È disponibile in rete Harvest home, il brano di Mark Lanegan tratto dall’album Phantom radio, in uscita il prossimo 21 ottobre.
Dopo la pubblicazione del primo singolo Floor on the ocean, a fine agosto, quello lanciato in questi giorni è il secondo dei dieci pezzi che comporranno il nuovo disco: mentre il primo si muove tra echi tipicamente new wave, questo torna alle origini più rock di Lanegan con drumming decisi, chitarre aggressive e bassi intensi. In linea, dunque, con gli esordi del cantante statunitense, in pieno stile grunge che poi evolve verso un folk blues dai toni dolcemente malinconici e silenziosamente solitari.
La musica di Mark Lanegan esplora i sobborghi della vita con lo sguardo fieramente intimorito di chi sta lottando con i propri fantasmi, desideroso di riscatto, in una corsa che non è fuga ma bisogno di evasione da demoni che attanagliano l’anima e che si cerca di sconfiggere proprio attraverso la musica. Quella di Lanegan è una carriera complessa che rispecchia l’arduo percorso personale con i numerosi problemi di tossicodipendenza.
Negli anni avviene un mutamento e l’album I’ll Take Care of You (1999) è proprio un esempio di cambiamento, di superamento di fasi personali complicate, con sound più tenui, atmosfere commoventi e scure. La trasformazione prosegue ed emerge con grande forza negli ultimi lavori, a partire dal 2000, quando inizia la collaborazione con i Queens of The Stone Age: uno stile più asciutto, a metà tra ambientazioni romantiche e fumate di blues e di folk, tra light e dark. Nel 2006 inizia la significativa collaborazione con Isabel Campbel, produttiva nell’affascinante contrasto tra l’oscurità soul rock e il candore folk pop.
Questo sodalizio artistico segna una tappa fondamentale nella storia di Lanegan che è passato dal grunge dei tempi degli Screaming Trees, alla complessa carriera da solista fino alle più consapevoli collaborazioni della maturità come ad esempio quella fondamentale con Durke Garwood, musicista inglese con il quale si instaura un’intesa stabile e un’empatia intensa: il sottosuolo musicale dell’artista londinese funge da supporto e sottofondo di una voce imponente e graffiante, profonda e austera come è quella del cantante americano.
Songwriter particolare e sensibile, dal taglio essenziale e diretto, disegna una parabola professionale originale che passa dal rock psichedelico, al grunge cupo, al folk, al blues. Ora, a quarantanove anni, lancia nuovi singoli, annuncia la pubblicazione del prossimo album Phantom Radio e il nuovo tour 2015, che vede ben tre appuntamenti in Italia, a Bologna, Roma e Milano, rispettivamente il 3, il 4 e il 5 marzo.
Se il percorso artistico del cantante statunitense è stato segnato da evoluzioni e blocchi, trasformazioni e cambiamenti, quest’ultimo lavoro promette un ritorno agli inizi, un recupero dei sound degli esordi e dello stile originario; così descrive l’ultimo progetto Lanegan: «È la musica che si faceva quando ho iniziato a fare musica. Un sacco di post punk inglese. Amavamo quella roba».
L’impostazione è stata sempre quella di un’inquietudine sottesa, di una nostalgia affascinante, di una malinconia mai patetica, imbevuta piuttosto di una cupezza disincantata ma tesa sempre alla ricerca introspettiva. Il singolo lanciato in rete in questi giorni, introduce il prossimo disco, anticipando la ripresa di certe tendenze stilistiche con la solita tensione al rinnovamento mantenendo sempre il proprio mondo. Dopo Floor on the Ocean, infatti, il secondo estratto del nuovo album ripercorre i corridoi della memoria degli esordi, graffiando il background musicale con chitarre incisive e batterie incalzanti ma introducendo, rispetto agli inizi, un tocco di novità con sezioni di archi che conferiscono un’atmosfera più rarefatta al pezzo. Non resta che attendere il 21 ottobre, dunque, per scoprire come e se sia stato capace di reinventarsi il rock/folk singer di Seattle.
Sabrina Pellegrini
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