“Il titolo dell'album è arrivato da me cercando di trovare la strada nel corso dei decenni. Guardando il tempo, le persone, i luoghi e le cose del mio passato e del processo di registrazione in studio”.
Il 16 marzo, attraverso l'etichetta Universal Music, Mark Knopfler ha pubblicato il suo ottavo album da solista, dal titolo “Tracker”. Il disco arriva a 2 anni e mezzo di distanza dal precedente “Privateering”, pubblicato il 3 settembre 2012.
Registrato presso il British Grove Studios di Londra, “Tracker” è stato interamente prodotto dal chitarrista e cantautore, con la collaborazione di Guy Fletcher, l’intero lavoro è stato coadiuvato dal violinista John McCusker, il flautista Mike McGoldrick, il bassista Glenn Worf, il batterista Ian Thomas e lo stesso Fletcher.
La versione standard dell’album è formata da undici tracce inedite, mentre l’edizione box - deluxe include l’album in cd e vinile, un bonus cd contenente altre 6 canzoni, un DVD con un esclusivo breve documentario diretto da Henrik Hansen, e infine un’intervista in cui Knopfler racconta il nuovo disco.
Contiene, oltretutto, delle note al disco scritte dall’autore americano Richard Ford e una serie numerata e stampata di sei fotografie.
Questa suddivisione in due diverse edizioni e, di conseguenza, delle canzoni dell’album, è probabilmente una scelta molto infelice: le canzoni bonus darebbero una completezza all’album che, solo con le prime undici tracce, sembra monco.
Si avverte la mancanza di qualcosa che avrebbe potuto rendere molto più interessante la conformazione dell’album stesso.
Ad anticipare il progetto è stato il singolo “Beryl”, in radio ormai da gennaio. Singolo che si macchia della “colpa” di offrire un disegno distorto di quello che sarà poi il lavoro completo.
L’album contiene, come d’abitudine per Knopfler, racconti, ricordi di vita vera, andando molto sul personale con testi intimi ed autobiografici.
Passando da “Laughs And Jokes And Drinks And Smokes”, in cui troviamo un Knopfler giovane ed ingenuo, alle prime armi con la musica ed alle prime esperienze di amore e di vita, per “Lights of Taormina” brano che – dice lo stesso Knopfler – “è nato durante i miei viaggi in Europa con Bob Dylan” e naturalmente “Terminal Of Tribute To”.
Il tutto permeato da una delicatezza musicale di cui solo il songwriter è capace.
La descrizione dei sentimenti provati per lontananza dalla persona amata, infatti, non è certamente un tema nuovo per Knopfler, che proprio per il fatto di averla vissuta in prima persona sa descriverla come nessun altro.
Stavolta, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, la chitarra non viene usata con grande frequenza: la troviamo maggiormente solo in “Mighty Man” ed in “Beryl” di cui abbiamo parlato pocanzi.
E’ come se Knopfler si fosse concentrato più sul cantato e sui testi (molto profondi ed interessanti) dando meno respiro alla solita musica, optando per la sperimentazione e lasciando più spazio ai musicisti in studio, che danno una loro impronta sul materiale registrato.
L’effetto che si ha è, quindi, una musica ovattata e non appariscente, meno aggressiva, che si modula con nuovi suoni dipingendo colori, storie ed emozioni, passaggi fugaci e nostalgia.
Un sound elettro acustico dai molti richiami folk, che riportano agli spazi aperti della sua Scozia, ed un tocco di jazz sapientemente mescolati e dosati con estrema precisione.
Se si tende bene l’orecchio, per gli estimatori è possibile trovare, in parecchie di queste tracce, influenze del suo passato nei Dire Straits attraverso alcune intro e qualche passaggio di chitarra.
Non si può affermare con certezza che “Tracker” sia il suo lavoro migliore, ma è indubbio che con l’avanzare dell’età Knopfler non perda un colpo, riuscendo a confezionare delle piccole perle che non solo catturano l’ascoltatore, ma lo portano ad immedesimarsi e perdersi all’interno del suo mondo.
Carla Marras