La trama del film, tratta da una storia vera, è alquanto semplice e lineare: Jared, figlio di un pastore americano, fa “coming out” in famiglia dichiarando di essere attratto dagli uomini; ed i genitori alquanto “religiosi” (“attivamente” il padre, Russel Crowe, e “passivamente” la madre, Nicole Kidman) decidono di inserirlo all’’interno di un “College” (più che un college sembra una caserma) dove si applica la “terapia di conversione” per omosessuali.
Per praticarla il direttore utilizza alcune tecniche “psicologiche” (una di queste è la “sedia”, utilizzata specificatamente sia nella terapia della Gestalt che nel counseling aspecifico, in cui si finge un dialogo tra una persona e un’altra immaginata seduta di fronte su una sedia vuota) e la Bibbia per convertire questi ragazzi e farli ritornare sulla “retta via”.
La pellicola, essendo io stesso uno psicologo e psicoterapeuta, mi fa interrogare sin dalle prime scene sull’esercizio abusivo della nostra professione attuato da persone che non hanno alcun “titolo” per farlo, che si servono di strumenti da counselor senza esserlo, che si fanno portatori attivi di una verità biologica, psicologica da mettere in pratica. Persone che sovrappongono dei piani che non possono coincidere, infatti non è ammissibile che il piano etico (la morale, e quindi ciò che è giusto da ciò che è sbagliato) e quello “terapeutico” coincidano.
Il film si basa sul dramma del protagonista attraverso questi dilemmi e interrogativi, che per fortuna alla fine del film saranno risolti: “come posso essere me stesso, se ciò che sono non è accettato da Dio? Come posso essere me stesso se ciò implica essere un peccatore? Come posso essere me stesso se i miei impulsi sono reputati contro natura? E se Dio ama l’uomo per quale motivo non dovrebbe amare anche me? Cosa significa essere diverso?”
Questi interrogativi sono taciuti, e repressi dal protagonista per tutto il film, ma vivono nel cuore di Jared che li trattiene e li continua mantenere dentro di sé. Dal punto di vista più “psicoanalitico”, come ci diceva il buon vecchio Freud “dove c’è l’es c’è l’io”, che potremmo riformulare che dove c’è la regola, o la proibizione, c’è il desiderio di trasgredirla.
Mi spiego meglio, più si proibisce qualcosa e più essa diventa oggetto di desiderio. È proprio su questa fallacea credenza (sia negare la pulsione che vietandola che si genera l’effetto contrario).
Insomma più si censura l’es, la libido rendendola un peccato, più essa si ribella e vuole scaricarsi. Jared vuole urlare ciò che prova, ma chi è disposto ad accoglierlo se il mondo che lo circonda lo riconosce come un peccatore? Come posso essere me stesso se il me stesso non può essere accolto da un altro?
Come ci diceva Lacan abbiamo bisogno del desiderio del desiderio dell’altro (che riformulato è abbiamo bisogno di essere riconosciuti e desiderati da un’altra persona) per esistere.
Durante il suo percorso di “terapia di conversione”, Jared si rende sempre più conto della follia all’interno del quale è inserito e non può che emergere la sua natura. Inizia così a sentire dentro di sé che non è lui ad essere contro natura, ma il bigottismo e le sovrastrutture cattoliche all’interno delle quali era inserito.
L’evoluzione psicologica del protagonista può essere vista contrapponendo queste due scene, o immagini. Nella prima, il padre, al cospetto di altri due uomini saggi, gli chiede di cambiare il proprio cuore; invece alla fine sarà lui a chiedere al padre di accettarlo e di cambiare per lui. Il protagonista diventa un eroe tragico che accoglie il dolore di non essere riconosciuto per esprimere se stesso, la propria diversità.
Un aspetto di cui Jared è portatore è che il dolore, la diversità non genera soltanto sofferenza; ma Jared se ne fa qualcosa. Il protagonista non sceglie di fare come fa il padre di trovare un senso altro oltre al proprio esistere (in un Dio che esiste al di là dell’esistenza contingente), ma vive la propria “diversità” e diventa una testimonianza di essa. Ribalta il bisogno di essere riconosciuto nel proprio dolore attraverso la testimonianza di esso.
Jung affermava che per realizzarsi ogni persona dovrebbe individuarsi, cioè trovare se stessa. Jared sceglie questa strada, quella che lo porta ad accettarsi nella sua diversità ed essere sé stesso anche se questo comporta dolore e sofferenza.
Per concludere il film è molto incentrato sulla tematica LGBT, ma mi permetto di universalizzare il messaggio ad un concetto di “diversità” più umano. Insomma un bel film che fa riflettere su queste tematiche.
Stefano Tricoli