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Ritorno al passato per Wolverine. La sua missione? Salvare gli X-Men dalle Sentinelle

Esce il 22 maggio “X-Men: Giorni di un Futuro Passato”, diretto dal mentore Bryan Singer. Michael Fassbender mattatore.

Troppe volte troppo soli. Ma non questa volta. Gli X-Men sono i figli bastardi dell’universo Marvel, espressione grudge e underground contrapposta ai grandi classici di Capitan America & company.

Bryan Singer, in uno slancio di megalomania, li riunisce praticamente tutti in “X-Men – Giorni di un Futuro Passato”, dal 22 maggio nelle sale italiane.

Una sceneggiatura che già di per sé insegue la timeline fino al 1981, ispirandosi infatti alla celebre comic novel omonima firmata da Chris Claremont e John Byrne.

L’ultima fatica del regista di “X-Men” e “X-Men 2” è un elogio dello sci-fi anni 80 nonché un omaggio autoreferenziale ai propri esordi ruggenti. Se nella lavorazione dalle incessanti complicazioni logistiche (cast infinito), che ha alternato sequenze corali al dettaglio su Wolverine ricorda “I Soliti Sospetti”, sono James Cameron e il suo “Terminator” e “Ritorno al Futuro” del genio Zemeckis a tinteggiare di amarcord la splendida reunion organizzata da Bryan Singer.

Ritorno ai Seventies. Edulcorando il plot originale, velandolo di licenze poetiche imposte gioco forza dalle leggi di mercato, il film ci proietta nell’anno 2023. “Le macchine emersero e la loro guerra per sterminare il genere homo superior(ma anche sapiens) aveva infuriato per anni e anni. Ma la battaglia finale non si sarebbe combattuta nel futuro: sarebbe stata combattuta qui, nel passato….ieri”. Il citazionismo (rivisitato dal sottoscritto) del T-800 di “Terminator” è sconvolgente. Solo che stavolta non c’è Schwarzy in giacca di pelle e fucile a pompa ma le temibili Sentinelle, storici cyborg killer degli X-Men di cui avevamo avuto un assaggio in “Conflitto Finale” nella Stanza del Pericolo (Wolverine ne decapitava una ed era molto più fedele ai fumetti ndr). I nemici robotici dei supereroi hanno gettato l’umanità in quella che sembra una planetaria “Guernica” di Picasso, radendo al suolo anni e anni di battaglie civili e politiche, spazzando via il grosso dei portatori del gene X e minacciando la stessa umanità inerme in quello che sembra un Olocausto post moderno.

Un gruppo di sopravvissuti, titolo di cui ama fregiarsi Logan, si nasconde nel disperato tentativo di ribaltare la situazione. Visto che neanche i bookmaker punterebbero 1 euro sulla vittoria X, al manipolo di eroi, che conta i due sir, professor X (Patrick Stewart) e Magneto (Ian McKellen), Wolverine (Hugh Jackman), Tempesta (Halle Berry) e via via in quello che sembra un elenco telefonico e che comprende Colosso, Kitty Pride (Ellen Page), l’Uomo Ghiaccio e new entry come Alfiere (l’Omar Sy di “Quasi Amici”) non resta che spedire la coscienza di uno di loro (che nell’originale era Shadowcat, cioè Kitty) all’indietro nel tempo per poter modificare il corso degli eventi.

E qui, tra le cattedre di fisica e biologia molecolare, volano sedie e schiaffoni in seguito al dibattito scatenato da Singer sul ribaltamento della fisica quantistica. Insomma, un evento non accade realmente se non viene osservato? Allora ecco che Wolverine, il cui appeal da guinness dei primati tra i mutanti (7 volte i suoi artigli al cinema, nessuno come lui) lo auto-elegge come prescelto, sale a bordo della DeLorean e raggiunge le 88 miglia e… ah si è vero, questa è un’altra storia. Scherzi a parte, la coscienza di Wolverine viene spedita dentro il suo corpo nell’anno 1973.

Logan “pre colonnello Striker”, e quindi senza l’adamantio nelle ossa, indossa i pantaloni a zampa e prova a portare a termine una mission impossibile: riconciliare i due ex amici Erik Lehnsherr (un sontuoso Michael Fassbender) e Charles Xavier (James McAvoy) per il bene comune: evitare che Raven/Mystica (ahhhhh… sospiro… Jennifer Lawrence) scateni una guerra uccidendo l’inventore delle Sentinelle Bolivar Trask (il Peter Dinklage de “Il Trono di Spade”).

Mucchio selvaggio. Ha inizio il revival mutante. Una scorpacciata di superpoteri momentaneamente celati. Già, perché lo status quo vede Magneto ingabbiato 100 piani al di sotto del Pentagono per un problemino legale: aveva tentato di curvare la pallottola di un certo Oswald (ndr) qualche anno prima per proteggere uno della Confraternita. Bazzecole.

Non se la passa certo meglio il professore che, per lo stupore di Logan e del pubblico cammina (grazie ad una cura temporanea inventata dal giovane Bestia/Hoult), ma per effetto collaterale ha perso la sua capacità telepatica.

Occhio al personaggio. Nel mezzo del cammin di Wolverine facciamo anche la conoscenza di Pietro Maximoff/Quicksilver (Evan Peters). Sarà cruciale la sua figura anche in “Avengers: Age of Ultron” (dove gli presterà il volto l’Aaron-Taylor Johnson ora al cinema con “Godzilla”) e questo è il primo trait d’union tra i due universi Vendicatori e X-men. Quicksilver ha una parentela celebre che intuirete ed è protagonista di una scena in slow-motion da rivedere più di una volta.

La piccola storia intreccia le sue vicende con il corso dei grandi eventi. “Giorni di un Futuro Passato” attinge dagli spy movie, delineando un affresco degli anni ‘70 fatto di intrecci politici (la guerra in Vietnam, gli accordi tra Usa, Urss e Vietnam) e slalom di sceneggiatura che non rendano ridicolo l’equilibrio della trilogia X-men, di “X-Men: L’Inizio” e degli spin-off su Wolverine.

Per riuscire in tutto ciò sacrifica l’action nella prima parte, sopperendo alla mancanza di artigliate e raggi laser con l’umorismo e il carisma dei protagonisti. Ma lo show è solo rimandato. Magneto sarà protagonista di una sequenza “spalancaocchi e apribocca” quando vorrà costruirsi uno stadio tutto per se. Nel finale spazio poi al ping-pong tra futuro e passato (costretto agli straordinari il montaggio), marcato in tutto il film anche da una disposizione chiasmatica dei colori: caldi, vintage e con predominanza di marrone nel passato, a tinte fosche nel futuro, quasi che la distopia fosse pure cromatica. Ed è nel futuro che si assiste ad una battaglia impari tra X-men e cyborg, che darebbe ragione e credito a dismisura alle teorie di George Orwell.

Tutto questo accadrà realmente? O riuscirà Wolverine ad impedirlo? Mentre lancio la trottola sul tavolo alla “Inception” per dissipare ogni dubbio, quasi mi dimenticavo di un fatto: mica andrete via prima dei titoli di coda, vero? Potrebbe scoppiare l’Apocalisse

Emanuele Zambon