcela. Il lavoro da facchino e il passatempo da doppiatore hanno rubato tempo alla recitazione e lo hanno portato a rinchiudersi in un mondo fatto solo di sogni.
“Ha uno sguardo delicato sulle cose e le maneggia quasi come se possano rompersi da un momento all’altro. Ed è quello che ha fatto con gli attori di ‘Tre Tocchi’, tutti giovani e alla loro prima vera esperienza cinematografica – racconta così la sua esperienza con Marco Risi il produttore Andrea Iervolino -. Ha saputo modellarli ad immagine del film e li ha diretti come solo un grande regista sa fare. E questo suo approccio è stato ancor più messo in evidenza quando ha girato con le nostre guest stars. Trasmetteva un’empatia fuori dal comune e loro non solo hanno lavorato da gran professionisti, ma sul set c’era quell’aura di profonda stima reciproca che ho molto apprezzato”. “L’idea del film, su attori frustrati costretti a stare accanto ad attori affermati, nasce in uno spogliatoio dopo una partita giocata tra attori in cui un aspirante mi ha preso a muso duro dicendomi: ‘prendimi a fare un provino’. Quell’attore è Leandro Amato – racconta il regista Marco Risi che firma anche soggetto e sceneggiatura con Francesco Frangipane e Riccardo Di Torrebruna –, che in ‘Tre Tocchi’ rivive le vicende che ha vissuto davvero. Come sono vere anche le storie di Max, del facchino e le altre, storie vere o abbastanza vere che poi abbiamo romanzato nel film”. “Il lavoro d’attore – aggiunge il figlio di Dino Risi – è davvero tra i più precari, ed il provino è davvero frustrante”. Il regista milanese, classe 1951, racconta di un provino fatto a Beppe Fiorello, “bravissimo – dice -, ma che si presentò del tutto poco convinto. …Però aveva la faccia giusta…”.
Massimo Lanzaro