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Il nove viene dopo l’otto, ma l’otto non ha nulla a che fare con il nove

Breve tributo al cinema di Stephen Chow

Il Southern Weekend ha detto di lui: “è un uomo nato per il cinema, riesce a trasformare dei nonsense in arte e a creare al contempo un fenomeno culturale”. Solitamente lo humor di Stephen Chow non incontra i favori di tutti. Personalmente vedo nei suoi film una geniale e poliedrica vena umoristica, la maestria di sceneggiatore e un processo di maturazione artistica notevole.

Nasce a Hong Kong nel 1962 e nel 1982 viene ammesso dalla scuola di recitazione degli studi cinematografici. Ottiene dei piccoli ruoli in trasmissioni per bambini, come 430 Space Shuttle (Ta loi ji kong wu, 1983), ed ha occasione di lavorare con Ng Man-Tat, insieme al quale girerà in seguito molti dei suoi film migliori.

Terminata la scuola di recitazione, Chow entra nel mondo del cinema. Nel 1987 è nel cast di Final Justice (Pik lik sin fung) di Wong Parkman, grazie al quale vince un Golden Horse taiwanese come miglior attore non protagonista. Il 1990 è l’anno del suo maggior successo commerciale: All for the Winner, di Corey Yuen, parodia del successo dell’anno precedente, God of Gamblers (Du shen) di Jing Wong.

Chow comincia ad impostare le basi del suo stile chiamato “moy len tau”, che in cantonese può essere tradotto come “il nove viene dopo l’otto, ma l’otto non ha nulla a che fare con il nove”, il gioco di parole che connota la “commedia dell’assurdo”.

Questo stile nasce dalle commedie cinesi anni settanta-inizio ottanta e si basa su una concezione molto fisica della commedia, sulla parodia, sui riferimenti alla cultura popolare e all’uso di dialettismi cantonesi.

Nel 1994 dirige ed interpreta From Beijing With, parodia dei film di James Bond. Ho avuto la fortuna di trovarne una copia in lingua originale con sottotitoli in inglese sperduto tra gli scaffali di un alternativo e recondito negozio di DVD mentre mi aggiravo per i vicoli di Camden. Credo sia uno spasso per gli amanti del genere (o per i fans di attori come Leslie Nielsen, per intenderci).

Altra cosa che apprezzo di Chow è che gira pochi film all’anno (al contrario dello standard asiatico, molto prolifico). La sua fama dall’Asia è lentamente arrivata fino ad Hollywood, tanto che venne pensato un adattamento americano di God of Cookery con Jim Carrey come protagonista, ma alla fine il progetto non è andato in porto.

Ottenne comunque riconoscimento internazionale con Shaolin Soccer nel 2001, il cui enorme successo rese possibile l’arrivo del film anche da noi, con un doppiaggio affidato, per alcuni personaggi, a calciatori famosi che militavano nella Serie A. Inoltre si scelse di fare uso dei dialetti italiani per accentuare il carattere comico dell’opera (con risultati a dir poco discutibili).

Successivamente gira Kung Fusion (semplicemente imperdibile) e CJ7 – Creatura extraterrestre, una toccante commedia fantascientifica che in Italia purtroppo trova una distribuzione solo per il mercato dell’home-video.

Il nuovo film Journey to the West: Conquering the Demons è uscito il 7 febbraio 2013 a Hong Kong e in Taiwan e il 10 febbraio in Cina, dove si dice sia stato accolto caldamente; negli Stati Uniti e in Europa non uscirà prima del 2014. Non vedo l’ora, ça va sans dire.

Massimo Lanzaro