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“Copperman”, il superpotere dell’Amore

Amare significa crescere senza crescere e cambiare senza cambiare

Il film che ho scelto di vedere qualche giorno fa è “Copperman”.

La trama del film è piuttosto semplice: il protagonista, Anselmo (Luca Argentero, che nei panni di un soggetto affetto da un disturbo pervasivo dello sviluppo ai molti potrebbe risultare poco credibile, ma comunque con il senso del poi ha un suo significato) affetto da un disturbo autistico (tra il DOC e il disturbo pervasivo dello sviluppo) – comunque un “ritardato” come viene chiamato da uno dei personaggi (dal “cattivo”, il padre della sua amata) – ha difficoltà ad interagire con il prossimo, ha una serie di idiosincrasie (ha scoppi di ira quando vede qualcosa di giallo) e del talento con i numeri (un qualcosa di simile a Rainman). Vive da solo con la madre, “abbandonata” da un uomo che si trova in giro per il mondo a combattere il male (specificatamente per Anselmo tutto ciò che è di colore giallo), o almeno questa è la versione data dalla madre ad Anselmo bambino.

L’infanzia di Anselmo, e tutta la vita del protagonista, è segnata da un amore privo di contatto, e pertanto puro, platonico con la figlia dello strozzino del paese. La scena dell’innamoramento è simbolica poiché Anselmo si ritrova “imprigionato” attraverso le sbarre di un cancello a scuola assieme alla sua amata. Solo con l’arrivo del fabbro i 2 saranno liberati e di conseguenza uniti da un legame più forte.  Un amore che durerà per tutta la vita e che quindi rimarrà tale. Un amore che non può essere toccato.

Per scomodare Shakespeare “amore non è amore se muta quando c’è un cambiamento”, diciamo che il protagonista prende alla lettera questo sonetto. Ma come si cresce se le cose rimangono uguali? È questo il dubbio del protagonista. È questa la magia del messaggio del film: che l’amore aiuta a crescere. Si cresce senza crescere e si cambia senza cambiare. Questa è la magnificenza del verbo Amare.

Il protagonista armato di amore nel cuore non può che provare ad entrare in contatto con il mondo e per far questo necessita di un fabbro che gli costruisca un’armatura. Lo stesso fabbro che da bambino lo ha liberato ora gli costruisce un’armatura di rame su misura. Anselmo prova a fare il supereroe, all’inizio senza l’armatura e andando a nervi scoperti nel mondo, cade e si fa male. Non riesce a diventare ciò che è.  La madre gli vieta di uscire di casa, molti lo prendono in giro poiché un eroe “autistico” è poco credibile. Inoltre inizia a compiere alcune gesta, ma non ha un nome. È senza identità.  Gli serve un’armatura che lo copra, che lo protegga, e perché no che lo nasconda affinché possa diventare un supereroe. Un supereroe ha bisogno di un nome, di un riconoscimento che gli altri gli danno. Se Anselmo nella sua infanzia era chiamato “ritardato” ora il suo nome è “Copperman”, un nome che arriva quando spari un petardo, un supereroe che va con i pattini e prende il bus. Un supereroe autistico.

L’armatura è il rame. Perché il protagonista viene investito di un’armatura di rame? Nella storia il bronzo, o il rame, rappresentano una svolta epocale nello sviluppo dell’umanità e tale cambiamento è evidente anche nel protagonista. Finalmente Anselmo ha trovato un nome ed è diventato l’uomo rame. Si autobattezza e viene riconosciuto come tale.

Anselmo riesce solo attraverso questo riconoscimento ad essere se stesso, un eroe anzi un supereroe.

Il protagonista entra in contatto con la propria storia (“mio padre è un supereroe che combatte il male”) e con il proprio destino da compiere attraverso un’armatura di rame. Perché per diventare ciò che si é occorre preservare una certa purezza (l’armatura ci protegge, e l’armatura difende quell’amore puro o non mutevole del protagonista), ma occorre anche entrare in contatto con la propria nobiltà (l’età del bronzo) e ciò non è affatto facile.

E tutto ciò è narrato dalla pellicola come una leggera brezza, in un inno all’amore saldo che nella sua immutabilità permette ad Anselmo di crescere attraverso il dolore (il supereroe affiancato da pazienti psichiatrici come compagni di avventura dovrà perdere la madre, il padre naturale e quello “simbolico”), ma troverà un’altra famiglia da curare e da amare.

Un film dove il messaggio intrinseco è: “amare significa crescere senza crescere e cambiare senza cambiare”.

Per concludere possiamo dire che pur nella sua semplicità, dotare un supereroe del superpotere dell’amore (parola mai detta nel film) rappresenta un qualcosa di innovativo che merita il prezzo del biglietto…

Stefano Tricoli