CULTURA Letteratura

Premio Strega 2016, tutto sui cinque finalisti: bio, sinossi e votazioni

Mercoledì 15 giugno si sono concluse le votazioni che hanno determinato la cinquina dei finalisti del Premio Strega 2016. Il Premio, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega con il sostegno di Roma Capitale e Unindustria, verrà assegnato l’8 luglio.

EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA - Il romanzo che ha ottenuto più voti, e che si presenta come il favorito per la vittoria, è La scuola cattolica di Edoardo Albinati, edito da Rizzoli. Lo scrittore romano, classe 1956, è da più di vent’anni un insegnante presso il penitenziario di Rebibbia, e coniuga questa sua attività con quella di scrittore e traduttore. La scuola cattolica è il suo quarto romanzo dopo Il polacco lavatore di vetri (1989), Svenimenti (2004) e Tuttalpiù muoio (2006), scritto insieme a Filippo Timi. Albinati ha scritto anche racconti, saggi e opere teatrali.

La scuola cattolica, partendo dalle esperienze personali dell’autore, racconta il massacro del Circeo, avvenuto il 29 settembre 1975. L’ambientazione è il Quartiere Trieste di Roma, da cui provengono gli ex alunni della scuola privata, frequentata anche da Albinati, colpevoli del delitto. Si tratta di un romanzo di ampio respiro, che affronta i temi dell’educazione, della religione e della famiglia mescolando personaggi veri e inventati, senza tralasciare importanti riflessioni sulla realtà circostante e sulla società.

ERALDO AFFINATI, L'UOMO DEL FUTURO - Il secondo romanzo più votato è quello di Eraldo Affinati, L’uomo del futuro, edito da Mondadori. Contemporaneo e conterraneo di di Albinati, anche Alfinati è un insegnante di letteratura, precisamente presso la Città dei Ragazzi. Ha inoltre fondato una scuola gratuita di italiano per stranieri, la Penny Wirton, insieme alla moglie. Il suo esordio letterario risale al 1992, quando pubblicò Veglia d’armi. L’uomo di Tolstoj. Nel 2003 ha curato l’edizione dei Meridiani Mondadori delle opere complete di Mario Rigoni Stern.

L’uomo del futuro, scritto in seconda persona e concepito come un dialogo, racconta la storia di Lorenzo Milani, conosciuto oggi come Don Milani. Nato in una ricca famiglia fiorentina nel 1923, insofferente nei confronti delle ingiustizie e delle diseguaglianze che vede intorno a lui, decide di entrare in seminario mentre è in corso la guerra. A venticinque anni diventa finalmente un prete, e da lì ha inizio il suo percorso di educatore e predicatore, che l’ha reso un personaggio scomodo per la Chiesa per molti anni. Affinati racconta di Don Milani attraverso i luoghi che ha attraversato e le persone che l’hanno conosciuto, sfruttando la sua figura per raccontare anche il proprio mestiere di insegnante.

VITTORIO SERMONTI, SE AVESSERO - Se avessero di Vittorio Sermonti, Garzanti, è il terzo libro più votato della cinquina. L’autore, romano come i primi due, è nato nel 1929 e si distingue per la sua poliedricità: oltre che scrittore, è un regista, un dantista, un insegnante, un attore. Ha collaborato con “L’Unità”, con “Il Mattino” e il “Corriere della sera”; ha scritto romanzi, racconti, saggi e programmi per la radio e ha tradotto Plauto, Molière, Racine, Sartre, Lessing e Schiller.

Il romanzo candidato allo Strega si configura a tutti gli effetti come la sua autobiografia. Parte da un singolo evento per raccontare anni e anni di storia dell’Italia, in particolare del Dopoguerra. L’evento in questione è l’arrivo nel maggio del 1945 presso una villa nella zona Fiera di Milano di tre o quattro partigiani, in cerca di un ufficiale della Repubblica Sociale, che altri non è che il fratello di Vittorio Sermonti, allora quindicenne. Cosa sarebbe successo se, invece di andarsene, avessero ucciso suo fratello? È questa la domanda che percorre tutto il romanzo, mentre racconta della guerra, del Partito Comunista, del rapporto col padre fascista, ma anche semplicemente degli amori, degli amici, del calcio. Se avessero, alla fine, è soprattutto una grande riflessione su se stessi.

GIORDANO MEACCI, IL CINGHIALE CHE UCCISE LIBERTY VALANCE - Ed è romano anche il quarto autore della cinquina, Giordano Meacci, classe 1971. Il suo romanzo, edito da minimum fax, si intitola Il cinghiale che uccise Liberty Valance. Meacci ha pubblicato nel 1999 un reportage narrativo intitolato Improvviso il novecento. Pasolini professore e ha scritto insieme a Claudio Caligari e Francesca Serafini il film Non essere cattivo, uscito nelle sale l’anno scorso.

Il cinghiale che uccise Liberty Valance racconta il banale quotidiano di un paese immaginario, Cornigliano, situato tra Toscana e Umbria. La vicenda si svolge tra il 1999 e il 2000, ma non mancano numerosi salti temporali. La vita del paese è ciò che di più normale si può immaginare, anche se l’autore è in grado, di volta in volta, di darle contorni comici, tragici o grotteschi. Una comunità di cinghiali vive nei boschi intorno al paese. Un giorno uno di loro acquista capacità umane: non solo diventa in grado di pensare, ma assume consapevolezza del proprio essere nel mondo e, di conseguenza, della propria futura morte. Temuto dagli umani ed evitato dai suoi simili, questo straordinario cinghiale diventa così l’osservatore privilegiato di ciò che accade nei cuori degli abitanti di Cornigliano.

ELENA STANCANELLI con LA FEMMINA NUDA - Unica donna della cinquina, Elena Stancanelli è l’autrice de La femmina nuda, edito da La nave di Teseo. Nata nel 1965 a Firenze, si è trasferita a Roma per studiare all’Accademia d’arte drammatica. Nel 1998 ha vinto il premio letterario Giuseppe Berto con Benzina che, insieme al successivo Le attrici, è diventato nel 2001 un film diretto da Monica Stambrini. Pubblica racconti su “Cosmopolitan”, “Marie Claire”, “Il Secolo XIX”, il “Corriere della Sera”; collabora con “La Repubblica”, “Il Manifesto”, “L’Unità”.

La femmina nuda è scritto sotto forma di lettera da Anna alla sua amica Valentina. Anna ha visto la sua vita andare in pezzi dopo che la storia d’amore con Davide, durata cinque anni, è giunta al termine. Anna ha smesso di mangiare, fa fatica a dormire, si ubriaca tutte le sere. Comincia a cercare il suo ex fidanzato sul cellulare e nelle chat, senza sapere perché. Come dice lei stessa, finisce nel “regno dell’idiozia”. La lettera a Valentina è una profonda riflessione sulla vita, di cui Anna non si preoccupa di nascondere neanche il dettaglio più scandaloso.

Il testo è di Francesca Raviola