As we live a life of ease, every one of us has all we need:
sky of blue and sea of green in our yellow submarine
(The Beatles)
“Non c’è neppure una cicca per strada” è la prima cosa che si nota in una città straniera, come se l’educazione fosse patrimonio esclusivo di chi vive più a Nord di noi. Stupisce la pulizia, l’ordine, il silenzio delle strade, l’arrivo millimetrico del tram mai affollato.
Lasciano senza fiato il fiume e il lago al centro della città e senza parole si resta quando si incontrano esseri mitologici – per metà immigrati e per metà radici – che distruggono la Svizzera su cartelli politici.
“Basta immigrazione di massa” si legge ad ogni angolo di Zurigo – e della Svizzera tutta – nei manifesti dell’Udc (il partito a destra che ha conquistato gli elvetici alle elezioni del 2011).
Il referendum del prossimo 9 febbraio invita gli svizzeri ad esprimersi sul trattato per la libera circolazione di merci e persone con l’Unione Europea. Il primo partito del paese chiede l’introduzione di contingenti per chi ha intenzione di varcare i confini neutrali, una proposta volta a limitare l’immigrazione poiché “La dismisura attuale mette in pericolo la libertà, la sicurezza, il pieno impiego, il paesaggio e, infine, la prosperità della Svizzera”.
Insomma, secondo l’Unione democratica di centro, pure il verde delle colline sarebbe in pericolo, per non parlare della vergogna dei cucù non più disposti a prendersi cura della scansione temporale e bisogna tener conto anche della groviera che avrebbe minacciato di farla finita coi buchi: un tale inasprimento emotivo che gli abitanti non potrebbero risolvere neppure col vin brûlé.
Ma se James Schwarzenbach aveva già battuto la strada nel 1970 con l’intenzione di rispedire gli immigrati a casa a calcioni, incontrando il no dei 56% dei votanti, oggi la proposta – secondo gli attuali sondaggi – si fa meno preoccupante perché in ballo ci sono equilibri economici.
Prendiamo un paese a caso: Italia, desideri i soldoni dei tuoi cittadini belli che depositano qui? Bene, oltre a quelli ti riprendi anche gli immigrati.
Infatti, per puro caso, sembra che il messaggio più diffuso dai piani alti sia una rassicurazione sugli effetti benefici dell’immigrazione “di gran lunga superiori alle spese”. Immigrati, dormite pure tranquilli e passeggiate serenamente tra le vetrine che espongono saggi del periodo nazista e poi fermatevi a chiacchierare con l’altra faccia della città. Quella bella, silenziosa, pulita, senza nemmeno una cicca.
Alessandra Cristofari