Cinema

Avengers, Age of Ultron

Dopo tre anni dal loro debutto cinematografico, finalmente gli Avengers sono tornati sul grande schermo con Age of Ultron, sempre grazie alle sapienti mani di Joss Whedon, questa volta più numerosi, agguerriti e in forma.

Dopo tre anni dal loro debutto cinematografico, finalmente gli Avengers sono tornati sul grande schermo con Age of Ultron, sempre grazie alle sapienti mani di Joss Whedon, questa volta più numerosi, agguerriti e in forma.

Le deviazioni dal percorso intrapreso dalla Fase Uno, qui raggiungono il limite qualitativo richiesto e onestamente mai trovato nei precedenti lavori. Se pellicole come Iron Man 3 o Thor: The Dark World volevano essere più introspettive, dark ed emotivamente complesse, il risultato sperato era distante anni luce da quello ottenuto, perché ancora troppo legati ad un’idea di intrattenimento serrato intorno ad azione spettacolare e battute divertenti, esplorando solo minimamente e in modo superficiale l’animo dei supereroi.

Con Avengers: Age of Ultron, la Marvel compie infine questo passo.

Se, infatti, Il primo cross-over dedicato ai supereroi Marvel era una sorta di pellicola di formazione, intesa come creazione di un gruppo, che andava ad indagare le differenze sostanziali tra i vari personaggi, le diffidenze morali e le loro capacità comunicative, in questa seconda fase si va più a fondo, dove la luce non riesce a scalfire le ombre che lacerano da dentro l’animo di ogni Vendicatore. Il film racconta sia la lotta di un gruppo per difendere la terra, ma anche le battaglie interiori e personali di ognuno di essi, con armonia ed equilibrio tra dramma, commedia e azione. Joss Whedon regala una sceneggiatura brillante nella sua taratura, contaminata da più generi che convivono elegantemente in un cinecomic Marvel finalmente più completo.

La perfezione stilistica con la quale il regista è riuscito a catturare gli aspetti emotivi intrinseci di ogni personaggio è eguagliata solo dal senso di coralità più marcato e funzionale rispetto al primo film. C’è spazio per tutti, e anzi tutti hanno qualcosa da mostrare e dimostrare. Non è più Iron Man centrico, le battute e le scene migliori sono condivise anche con gli altri supereroi.

La storia scritta da Whedon riesce a rendere protagonisti tutti, escluso nessuno: si va dai “fratelli scienziati” Stark e Banner alla love story tra Hulk e Vedova Nera, si passa per i drammi famigliari dei Gemelli fino ad arrivare al racconto introspettivo simil Casa nella Prateria del personaggio forse più riuscito del film, Occhi di Falco, il tutto senza andare ad intaccare minimamente l’azione del film, che anzi è più presente e spettacolare.

Ma cosa sarebbero gli Avengers senza una consistente minaccia per il pianeta? E così ecco Ultron, un’intelligenza artificiale superiore convinta che il pericolo più grande per il pianeta siano gli Avengers. È una mente corrotta dalla devastazione che l’uomo ha inflitto con incoscienza alla terra. Un programma che mira alla salvezza tramite sterminio ed evoluzione, secondo i precetti della natura stessa. Vuole liberarsi dai fili che la bloccavano e raggiungere il livello successivo, e per farlo è disposta a qualsiasi cosa. Ma…

…di base, su carta, Ultron è un personaggio che avrebbe potuto funzionare alla grande, ma su schermo perde completamente di efficacia. La sua possenza fisica viene minata dal suo carattere caricaturale, divertente sì, di una cinica ironia anche, ma con poco carisma. Ecco, ai film Marvel mancano Villain Carismatici!

Devono essere pericolosi, folli, spietati e con un background efficace e interessante, pregi (o difetti?), questi, che invece sono presenti nelle controparti cartacee.

C’è bisogno di esplorare con più insistenza anche il male, magari anche comprenderlo prima di sconfiggerlo. Fino ad ora non c’è stata la giusta profondità nei villain Marvel al cinema, escluso forse per il Loki di Hiddlestone nel primo Thor, e Ultron non è da meno, anche se, rispetto ad altri, è decisamente più interessante.

Il minore dei mali, per così dire, ma con tutto il bene che regala Avengers: Age of Ultron è quasi perdonabile. L’azione è comunque ancora una volta centrale.

Se in Avengers c’era la necessità di tenere il gruppo separato per poi finalmente unirlo nello scontro finale a New York, qui si cambia rotta, iniziando sin dalla scena d’apertura con un attacco tra la neve della Russia, in una bellissimo piano sequenza digitale. Joss Whedon non compie chissà quali virtuosismi con la macchina da presa, ma sa come rendere una scena d’azione spettacolare. Sceglie sapientemente le inquadrature e regala al pubblico almeno quattro grandi scontri di sublime efficacia, raggiungendo anche qui dei livelli difficili da eguagliare.
Whedon è a tutti gli effetti l’esempio da seguire da tutti i registi veri o finti nerd che dirigeranno un cinecomic in futuro.

Forte del successo del suo predecessore, Age of Ultron si piazza tra i gradini più alti della storia dei cinecomic.

Un lavoro duro che ha portato ad un risultato eccezionale e sperato, superando per qualità e contenuto ogni pellicola Marvel prodotta sino ad ora. È un film che rasenta la perfezione nel suo genere di appartenenza, bloccato solo da piccoli scogli che con un po’ di impegno potevano facilmente essere aggirati.

Ma in fondo, dove sarebbe oggi il cinema senza scogli da superare?

Luca Ceccotti