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Pericle il nero, il film di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio

Prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio, il film non ha soddisfatto né il pubblico, né la critica

Non ha convinto i giurati di Cannes e anche al botteghino non sta andando bene. Pericle il nero, presentato al festival nella sezione Un Certain Regard, co-prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio, diretto da Stefano Mordini Acciaio, Provincia meccanica), non ha avuto riscontro positivo sia da parte del pubblico che dalla critica. “È un film scomodo e un progetto sperimentale”, si sono giustificati l’attore e il regista.

IL RUOLO DI SCAMARCIO Scamarcio, nei panni di Pericle, ha saputo rendere bene il personaggio chiuso in se stesso, scostante, senza una sua personalità, completamente compreso nel ruolo che la società malavitosa gli ha dato. Ma la sua ottima interpretazione però non è bastata a supportare una sceneggiatura abbastanza sconclusionata. Pericle Scalzone, detto Il nero, è un orfano che di lavoro ‘fa il culo alla gente’ per conto di un boss camorrista, Don Luigi (Gigio Morra), emigrato in Belgio. Pericle stordisce la vittima colpendolo con un sacchetto pieno di sabbia e poi, per umiliarla e darle una lezione, la sodomizza. Sembra ben inserito nella Famiglia che lo ha accolto, in realtà non è così. Considerato da tutti poco intelligente e un essere insignificante, viene usato dal boss soltanto per i suoi loschi fini. Durante una spedizione punitiva, Pericle commette l’errore di uccidere una donna, detta Signorinella, appartenente ad un altro clan. Dietro consiglio di Don Luigi, è costretto a nascondersi presso una famiglia. Ma quando dei sicari si introducono in casa capisce che si è trattato di un trabocchetto e inizia una fuga rocambolesca. Finirà a Calais dove, vivendo come un vagabondo, incontra Anastasia (Marina Foïs), una donna separata, madre di due figli, che lavora in una panetteria. Dopo l’iniziale diffidenza, Anastasia lo accoglie in casa sua e Pericle, per la prima volta nella sua vita, sente di avere la possibilità di condurre un’esistenza normale. Ma dovrà prima saldare i conti lasciati in sospeso e liberarsi di un passato ingombrante.

IL ROMANZO CHE HA ISPIRATO IL FILM – Tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino, il film è ambientato tra Bruxelles e la Francia, a differenza del libro che si svolgeva nella Napoli degli anni Novanta. Anche il personaggio descritto nel romanzo è diverso: è grasso e ha un po’ di capelli bianchi. Nel film è magro, ha i capelli neri, unti raccolti in un codino e una riga lunga tatuata sulla schiena. Un aspetto lugubre, nero appunto, che lo fa essere ombroso. Non era facile fare del romanzo una trasposizione cinematografica, perché Ferrandino l’ha scritto in una forma molto libera, senza una vera struttura, basata sul flusso dei pensieri del protagonista. Nel lungometraggio, la voce fuori campo di Scamarcio serve a mostrare il moto interiore di Pericle che all’apparenza appare incapace di esprimersi. È proprio in questa forzatura che s’intravedono le cadute nella sceneggiatura con dialoghi inconsistenti e poco aderenti alla realtà, come anche le vicende stesse.

LA SCENEGGIATURA Francesca Marciano, una delle sceneggiatrici che lo ha scritto insieme a Valia Santella e Stefano Mordini, ha spiegato che il film si divide in tre atti. Il primo è formulato secondo un noir, il secondo mira a parlare dei sentimenti intimi del protagonista, mentre il terzo ha un ritmo più teatrale. Ma anche questo cambiamento di tono non rende giustizia alla storia originale, molto più cruda e meno romantica nel libro. I toni del grigio dei paesi nordici richiamano le atmosfere del polar, dovute forse all’entrata nella produzione dei fratelli Dardenne, ma pare di no. Sembra infatti che la decisione di delocalizzare la storia sia venuta a Mordini e Scamarcio perché l’ambientazione a Napoli richiedeva una conoscenza e un approfondimento delle relazioni che non avrebbero potuto affrontare in maniera corretta per ragioni di competenza. Senza dubbio, il lavoro dello scenografo Igor Gabriel che ha collaborato spesso con i Dardenne ha contribuito molto nell’ambientazione realistica dei luoghi e degli ambienti. I toni cupi della parte iniziale del film, quella ambientata a Liegi, lascia spazio alla luminosità della città di mare che è Calais, e dove appunto Pericle incontra l’amore. Se in Belgio è fragile e solo, in Francia si scopre forte e desideroso di proteggere la famiglia acquisita e di darle un futuro. Ritorna da don Luigi per saldare i suoi conti, ma anche per farsi dare quanto gli spetta, un risarcimento in denaro per l’infanzia, la vita non vissuta con la sua vera identità, ora che ha capito chi vuole essere finalmente.

LA PRODUZIONE BUENA ONDA – “Pericle il nero” è stato prodotto dalla “Buena Onda”, fondata nel 2013 da Riccardo Scamarcio, Valeria Golino e Viola Prestieri, e creata proprio per realizzare film che non siano sempre rassicuranti e consolatori, come quelli imposti dalle regole del marketing. Dopo aver portato sul grande schermo Miele, il riuscito esordio registico della Golino e  poi il film bello e ambizioso di Giuseppe Gaudino Per amor vostro,con l’attrice protagonista che ha ricevuto la Coppa Volpi a Venezia nel 2015 per la sua interpretazione, Pericle il nero è stato un passo falso che di certo non deve scoraggiare chi vuole portare avanti il discorso di un cinema diverso.

Il testo è di Clara Martinelli