Dopo aver già conquistato gli Stati Uniti, arriverà mercoledì 8 ottobre anche in Italia “Maze Runner – Il Labirinto”. Il film è tratto dal primo libro della fortunata serie di James Dashner, pubblicato nell’ottobre del 2009 ed entrato nella classifica dei bestseller del New York Times catturando l’immaginazione dei lettori di tutto il mondo. “The Maze Runner – spiega lo scrittore – è un’avventura, ma anche una storia sulla speranza e sulle potenzialità dello spirito umano”. È la storia di giovani catapultati in un campo verde, battezzato Radura, circondato da mura giganti di un Labirinto. È un reality show o un esperimento? La memoria dei ragazzi è stata cancellata, ricorderanno solo il loro nome. E si daranno delle Regole. Se nell’Eden il frutto proibito era la mela, nella Radura è il Labirinto. E se nel labirinto di Cnosso costruito da Dedalo c’era rinchiuso il Minotauro, qui si nascondono creature chiamate Dolenti.
Sul grande schermo la pellicola porta la firma del regista esordiente Wes Ball, la cui unica esperienza precedente era stata “Ruin”, un corto animato di sette minuti diventato un fenomeno in Rete conquistando la Fox che lo ha ingaggiato per “The Maze Runner”. Ball è stato attirato dall’ambientazione del racconto e dal protagonista. “Ho avuto una potente visione di come sarebbe dovuto apparire l’interno della Radura, che ho immaginato come un ambiente rude, spigoloso, scabro, naturale, circondato da maestose pareti di cemento”, dice il regista aggiungendo sul protagonista: “Thomas è quel tipo di persona che fa un passo verso l’ignoto quando tutti gli altri ne fanno uno indietro. È quella convinzione che tu debba essere coraggioso abbastanza per affrontare l’ignoto, se vuoi trovare te stesso. Thomas è curioso, e alcuni nella Radura lo percepiscono come una minaccia, ma potrebbe essere quel qualcosa che lo porterà fuori di là”.
LA STORIA – Thomas si risveglia in un ascensore che sta salendo lentamente. Non appena la cabina si ferma e le porte si aprono, si ritrova tra un gruppo di ragazzi che lo accolgono nella Radura, un grande spazio aperto circondato da enormi mura di cemento. Thomas non ricorda nulla e non è assolutamente consapevole di dove possa trovarsi né sa da dove viene, non riesce nemmeno a ricordare i propri genitori, il suo passato e persino il suo nome. Thomas e i suoi compagni “Radurai” non sanno come e perché siano arrivati nella Radura, sanno soltanto che ogni mattina le gigantesche porte in cemento delle mura della Radura si aprono e che ogni sera al tramonto si richiudono; sanno anche che ogni trenta giorni arriva un nuovo ragazzo dall’ascensore. Per questo l’arrivo di Thomas non è una sorpresa, visto il ciclo abitudinario del Labirinto, la cosa inaspettata, invece, è il ritorno della cabina dopo non meno di una settimana, con all’interno Teresa, la prima ragazza a giungere nella Radura.
Thomas impara che ogni residente della Radura ha un ruolo da svolgere, dal giardinaggio alle costruzioni fino all’elite dei Corridori che ‘mappano’ le mura di quel Labirinto che li tiene prigionieri e che cambia configurazione ogni notte. I Corridori del Labirinto lottano contro il tempo per coprire più terreno possibile entro la fine della giornata, quando il Labirinto si chiude e i mortali Dolenti, creature biomeccaniche, vagano lungo i corridoi della possente struttura. Thomas, nonostante sia un nuovo arrivato, una “spina”, percepisce una strana familiarità per la Radura e il Labirinto. C’è qualcosa sepolto fra i suoi ricordi che potrebbe essere la soluzione ai misteri del Labirinto e al mondo che nasconde.
Il cast di “Maze Runner – Il Labirinto” è composto tutto da giovani attori tra cui i protagonisti Kaya Scodelario e Dylan O’Brien (quest’ultimo idolo delle teenagers già per “Teen Wolf”). Costato 34 milioni di dollari, il film ne ha totalizzati ad oggi quasi 151, di cui circa 59 negli Stati Uniti dove è uscito il 19 settembre. In arrivo, dunque, nei cinema italiani una nuova incalzante avventura per giovani che, intrecciando il racconto di formazione ed i temi della ribellione e dell’amicizia, è l’ultima fortunata erede del filone di successo inaugurato da “Hunger Games”, “Twilight” e “Divergent”.
Cito Emanuele Sacchi: etica e estetica da videogame alla Cube con mostri mutuati da Doom, uno spirito da naufraghi alla Lost, una nuova micro-civiltà di ragazzi come ne Il signore delle mosche e il neo-paganesimo da medioevo prossimo venturo di Zardoz centrifugati in salsa Young Adult e asserviti alle esigenze della serialità odierna. Senza dimenticare The Village di Shyamalan, forse la più forte delle influenze: anche qui infatti assistiamo a un’utopia di non violenza ricreata in vitro, all’illusione di un eden menzognero, fondato sulla paura di oltrepassarne i confini.
Spot on.
Massimo Lanzaro