I Coldplay sono tornati. Il nuovo album, “Ghost Stories”, è stato preceduto da una campagna promozionale, personalissima ancor prima che commerciale. La rottura del frontman Chris Martin con l’attrice Gwyneth Paltrow (si sa, il fascino di Tony Stark fa vittime anche illustri) ha rimbalzato su tutti i tabloid e le testate giornalistiche.
Come se non bastasse la fine della relazione di Martin (durata 11 anni), per il nuovo album, che uscirà il 20 maggio, è stato architettato un circo mediatico in grande stile, a partire da concerti speciali (stasera andrà in onda quello di Los Angeles su Sky Uno alle 20.10 e su Sky Arte alle 22.10). Largo poi ad una vera e propria caccia al tesoro dedicata ai testi dell’album che erano stati nascosti dentro i libri di nove biblioteche nel mondo. In uno c’era anche il biglietto per il concerto di luglio alla Royal Albert Hall.
“Ghost Stories” è un disco molto sofisticato, intimista e lontano dalle sonorità pop che l’hanno preceduto. Nasce da una sorta di festival dei produttori, a giudicare dai nomi. C’è lo zampino infatti di gente come Paul Epworth, Rik Simpson, Jon Hopkins, Dan Green, Timbaland e Avicii. Presenti anche gli arrangiamenti degli archi di Davide Rossi,
“Sebbene possa sembrare un album straziante, in realtà non lo è, si tratta piuttosto di sentirsi realizzati“. Questo il commento a caldo del leader dei Coldplay sull’album in imminente uscita che conterà solo nove tracce (rare oserebbe dire Rino Gaetano) più una ghost track strumentale.
“Ghost Stories” si apre con “Always In My Head“, segnato dagli ampi arrangiamenti orchestrali e che vede esordire come corista Apple, la figlia di Martin. “Magic“, il primo singolo, già in rotation su tutte le radio, è pervaso da un riff di basso e allude e ammicca al recente passato del cantante.
Il brano che si discosta maggiormente dalla poetica di “Ghost Stories” è “A Sky Full Of Stars“, prossimo singolo, con la cassa in quattro (non a caso tra i produttori c’è il dj super star Avicii) e la band che interviene maggiormente. C’è spazio anche per il remix di “Midnight” a cura di Giorgio Moroder, il cui appeal è stato da poco rinverdito dai Daft Punk (presente nell’ultimo album “Random Access Memories”). Occhio poi a tracce di grande orecchiabilità come “Ink“, qualche sonorità “fab four” come “True Love” (la produzione è di Timbaland) e “Ocenas“, con protagonista la chitarra acustica.
In generale l’atmosfera dell’album è riempita da archi, tastiere, che rendono tutto molto più intimista e riflessivo, lontano dai lampi pop e dalle sonorità ammiccanti ed esplosive di “Viva la Vida” ad esempio. La parte grafica è stata affidata a Mila Furstova, un’artista che con il suo stile intriso di riferimenti mitologici, mette in copertina due ali d’angelo che contengono al loro interno le immagini iconografiche di tutte le tracce del disco.
Emanuele Zambon