"Grace di Monaco è una storia romantica che racconta la vita di Grace Kelly, la grande star di Hollywood, e della sua ascesa al ruolo più importante, quello di Principessa di Monaco. Le relazioni tra la Francia e la Rocca di Monaco non sempre sono state rose e fiori, ma nel film quello che ci interessa mostrare è come una nuova arrivata dalla scintillante Hollywood sia riuscita ad influenzare e a lasciare il segno nelle relazioni tra i due Paesi. Una specie di scontro tra culture diverse".
Così Olivier Dahan racconta il suo film che apre la 67esima edizione del Festival di Cannes.
Una pellicola che comincia con le parole di Grace Kelly: “La vera favola è credere che la mia vita sia una favola”.
Sul grande schermo compare una donna che rinuncia alla carriera cinematografica perché ha scelto di interpretare unicamente quello della principessa. L’attrice si è appena sposata e Alfred Hitchcock le chiede di girare il thriller psicologico “Marnie”, in cui dovrebbe interpretare una giovane labile e frigida a causa di un grave trauma subito da bambina. La notizia del suo ritorno a Hollywood viene strumentalizzata nella crisi del Principato con la Francia. Ma la stessa “Afrodite americana”, come l’appella Charles de Gaulle, sarà determinante col suo carisma nella soluzione del braccio di ferro tra i due paesi.
Alla prima a Cannes grandi assenti i discendenti Grimaldi. Sembra che il principe Alberto II e le sorelle, Caroline e Stephanie, non trovino rappresentata al meglio la figura paterna che appare, a dire il vero, un po’ debole, mentre la figura di Grace è ritratta in una giusta luce. Una donna che ha i suoi dubbi, ma una volta prese le sue decisioni le sposa con infinita serenità e determinazione.
Bravissima sul grande schermo Nicole Kidman, che ha la stessa grazia e lo stesso portamento della principessa. Giusta la scelta di non far vedere la foto finale della vera Grace Kelly come si fa spesso nei biopic, perché non avrebbe aggiunto nulla al film e alla favola.
Applausi anche per Tim Roth nel ruolo del principe Ranieri, Paz Vega in quello di Maria Callas e Frank Langella in quello di Francis Tucker.
La pellicola, dopo una serie di rinvii di uscita, sarà distribuita in Italia dalla Lucky Red a partire da questo weekend.
“Grace di Monaco”, fuori concorso, apre il Festival di Cannes. In competizione un’unica pellicola italiana: “Le meraviglie” (1h50, prodotto da Tempesta con Rai Cinema) di Alice Rohrwacher, sorella dell’attrice Alba, regista che abbiamo già apprezzato in “Corpo celeste”. Gli altri film in lizza per la Palma d’oro sono: “Sils Maria” (2h03) di Olivier Assayas; “Saint Laurent” (2h15) di Bertrand Bonello; “Kis Uykusu” (3h16) di Nuri Bilge Ceylan; “Deux Jours, Une Nuit” (1h35) di Jean-Pierre e Luc Dardenne; “Mommy” 2h20) di Xavier Dolan; “Captives” (1h53) di Atom Egoyan; “Adieu Au Langage” (1h10) di Jean-Luc Godard; “The Search” (2h40) di Michel Hazanavicius; “The Homesman” (2h02) di Tommy Lee Jones; “Futatsume No Mado” / “Still the water” (1h50) di Naomi Kawase; “Mr. Turner” (2h29) di Mike Leigh; “Jimmy’s Hall” (1h46) di Ken Loach; “Foxcatcher” (2h10) di Bennett Miller; “Timbuktu” (1h40) di Abderrahmane Sissako; “Relatos Salvajes” / “Wild Tales” (1h55) di Damian Szifron; “Leviathan” (2h20) di Andrey Zvyagintsev.
Oltre ad Alice Rohrwacher, nella selezione ufficiale di Cannes c’è un’altra italiana: Asia Argento con “Incompresa”, prodotto da Wildside in collaborazione con Rai Cinema, Selezione ufficiale – Un certain Regard. Con queste due donne al comando del cinema italiano Rai Cinema mette a segno un’ottima doppietta. Ma la 67esima edizione del Festival di Cannes parla italiano anche per la sua locandina. È la fotografia di Marcello Mastroianni tratta da “8 ½” di Federico Fellini ad essere protagonista del poster ufficiale del festival del cinema francese. L’idea di ricordare il film che partecipò all’edizione del 1963 esprime la volontà degli organizzatori della rassegna di celebrare Mastroianni e Fellini, esponenti di quel cinema nostrano “libero e aperto al mondo, riconoscendo ancora una volta l’importanza artistica del cinema italiano ed europeo attraverso una delle sue figure più straordinarie”.
Massimo Lanzaro