Un documentario rintraccia le stelle di City of God, il film uscito nel 2002.
Con la Coppa del Mondo, in questi giorni il Brasile sembra essere una paese vicino, tutti noi possiamo pronunciare Manaus pensando a qualcosa di familiare. Eppure, solo un decennio fa, gli aspetti culturali dell’entroterra brasiliano erano avvolti nel mistero.
Nel 2002, un evento trasforma la nostra percezione per sempre, e non ha niente a che fare con il calcio. E’ il rilascio del viscerale City of God di Fernando Meirelles, una caleidoscopica e, a volte straziante raffigurazione di due decenni di vita nelle favelas di Rio de Janeiro.
City of God è il primo film a raccontare con efficacia e crudo realismo la violenza che nasce dall’emarginazione, le regole di vita e di sopravvivenza all’interno delle baraccopoli sudamericane.
Meirelles ha visionato centinaia di ragazzi provenienti dalle parti più povere della città, quasi tutti senza esperienza di recitazione, per creare le bande la cui rivalità guida la storia.
Il successo del film ha trasformato cinema brasiliano, e per i suoi interpreti principali innescato un viaggio per essere presenti sulla Croisette a Cannes. Ha inoltre imposto Meirelles come la figura più influente del cinema brasiliano.
Il regista si è poi imposto ad Hollywood con The Constant Gardener e Blindness, e ha costituito recentemente una propria casa di produzione.
Con City of God – Ten Years On, dei documentaristi Cavi Borges e Luciano Vidigal ripercorre le tappe del film rintracciando gli attori e coinvolgendo i giovani uomini e donne che portarono il ghetto brasiliano così alla ribalta in tutto il mondo.
Seu Jorge e Alice Braga, due protagonisti della pellicola, hanno saputo emergere ed hanno continuato a girare film di alto profilo tra cui rispettivamente ‘The life aquatic’ e ‘Io sono leggenda’.
Le cose non sono andate altrettanto bene per tutti gli altri.
Durante una scena scioccante di City of God, a un bambino di sei anni viene sparato a un piede.
Il ragazzo protagonista di quella scena lavora oggi come facchino in un hotel a Ipanema. Suo padre, racconta, ha speso tutti i soldi che aveva ottenuto per il ruolo, e a lui non è rimasta altra scelta che trovarsi questo umile ma dignitoso lavoro.
L’hotel è lo stesso dove alloggia Seu Jorge quando si trova in città per una premiere. Allora i due si incontrano e la grande star saluta il suo vecchio amico con calore e umanità, rievocando gran parte di ciò che ha reso City of God una storia senza tempo e universale.
T. Horan